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«Con 14mila disoccupati, a Massa-Carrara si lavora sotto ricatto»

L'ha detto il segretario della Cgil Paolo Gozzani nel corso del dibattito organizzato alla festa di Articolo Uno a Ricortola. Presenti Uilian Berti, Franco Borghini, Sergio Chericoni, Anselmo Ricci e Lucia Astigiano

L’ennesima tragedia nel mondo del lavoro che solo poche ore fa ha coinvolto il porto di Marina di Carrara è stata al centro della discussione del dibattito di giovedì sera al parco di Ricortola, dal titolo “Il lavoro che manca, la sicurezza insicura”, coordinato da Uilian Berti con gli interventi di Paolo Gozzani (segretario Cgil), Franco Borghini (segretario Uil nord Toscana), Sergio Chericoni (presidente Confartigianato), Anselmo Ricci (presidente cooperativa Gioia) e Lucia Astigiano (Cooperativa Foglia del Tè). Ne è emerso un quadro preoccupante che solleva due ordini nei problemi della sicurezza: da un lato le evidenti mancanze procedurali nella gestione dei processi produttivi, dall’altro la perdita di valore del lavoro che ha portato negli anni a ridurre al minimo le tutele e a considerare la vita umana solo come una variabile di costo e non un valore in sé.

“Il rapporto economia dell’Istituto studi e ricerche della Camera di commercio è disarmante – ha detto Berti -. Massa-Carrara è il fanalino di coda della Toscana con 14mila persone che cercano occupazione. Sotto i 30 anni il livello di disoccupazione tocca il 50%. L’edilizia è ferma al palo, 4.000 posti di lavoro persi di cui 1.000 solo nell’ultimo anno. E intanto il Regolamento urbanistico è ancora fermo, negli uffici del Comune. Ci vorranno ancora 2 mesi per mandarlo a Firenze. Lo stesso consorzio Zona industriale apuana ha perso peso e funzioni, la Camera di commercio a breve sarà accorpata con Lucca e Pisa con un ulteriore indebolimento delle strutture intermedie”.

Temi su cui si è subito concentrato il presidente di Confartigianato, Sergio Chericoni: “Abbiamo fatto la battaglia per il Ru sia con la scorsa amministrazione sia con questa perché strumento indispensabile per la città dove manca una pianificazione da 40 anni. E’ vero, ci sono delle lacune nel Ru ma andava approvato. Si parla di turismo ma non esiste turismo senza riqualificazione dell’esistente, delle colonie prima di tutto, del recupero delle volumetrie abbandonate e nel degrado che esistono a Ronchi Poveromo senza crearne di nuove. Spazi che possono dare posti di lavoro. Il lavoro c’è solo se si creano condizioni”. E a tal proposito Chericoni ha lanciato la sfida sul travel lift al Porto di Marina di Carrara: “Abbiamo un territorio che può ospitare una nautica importante, lavori da 40 o 50 milioni di euro con indotto da 1.400 persone, il rilancio delle professioni legate, ricreare quel tessuto di mestieri perso dagli anni ’80. E per fare un travel lift bastano 2,2 milioni di euro. Mettiamoci tutti insieme, imprenditori, sindacati, istituzioni e facciamolo, basta prendere un po’ di spazio nella banchina Buscaiol. Dobbiamo unire le forze su tutti i fronti, istituire un tavolo di confronto con Camera di commercio, sindacati, associazioni di categoria, come fatto per il Ru, per creare qualcosa di positivo e sviluppare lavoro vero”.

“Gli incidenti non accadono per fatalità – ha incalzato Gozzani -. L’incidente del porto è frutto dell’assenza e del non rispetto delle procedure. Come è stato per Luca Savio in precedenza. Un pedone non può essere dove passa un muletto da 60 tonnellate con visione ristretta. Come nelle strade, devono esserci regole, corsie, strisce. Soltanto la mattina stessa dell’incidente al porto abbiamo denunciato che poteva esserci un incidente mortale perché delle travi di grandi dimensioni sono cadute sulla banchina durante delle operazioni di scarico: e per averlo denunciato i nostri delegati si sono presi una contestazione disciplinare. Non nascondiamoci: da quando le banchine sono state assegnate con spazi ristretti i rischi sono aumentati. C’è chi rispetta la sicurezza e chi no, dobbiamo essere severi con chi sfrutta il lavoro: non possiamo gettare i ragazzi a fare lavori pericolosi con contratti da 6 giorni. Perché è chiaro: con 14mila disoccupati chi lavora lo fa sotto il ricatto di poter essere sostituito in qualsiasi momento e quindi accetta ogni condizione, mette a repentaglio la propria vita”.

Ma entrare in certi ambiti non è facile, soprattutto nel lapideo, come ha evidenziato Borghini (Uil nord Toscana): “Abbiamo avviato dei tavoli con le varie associazioni e all’incontro con gli industriali la prima cosa che ci hanno detto è stata ‘discutiamo di tutto ma non parliamo di marmo’. E’ un mondo a parte: mentre tutto cala l’unica cosa che cresce negli ultimi anni è l’estrazione dei blocchi, +34%, mentre il lavorato è calato dell’8%. E’ questo che chiediamo agli imprenditori: lavoriamo il marmo di Carrara qua da noi, costruiamo un business locale, una filiera dalla montagna fino all’ultima fase. Lo chiediamo da decenni e non riusciamo neanche ad avere degli incontri. E in tutti i settori diminuisce il lavoro ma i carichi restano gli stessi, come al Porto dove c’è stata una riduzione di 30 persone. E in tutto questo non riusciamo ad avere una visione unitaria come territorio: andiamo ai tavoli regionali e nazionali con tante posizioni diverse e così perdiamo ogni occasione, ogni sfida, restiamo sempre fuori da ogni aiuto, come accaduto per l’aria di crisi complessa. Dobbiamo essere più coesi, come territorio, a partire dalle amministrazioni fino agli imprenditori passando dai sindacati”.