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Bergiola Foscalina, costi quasi raddoppiati. «Ma il museo e la foresteria si faranno» foto

Il presidente Giani a sorpresa alla commemorazione della strage del 16 settembre 1944 assicura: «Museo e foresteria si faranno». La sindaca: «Lo realizzeremo insieme»

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CARRARA – «Il museo della Resistenza e la foresteria per il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza si faranno, ormai la strada è tracciata. Servirà quasi il doppio dei 530 mila euro stanziati nella variazione di bilancio di maggio scorso, perché in seguito a una riunione fatta con comune e Guardia di Finanza abbiamo constatato che con gli aumenti di costi energetici e materie prime, quanto preventivato inizialmente non sarà sufficiente. Ma intanto si parte» a parlare in occasione della commemorazione dell’eccidio di Bergiola Foscalina è il presidente della regione Eugenio Giani, venuto appositamente per celebrare l’anniversario e per rassicurare paesani e cittadini che la promessa disertata per anni ormai non rappresenta più un miraggio.

«Mi sono impegnata durante la campagna elettorale: lo realizzeremo tutti insieme, io mi impegno a fare la mia parte sicura che il paese farà la sua. Ragioneremo insieme con la Guardia di Finanza. Lo prometto e voi promettetelo a me. Lo realizzerò con l’aiuto di tutti voi » è l’impegno della prima cittadina Serena Arrighi, che fa eco all’impegno del presidente della Toscana.

Anche l’assessore Moreno Lorenzini assicura: «Probabilmente il prossimo anno prenderanno il via i lavori di quello che sarà il primo lotto. Il comune si è impegnato a trovare risorse nell’ottica del completamento della copertura finanziaria del progetto». La scuola elementare di Bergiola che il 16 settembre del 1944 divenne teatro di un eccidio nazifascista tra i più cruenti e crudeli e che vide il maresciallo della Guardia di Finanza Vincenzo Giudice sacrificarsi pur di vedere risparmiata la vita dei civili rastrellati, diventerà luogo della memoria attiva.

«Abbiamo finalizzato l’iniziativa che partì con Enrico Rossi- accenna a un breve sunto dell’iter in corso il generale Bruno Bartoloni, comandante regionale della Guardia di Finanza – firmammo proprio qua il protocollo, poi con Giani lo scorso maggio venne firmata la variazione di bilancio trovando quindi le risorse. Ad oggi esiste un elaborato strutturato che verrà messo a gara e poi il progetto esecutivo verrà appaltato. Non era possibile mantenere un luogo così importante in questa situazione. Inoltre sarà di fondamentale importanza avere un punto di appoggio per il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza il quale ricoprirà anche una funzione sociale di tutela della collettività, con i militari del Soccorso che potranno trovarvi ristoro».

Il presidente Giani parla a lungo dentro il cimitero del paese, accanto al sacrario e davanti alle altre istituzioni, compresi i vertici militari della Guardia di Finanza. Ripercorre quella parte di storia che ha visto la Toscana immolare un grande sacrificio in termini di vite civili durante l’estate del 1944, quando quei tre mesi ( iniziati  il 13 giugno con la liberazione del punto più a sud della Toscana, Manciano) portarono alla liberazione di quasi tutta la Toscana, tranne quell’ultimo pezzetto, quel dente incastrato proprio sugli Appennini, a ridosso della linea gotica per il quale dovemmo aspettare fino alla primavera del 45, quando in aprile avvenne la liberazione di Pontremoli. «Qua a Bergiola furono 72 le vittime di cui 15 bambini – riprende il filo della storia Giani – A Sant’Anna di Stazzema furono 560. In tutta la Toscana furono 4.500. Ed è grazie alla Resistenza che l’Italia poté sedere al tavolo della pace come rivendicò Alcide De Gasperi. All’epoca eravamo un paese ancora molto giovane, l’unità d’Italia aveva solo pochi decenni, sarebbe stato facile decidere di dividerci nuovamente in quegli 8 Stati preunitari, per questo giudico molto superficiali i giudizi negativi sul patto atlantico».

«Bergiola Foscalina, Sant’Anna di Stazzema, Vinca, Zeri, Forno, San Terenzo » elenca la sindaca raccontando quelle pagine tragiche, la storia di 72 civili barbaramente uccisi, la storia di lotta partigiana e della solidarietà dei paesani dei borghi che facevano trovare cibo, indumenti e informazioni a chi combatteva, la storia del 16° battaglione delle SS al comando del maggiore Walter Reder che doveva spargere il terrore. «I tedeschi si sentivano stanchi e braccati, non riuscivano a sbaragliare la guerriglia, anche gli ordini di sfollamento erano serviti a poco- è il racconto concitato di Serena Arrighi -Bergiola aveva accolto molte persone e molti ragazzi del paese si erano uniti alla lotta partigiana. Poi la morte di un soldato  tedesco presso la Foce e il ritrovamento di un documento con il nome di un bergiolese e quindi la rappresaglia sui civili, perché alla notizia del ritrovamento gli uomini scappano e in paese restano solo vecchi, donne e bambini. Iniziano a portare i rastrellati alla scuola elementare. Ne viene informato il maresciallo Vincenzo Giudice, sfollato a Bergiola insieme a moglie e figli. Corre alla scuola e si avvicina all’ufficiale tedesco, offre la sua vita in cambio della vita dei civili. L’ufficiale tedesco rifiuta lo scambio affermando che non può sparare contro un militare. Giudice si toglie la giacca e offre il petto: verrà trivellato di colpi e i civili verranno massacrati». Le vittime, come sappiamo, vengono chiuse nella scuola e attraverso le finestre vengono avviluppate dalle lingue di fuoco sparate loro contro dai lanciafiamme. Viene ricacciato dentro chi cerca disperatamente di uscire. Stessa cosa succede nelle abitazioni del paese. «Il suo gesto non è stato occasionale, lo racconta la sua storia personale – commenta il generale del corpo di armata Fabrizio Cuneo ricordando le gesta del maresciallo Giudice durante la prima guerra mondiale- non si nasce eroi e lui trovò la forza per fare ciò che fece grazie ai principi appresi dalla famiglia e dalla Guardia di Finanza ».

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