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Un fisico da “doppio” campionato del mondo. La carrarese Rachele Cucurnia trionfa a Londra foto

L'atleta 48enne ha vinto il campionato mondiale di bikini over ’45 tra gli amatori, conquistandosi la “Pro card” e l’immediato accesso alla tappa dei professionisti dove, poco dopo, ha centrato un altro primo posto

FUORI PROVINCIA – Sul tetto del mondo per due volte a distanza di poche ore: Rachele Cucurnia, lo scorso ottobre a Londra, ha fatto l’en plein. Nel primo pomeriggio ha vinto il campionato mondiale di bikini over ’45 tra gli amatori, conquistandosi la “Pro card” e l’immediato accesso alla tappa dei professionisti dove, poco dopo, ha centrato un altro primo posto. Due nuovi trofei da aggiungere alla lista da quando Rachele, cinque anni fa, ha scoperto il bodybuilding. Un mondo in cui tanti miti restano ancora da sfatare, come quello quello della dieta intesa come rinuncia, della donna che in palestra corre il rischio di diventare un uomo, o peggio di una donna che, alla soglia dei 50, non ha più le armi per mettersi in gioco. Nata e cresciuta a Carrara, adesso vive a Londra, la città in cui “tutto è sempre un’opportunità e mai un ostacolo”. Dove nessuno storce il naso, se non hai più vent’anni ma decidi comunque di mettere in mostra il tuo corpo. E dove le donne salgono sul palco fino a settanta anni, senza alcun imbarazzo.

Rachele, 48 anni, due figlie e una laurea in psicologia, è “inciampata” sul bodybuilding cinque anni fa. «Sono sempre stata una sportiva – racconta – ma frequentavo soltanto corsi, come del resto fanno molte donne, pensando che facendo tanto cardio avrei raggiunto l’ideale di un fisico magro e asciutto. Un’idea peraltro sbagliata, perché “magro” non è significativo di salute. E’ stato proprio il mio attuale trainer, Andrea Mosti, a convincermi a reintrodurre nella mia dieta i carboidrati. Mi sono fidata di lui, così ho cominciato ad avvicinarmi ai pesi». Rachele ha cambiato stile di vita, passando ad una routine più salutare ma non improntata sulla dieta drastica, come si potrebbe facilmente pensare. «Molti si stupiscono quando spiego loro quanto mangio. E’ una questione di bilancio tra i macronutrienti: non esiste che si eliminino certe cose. Certo, questo non significa mangiare tutti i giorni una brioche al bar per colazione, anche perché danno molta più energia i carboidrati “buoni” che alimenti con del grasso saturo o additivi. Poi non è detto che ogni tanto, una domenica mattina, uno non possa fare un’eccezione. Ripeto, è tutta una questione di equilibrio».

Il bodybuilding rimane uno sport di nicchia e ancora pieno di tabù. «Da parte della donna – prosegue Rachele – il primo pensiero è quello di “non voler diventare grossa”. Anche questo è sbagliato. Le donne non diventano “grosse”, perché non possiedono la quantità di testosterone che hanno gli uomini. Io, per costruire il corpo che ho adesso, ci ho messo cinque anni. Anni di duri allenamenti». E dai primi passi nel bodybuilding ad oggi, di strada Rachele ne ha fatta tanta. La svolta non è stata solo fisica, ma anche e soprattutto mentale: «All’inizio l’obiettivo era più raggiungere certi risultati fisici – spiega – poi è diventato un modo per sfidare ogni giorno me stessa: alzare quel peso in più, diventare più forte, e provare una soddisfazione personale che va al di là di quello che guardo davanti allo specchio».

Rachele ha esordito sul palco nel 2018, quando si è qualificata per le nazionali italiane, competizione nella quale è arrivata terza conquistandosi il pass per il campionato del mondo a Los Angeles. Qui ha centrato un altro podio, arrivando seconda negli amatori. L’anno dopo, all’europeo a Londra, ha vinto la prima Pro Card. Poi è arrivato il Covid. Mesi lontano dalla palestra e di allenamenti “adattati” tra le mura di casa, ma senza mai rinunciare. Al ritorno sul palco, ha trionfato nuovamente all’europeo, ma la vera soddisfazione è arrivata con il mondiale, sempre a Londra, con una nuova federazione. «Una giornata pazzesca – racconta – alla mattina ho partecipato agli amatori ed ho vinto, conquistandomi un’altra Pro Card. Quindi mi hanno chiesto di fermarmi nel pomeriggio, ed alla fine ho vinto anche tra i professionisti». Un doppio scettro che le ha regalato, tra le altre cose, anche l’opportunità di posare per pubblicità e magazine. «Tanti mi chiedono dove creda di andare alla mia età – confessa -. Purtroppo questo è un limite che fa parte della cultura italiana, quello di non riconoscere che la vita non si ferma a 50 anni. Spesso sui social sono stata “pizzicata”, mi giudicavano perché a 50 anni “avrei sentito l’esigenza di mettermi a sedere nudo sul web”. E’ diverso: io faccio uno sport, e mostro i miei risultati. Fortunatamente ci sono anche tante donne che mi scrivono: “sei un esempio”. E che si iscrivono in palestra dopo aver visto me. Ecco, questa è la soddisfazione più grande».