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«Senza Green Pass tra 5 e 6mila lavoratori a Massa-Carrara, economia apuana a rischio blocco»

Paolo Gozzani, segretario provinciale della Cgil: «Da venerdì potrebbe esserci un disagio enorme tra le imprese e i lavoratori. Siamo molto preoccupati. Va rispettata ogni persona, la sua intimità, la sua insicurezza, le sue paure. Quindi nessuno non vuol comprendere o non vuol rispettare chi ha deciso di non vaccinarsi»

MASSA-CARRARA – La Cgil di Massa-Carrara si sta organizzando insieme agli altri sindacati confederali apuani per la manifestazione di sabato a Roma per reagire all’attacco di Forza Nuova subìto il 9 ottobre scorso dalla sede nazionale del primo sindacato italiano. «Saremo almeno 200 dalla nostra provincia più gli iscritti di Cisl e Uil» afferma alla Voce Apuana Paolo Gozzani, segretario generale della Cgil Massa-Carrara. Una degenerazione quella di Roma avvenuta a margine della grande protesta contro il Green Pass, la cui estensione a tutto il mondo del lavoro italiano scatterà domani, venerdì. Solo a Massa-Carrara sarebbero tra i 5 e i 6mila i lavoratori, circa il 20%, senza certificato verde e questo preoccupa non poco Gozzani e il mondo del lavoro apuano. Una situazione potenzialmente esplosiva.

Allora Gozzani, avete ricevuto in questi giorni vari attestati di solidarietà. Uno di questi è arrivato da Simone Caffaz, candidato a sindaco di Carrara per il centrodestra. Le ha fatto piacere?
«L’ho apprezzato particolarmente perché, pur essendo il candidato di una forza che non appartiene alla nostra storia e ai nostri valori, ha avuto un approccio di cordialità istituzionale. Ma non avevo dubbi sulla persona che ha dei valori politici diversi ma rispettabili».

Tutta questa storia è partita da una protesta anti-Green Pass, che cosa pensa di questa protesta in generale?
«È un momento e contesto storico difficilissimo e particolarissimo. Forse il più drammatico dal dopoguerra. Quindi dal punto di vista sociale ha creato molti disagi. È un momento di particolare preoccupazione e apprensione e ognuno di noi è fatto di paure, bisogni e insicurezza. E questo è sfociato anche in rabbia. Sulla questione del Green Pass la rabbia c’è e qualcuno l’ha voluta strumentalizzare come in altre parti del mondo. Il governo ha fatto una scelta importante che altri Paesi non hanno fatto. L’autorevolezza di Draghi ha permesso questo e penso che dobbiamo apprezzarlo perché le priorità sono la salute e la sicurezza che vengono prima del reddito e del salario. Il diritto alla salute è fondamentale e primario perché lo riporta la nostra Costituzione. Questo virus ha creato una vulnerabilità pazzesca verso i più deboli. Noi quindi saremmo per il vaccino obbligatorio ma si è andati in un’altra direzione e per la convivenza civile non dobbiamo far correre il rischio agli altri di essere contagiati. Quindi chi non si è vaccinato deve avere la possibilità di fare il tampone».

Avete una stima a Massa-Carrara di quanti lavoratori sono sprovvisti di Green Pass?
«A livello locale abbiamo un’indicazione di massima di circa il 20% nelle aziende più strutturate i cui lavoratori non hanno dichiarato di essere vaccinati e si sono riservati di non esprimersi in questa direzione. Probabilmente non condividono il metodo di parlare di cose loro personali intime».

Il 20% a quanti lavoratori corrispondono?
«Circa 5 o 6mila in tutta la provincia».

