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«Multati per aver cercato di combattere la pandemia con l’arte»

La rabbia dei ragazzi di Up-Ground 31, un progetto artistico nato a Carrara: «Sorpresi dalla Polizia, eravamo in 20 ma tutti dello stesso nucleo relazionale. Gli agenti erano piacevolmente colpiti, ma due settimane dopo ci hanno notificato le sanzioni»

CARRARA – Hanno iniziato a riunirsi, due anni fa, per fare arte con l’obiettivo di ” ravvivare il contesto culturale della città e di dare a tutti la possibilità di esprimersi, secondo un intento comune”. I ragazzi di Up-Gorund 31 sono un gruppo di studenti, coeso e mutevole, in continuo scambio relazionale e di posizioni. Prima della pandemia, potevano scegliere dove operare, alternandosi tra spazi privati e pubblici, e “raccogliendo ciò che si trovava e trasformandosi a seconda delle necessità”. L’arrivo del Coronavirus ha indubbiamente messo loro dei paletti, ma non li ha fermati. “Ad oggi – spiegano – sette mostre hanno ospitato un totale di 45 giovani, con 93 opere, che si sono messi in gioco in questo progetto e, coesi, hanno dato vita ad Up-Ground 31. Anche in condizioni pandemiche il progetto ha continuato ad evolversi, integrando il sentimento e le tematiche del caso, e dando possibilità ai giovani di esprimersi, in un contesto nel quale farlo, soprattutto per il mondo culturale e artistico, è diventato soffocante: in adattamento alla situazione le modalità sono diventate private e non pubbliche, le inaugurazioni a porte chiuse e i diretti interessati parte di un circuito stretto e solamente accademico”.

E così, tre settimane fa, i ragazzi, 20 in tutto, si sono raccolti in uno spazio privato, in occasione dell’apertura della sesta edizione di Up Ground 31. “Così come ci troviamo ogni giorno nelle aule di scuola”. “Alle ore 21.30 – raccontano – cominciammo a sollecitare i presenti di lasciare lo spazio, alle 22.10 entrarono quattro agenti di polizia che, trovati comunque piacevolmente colpiti dalla situazione espositiva (“i giovani combattono la pandemia attraverso l’arte!”), decidono di prendere le generalità di tutti i presenti, per “un semplice controllo”, e così, dopo uno scambio in dialogo rispettoso e maturo da entrambe le parti, dopo circa 40 minuti, con un sorriso, se ne vanno, e noi lasciamo lo spazio per dirigerci nelle nostre rispettive case”.

“A distanza di due settimane – proseguono – alcuni ragazzi cominciano ad essere contattati dal commissariato che gli chiede di presentarsi per firmare quella che, si scoprirà, essere una multa per “aver violato le prescrizioni atte al contenimento del rischio epidemiologico”. Cosa ci rimane di quest’esperienza? Consapevoli del fatto di aver violato alcune norme nate per prevenire il contagio, ci chiediamo effettivamente come avremmo potuto, noi, essere un pericolo per noi stessi, visto il fatto che facciamo parte di uno stesso nucleo relazionale anche nelle nostre abitazioni private, essendo ognuno di noi il coinquilino di altri, distribuiti in alcune dimore a Carrara. Per quanto riguarda l’orario, ci trovavamo in procinto di abbandonare lo spazio espositivo, a dieci minuti dall’inizio del coprifuoco: può essere questo un motivo giusto e rilevante a multare venti studenti accademici in cerca di un’opportunità di espressione?”.

“Quello che possiamo fare ora più che mai è continuare a essere esseri sensibili e così sensibilizzare – concludono i ragazzi di Up-Ground 31 – ecco l’intento di questo articolo, e della nostra condizione non solo di studenti d’arte, ma anche e soprattutto, di individui”.