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Sessant’anni in sella: a Carrara un Velo Club da record foto

Il team ha festeggiato nella sua sede presso Ca’ Michele a Bonascola il traguardo sessantennale, e lo ha fatto in un pomeriggio conviviale dedicato ai soci di ieri e di oggi, alla presenza delle autorità

CARRARA – “Era il 1960 quando il Giro d’Italia per la prima volta nelle sue 43 edizioni fece tappa a Carrara. La città ne aveva visto il passaggio molti anni prima, ma quella fu la vera prima volta perché ci fu l’arrivo in mattinata della tappa Livorno-Carrara, la cronoscalata pomeridiana verso le cave da Carrara a Codena e la partenza il giorno successivo della tappa Carrara-Sestri Levante, vinta da Gastone Nencini”. Alessandro Casucci ripercorre con emozione i presupposti che hanno portato alla fondazione del Velo Club Carrara, oggi presieduto da Roberta Tramontana con la vicepresidenza di Sergio Zanolini. Il Club ieri 4 novembre ha festeggiato nella sua sede presso Ca’ Michele a Bonascola il traguardo dei sessant’anni in sella, e lo ha fatto in un pomeriggio conviviale dedicato ai soci di ieri e di oggi, alla presenza delle autorità: la sindaca di Carrara Serena Arrighi, il consigliere regionale della Federazione Ciclistica Italiana Ferdinando Braconi, il delegato provinciale Coni Vittorio Cucurnia e la presidente del comitato provinciale Federazione Ciclistica Italiana Maria Pardini. Per l’occasione è stato presentato un almanacco che ripercorre il lungo percorso sportivo societario del Velo Club Carrara, “ben più di 900 tesseramenti di atleti ed almeno 400 vittorie accertate – specifica Casucci -, oltre a qualche migliaio di piazzamenti”.

Una ricerca d’archivio lunga e impegnativa, curata dallo stesso Alessandro Casucci con la supervisione di Claudio Merli e la revisione di David Merli, a cui hanno partecipato gli atleti con le loro famiglie, i conoscitori di sport locale, gli amici del Museo nazionale del Ciclismo della Spezia,… una ricerca resa ancor più impegnativa dal sopraggiungere della pandemia, con la biblioteche aperte a intermittenza e le difficoltà a incontrarsi. A racchiudere il percorso sportivo del Velo Club Carrara sono la prefazione di Gualtiero Magnani, memoria storica dello sport carrarese e la postfazione di Maurizio Munda, ex direttore dell’Archivio di Stato e per passione giornalista sportivo.

“Claudio purtroppo è mancato mentre andavamo in stampa – commenta Casucci -, era il testimone vivente diretto della società. Io sono nato dopo, da bambino andavo dietro a mio zio Babbini, il marito della sorella di mia mamma. È lui che mi ha fatto appassionare alle due ruote. Era uno dei fondatori, uno zio atipico, anarchico repubblicano. Non a caso i colori sociali del Velo Club furono (e ancora sono) rosso e nero: c’era bisogno di differenziarsi dal giallo e dall’azzurro poiché la società è nata da una scissione”. L’almanacco ricorda periodi magri, ma anche anni straordinari con oltre quaranta corridori tesserati. Casucci ha elencato le vittorie conseguite sotto la guida di Sergio Zeni, presso la cui scuola vennero a formarsi la maggior parte dei corridori apuani, spezzini e lunigianesi dell’epoca, tra cui Baldini, Chiodetti, Ferrari, Lombardi, Lorieri, Luciani, Orefici, Ravera, Sarti, e Triacca. È stato il Velo Club Carrara a raccogliere l’eredità del Pedale Aullese. “La punta massima fu toccata nel 1964 con 47 vittorie, secondi in Italia. Alcuni podi furono di notevole rilevanza come il trionfo del quartetto nella fase regionale della Coppa Adriana nel ‘64, il titolo di campione toscano della velocità su pista dell’esordiente Ugo Menconi nel ’65, la maglia di campione regionale su strada esordienti conquistata proprio a Carrara da Fabio Rolla nel ‘70”. La guida tecnica nel corso di quegli anni passò a Giuseppe Sanguinetti e, ha proseguito Casucci, “di quel periodo non possiamo ignorare l’affermazione dei nostri atleti in ben quattro delle edizioni nel Mese dell’Esordiente Spezzino del decennio, sicuramente la più importante manifestazione dell’intero comprensorio ciclistico della Liguria di Levante e della Toscana settentrionale: Sauro Berti nel ‘63, Bruno Cappè nel ‘64, Franco Binelli nel ‘66 e Fabio Rolla nel ‘70”. Tra i momenti indimenticabili nella storia della squadra, spicca la visita di Gino Bartali nel 1995: “Venne alla presentazione delle squadre – ricorda Casucci –: la sua presenza e le cui parole contribuirono a riportare nella società un po’ di quell’entusiasmo che si era affievolito negli ultimi anni e che fu immediatamente raccolto da un nuovo staff dirigente irrobustito dall’ingresso di figure come il tecnico Silvio Baldini, a cui si affiancarono Leonardo Pucciarelli e Bernardo Simoncini”.

E oggi invece? “Purtroppo il ciclismo è in fase discendente. Non dagli anni Duemila ma dagli anni Ottanta. Ci si dedicano sempre meno bambini. Noi facciamo molta attività giovanile, il che significa essere inseriti nel tessuto sociale di una città. Percepiamo le differenze con anni passati: una volta tra Liguria e Toscana c’erano contemporaneamente tre o quattro gare; oggi si rischia di fare una corsa con solo 40 corridori. Spezia era una provincia ricca di manifestazioni; ora è ai minimi termini, non c’è nemmeno più il rappresentante provinciale della Federazione. A Massa-Carrara i numeri più importanti li registra la mountain bike di Villafranca. Nel settore degli amatori invece c’è un’inversione di numeri”. Sessant’anni per riflettere, per ripartire da quel Giro d’Italia 1960, che sfila sullo schermo di Ca’ Michele con il fondo pubblicitario del Café do Brasil. Altra epoca, altro mondo. Con grande generosità il Velo Club Carrara ha condiviso memorie e memorabilia: a fine serata è stata ufficializzata la donazione di una bicicletta d’epoca Rossin all’A.S. Lorelì, Museo del Ciclismo Adriano Ciuffini della Spezia.
E adesso via, a pedalare verso nuovi traguardi.