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«Temevo di non dimostrare chi sono. Ma ora ho la fiducia del pubblico»

Parola all'esterno offensivo azzurro Elio Calderini: «Il calcio ti dà e ti toglie, alla fine avremo i punti che meriteremo»

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Cosenza, Catania, Foggia, Sambenedettese. Nomi di piazze importanti nel curriculum di un giocatore che mister Baldini qualche mese fa ha voluto “in famiglia” e in cui ultimamente sta riponendo particolare fiducia. Fiducia che per un calciatore è fondamentale, perché è quella che è in grado di scacciare i fantasmi e che allevia il timore di non riuscire a dare e a dimostrare. Elio Calderini, esterno offensivo classe ’88, lo sa probabilmente meglio di tutti.

Partiamo dalla prestazione di domenica scorsa: un bel passo avanti rispetto alle ultime partite, almeno dal punto di vista personale…
Sono d’accordo. Ultimamente mi sento bene fisicamente e posso dire di essere quasi al 100% della condizione. Ho praticamente terminato un percorso particolare perché prima dell’inizio del campionato sono stato molto fermo e ho dovuto recuperare. Sono contento della prestazione personale di domenica, ora devo darle continuità. Anche a livello di collettivo devo dire che abbiamo giocato un’ottima partita. In questi giorni l’abbiamo analizzata insieme al mister e abbiamo realizzato di aver avuto diverse occasioni da gol anche prima del vantaggio. Poi, si sa, nel calcio spesso serve anche un pizzico di fortuna.

Parlando di te, con quale parole ti auto-descriveresti come giocatore?
Un giocatore duttile, con caratteristiche chiaramente molto offensive. La fase difensiva non è il mio forte, ma bisogna saper fare bene anche quella, specialmente in una squadra come la nostra con un atteggiamento abbastanza spregiudicato che in partita richiede continuo sacrificio. In passato ho giocato in tante piazze calde, soprattutto a sud: Foggia, Catania, Cosenza, Juve Stabia.

E come sei finito qui a Nord?
Lo scorso anno ho giocato a San Benedetto del Tronto e, fino a febbraio, a livello personale è andata molto bene, ho segnato anche 5 gol. Poi c’è stata qualche discussione con la società per cui abbiamo faticato a trovare un accordo. A fine stagione è arrivata la chiamata di mister Baldini e non ci ho pensato due volte. Una squadra forte che lotta per vincere è una bella ambizione per tutti i calciatori.

Prima hai nominato piazze importanti con tifosi esigenti e sempre numerosi negli stadi. Considerate queste precedenti esperienze, cosa ti senti di dire sul pubblico di Carrara?
E’ una tifoseria sempre presente, che ci segue dappertutto. Un pubblico giustamente esigente, anche perché la nostra è una squadra che deve lottare per i primi tre posti. I tifosi si aspettano tanto da noi così come noi ci aspettiamo tanto da noi stessi. Il loro attaccamento si sente. E’ stato bello, ad esempio, sentire quel coro domenica scorsa al momento della mia uscita dal campo. Mi ha dato un’iniezione di fiducia, che è importantissima per ogni giocatore ma che a me serviva in particolar modo perché negli ultimi mesi ho sofferto, soprattutto per l’ansia di non riuscire a mostrarmi per quello sono davvero.

Chiudiamo con un commento sull’andamento della squadra: quanto può ancora dare questa Carrarese da qui al termine della stagione?
Se parliamo di posizioni, siamo coscienti che arrivare primi purtroppo è difficilissimo, perché il Monza sta mantenendo un passo allucinante, da categoria superiore. A noi però non manca niente, abbiamo tutto quello che serve. Forse dobbiamo cercare un po’ più di continuità nei risultati, ma alla fine siamo a tre punti dal secondo posto e direi che finora abbiamo fatto bene. A mio avviso ci manca qualche punto, un po’ per alcune decisioni arbitrali che ci hanno penalizzato, un po’ per alcune nostre ingenuità. Ma ricordiamoci che il calcio è così: una volta ti dà e una volta ti toglie. Sono certo che alla fine avremo i punti che meriteremo.

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