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Crollo a Cava Fornace, il Wwf: «Tutto ha un limite ma i nostri politici sembrano ignorarlo» foto

«Ennesimo prevedibile disastro, ma domani sarà già dimenticato»

MONTIGNOSO – «Uno smottamento, improvviso, nel primo mattino, la rottura di un argine di contenimento e l’ennesimo disastro per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Un lago di liquami invade l’Aurelia per poi finire nella vicina fossa Fiorentina, unico affluente del Lago di Porta, Zps e parte della Rete Natura 2000, mettendo a rischio nell’immediato l’incolumità delle persone e in prospettiva la salute dei cittadini e dell’ambiente». Il Wwf Alta Toscana interviene sul crollo avvenuto ieri mattina, lunedì, nella discarica di Cava Fornace a Montignoso (Massa-Carrara). «L’attenzione alla sicurezza e alla prevenzione sono state evidentemente scarse da parte dell’ente gestore della discarica di Cava Fornace. Le precipitazioni di questo inverno sono state entro le medie stagionali, per cui l’accumulo di acqua a monte del costone crollato sarebbe stato facilmente prevedibile e rimediabile. Come si può porre fiducia in un ente che ha il compito di creare un luogo che dovrà contenere rifiuti pericolosi per un tempo indefinito quando oggi accadono cose del genere?».

«Per di più – aggiunge il Wwf – si evidenzia anche una scarsa preparazione nella gestione immediata dell’emergenza: solo dopo parecchie ore si è riusciti a fermare la costante fuoriuscita d’acqua dall’ingresso della discarica convogliandola nelle fognature, senza tenere conto che il depuratore delle acque reflue non è costruito per il filtraggio di rifiuti di questo tipo. Trascurata anche la sicurezza stradale vista la mancanza di segnalazione del pericolo di allagamento della carreggiata nelle prime ore dell’incidente. Il tutto perché si continua a far lavorare una discarica la cui pericolosità era ben nota, di cui in più occasioni e a più voci era stata chiesta la chiusura, ma che invece si vuole addirittura far ingrandire. Non a caso, per l’insistenza e le proteste di associazioni ambientaliste e comitati locali, sull’ipotesi di ampliamento (con il passaggio da quota +43 a quota +98) la Regione si era vista costretta ad aprire un’inchiesta pubblica».

«Ma poi, come in genere in queste occasioni, dopo che ognuno ha espresso le sue osservazioni (e, tristemente, è oggi ben chiaro chi aveva ragione), tutto procede comunque. Si monitorerà, si useranno eccezionali tecnologie, si compenserà, e così via. Non ci sono limiti, mai. Finché qualcosa ci ricorda che un limite c’è. Ma poi, il giorno dopo, tutto torna ad essere gestito come prima. Perché questa volta non sia così, la risposta è una sola: chiusura e bonifica della discarica, a cui deve associarsi un ripristino ambientale dell’area. Per fare ciò – conclude l’associazione ambientalista – sia subito monitorato l’ente gestore affinché garantisca il necessario contributo alle opere di bonifica. Qualsiasi altra risposta non sarà che un aprire la strada ad un futuro nuovo disastro, prevedibile anzi già previsto».