Non sono pochi. Ma lei pensa che questi numeri causeranno problemi, mettendo in difficoltà le imprese e bloccare le produzioni?
«Assolutamente sì. C’è un’alta preoccupazione perché potrebbe esserci un disagio enorme tra le imprese e i lavoratori. Siamo molto preoccupati. Noi non ci siamo voluti sottrarre alla responsabilità di costruire questo stato di deterrenza. Dopodiché diamo tutta la nostra disponibilità di incontrare imprese e lavoratori e fare la nostra parte. Non vogliamo creare disagio ma cercare di far funzionare le imprese e di conseguenza sostenere i lavoratori. Vorremmo provare a portare la discussione in un alveo di maggiore civiltà».

… che è difficile in questo momento…
«È molto difficile in questo momento, ma non si affrontano i problemi con le tifoserie. In Cgil abbiamo fatto una discussione molto molto profonda a tutti i livelli. Questa è la posizione derivante da una profonda dialettica».

Come sono gli animi all’interno della Cgil Massa-Carrara?
«Siamo preoccupati perché il 15 le imprese potrebbero aver problemi e alcuni lavoratori non potranno entrare a lavorare e quindi sarà da governare questo processo».

Sono previste azioni di protesta per domani?
«Al momento non abbiamo questo segnale. Abbiamo notizia da diversi luoghi che i lavoratori sono preoccupati e non condividono questo metodo. Ma segnali di proteste spontanee o altre manifestazione al momento non sono arrivati».

Diversi lavoratori non vaccinati, ma anche vaccinati, che conosco personalmente considerano una violenza questa sorta di ricatto a cui è sottoposto chi deve pagare per ottenere il Green Pass. La Cgil a questo proposito aveva fatto una proposta sensata, chiedendo tamponi gratuiti per i lavoratori. Perché non si è andato fino in fondo?
«La Cgil ha fatto questa proposta che non è stata accolta. Non siamo andati avanti perché poteva diventare una proposta altrettanto divisiva tra quelli che dicono “io ho messo a repentaglio la mia incolumità perché è un vaccino non abbastanza testato, non dà abbastanza garanzie, e gli altri che non hanno assunto questa responsabilità sociale e civile vengono anche premiati usufruendo gratuitamente del tampone”».

… come se il vaccino da parte dei vaccinati fosse stato considerato come una sorta di sacrificio…
«Esatto. Il vaccino è una sorta di assunzione di responsabilità in presenza di nessun’altra soluzione per poterci difendere da questo virus. “Però – uno pensa – lo faccio per permetterci di lottare e tornare a una situazione di maggiore tranquillità”. Quindi colui che si è ritirato da questo percorso, dall’altra parte viene vissuto male. Credo comunque che non ci sia nulla di definitivo. Penso che si debba tenere aperto tutto ciò che è possibile per cui questo conflitto possa essere riassorbito con delle soluzioni tra noi, politica e imprese per dare le soluzioni più consone per lavorare e stare sereni affinché le persone comuni non si scaglino una contro l’altra. Questo è triste».

Qualche vostro iscritto vi ha fatto presente che è un controsenso “pagare per lavorare”? È giusto che chi non può permettersi di pagare i tamponi venga costretto a vaccinarsi, a sottoporsi a un trattamento sanitario, contro la propria volontà?
«Ce l’hanno fatta assolutamente questa domanda. La nostra risposta è che un’organizzazione sindacale deve fare sintesi tra quelle che sono le priorità. La priorità in questo momento per lavorare è quella di mettere il Paese in sicurezza. Dopodiché dobbiamo guardare all’interesse generale e sugli individui metteremo in atto tutto il nostro potere contrattuale per trovare una soluzione».

Se ho capito bene, per riassumere: non condannate ma comprendete comunque le proteste dei portuali di Trieste o dell’insegnante apuana che si è fatta sospendere per avviare un procedimento di fronte al giudice del lavoro…
«Ma assolutamente: va rispettata ogni persona, la sua intimità, la sua insicurezza, le sue paure. Quindi nessuno non vuol comprendere o non vuol rispettare. Di fatto noi abbiamo guardato e cercato di far rispettare l’interesse generale frutto di un lungo percorso di dialettica e di sintesi al nostro interno».