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Il paralimpico Andrea Devicenzi sulla Francigena "un passo alla volta"

Amputato all'età di 17 anni per un incidente in moto, ha già camminato per 500 chilometri. Da lunedì le tappe in Val di Magra: Filetto, Aulla, Sarzana e poi il viaggio verso Roma

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Superati oramai i 500 chilometri sulla Via Francigena, partiti il 14 marzo da Aosta, lunedì 5 agosto da Filetto, riparte il cammino dell’atleta paralimpico Andrea Devicenzi. “Un Passo alla Volta”, questo è il suo motto di Andrea e del suo gruppo, che con la sua gamba e le sue inseparabili stampelle, raggiungerà il 1° dicembre, San Pietro in Roma. Amputato di gamba a seguito di un incidente stradale all’età di 17 anni, cammina ogni giorno circa 25 chilometri, supportato da amici che sempre al suo fianco e dai suoi sponsor storici quali Parmovo, Quixa, Dama Abbigliamento e Spas. Il cammino di Andrea, superata una delle tappe più difficili sul Passo della Cisa, ora si dirige verso il mare, anche se lo si sentirà in lontananza, per poi riaddentrarsi nel centro Italia verso Camaiore.
Devicenzi per questo step ha deciso di affrontare cinque tappe, da lunedì a venerdì, assieme all’amico Simone Pinzolo, cercando di rimanere sui 20-25 chilometri giornalieri, per non andare a peggiorare ancor di più la già precaria situazione alla mano sinistra, infatti, nello scorso step di luglio, Devicenzi era stato costretto ad affrontarne “solamente” due per un formicolio dovuto alla continua pressione dei palmi delle mani sulle stampelle. Come promesso da lui; “Questo cammino, per la prima volta per me in ambito sportivo, è l’occasione ed anche l’opportunità di unire attività fisica, esperienza e ricerca, nel trovare una o più soluzioni che possano regalare emozioni alle persone, dandogli la possibilità di percorrere più chilometri possibili con le stampelle senza rinunciare per dolori alle mani o altro. Io le utilizzo oramai da oltre 20 anni avendo rinunciato definitivamente alla protesi e pensa che sia un dovere mettere a disposizione la mia esperienza al servizio di tutti”.
Una sfida nella sfida, affrontata con pazienza e passione, costanza e condivisione assieme a tutte le persone che vogliono percorrere alcuni chilometri oppure anche giorni interi con lui. Devicenzi ricorda a tutti che chiunque può camminare al suo fianco per il tempo ed i chilometri che preferisce.

Queste le tappe:
Lunedì 5 Agosto Filetto – Aulla
Martedì 6 Agosto Aulla – Sarzana
Mercoledì 7 Agosto Sarzana – Avenza
Giovedì 8 Agosto Avenza – Pietrasanta
Venerdì 9 Agosto Pietrasanta – Valpromaro

La storia di Andrea Devincenzi
“Corre l’anno 1990, ho 17 anni, ed in sella alla mia 125cc perdo per sempre la gamba sinistra in un incidente stradale. Coricato in un letto di ospedale e con una gamba in meno, nella mia vita prende il dominio la parola “impossibile”. Ma pian piano con il passare degli anni sono riuscito a sgretolare quel muro grazie alle sfide vinte, alle sconfitte e ai traguardi raggiunti tramutando cosi la parola “impossibile” in “I’m possible”.
Pratico sport sin dall’età di 5 anni: judo, calcio, canoa, e nel 2007, entra nella mia vita la mia prima due ruote a pedale. Partecipo a gare Internazionali per acquisire i punti necessari per accedere alle Paralimpiadi di Londra 2012 finché nel 2010 conquisto i 5.602 metri del “Kardlung La” in India, sulla strada carrozzabile più alta del mondo. Si era accesa una nuova fiamma dentro di me, una nuova passione, i lunghi viaggi in cui scoprire se stessi, il silenzio, la condivisone, senza nessun avversario all’infuori di me stesso. Nel 2016 in Perù, percorro in solitaria l’Inka Trail per raggiungere il Machu Picchu. Esperienza in cui entro in contatto per la prima volta con il Cammino e da cui colgo da subito valori e caratteristiche. Ed ecco che dopo soli due anni, arriva l’esperienza della Via di Francesco. Stravolgo completamente la preparazione e il mio allenamento abituale per prepararmi ad affrontare il cammino con le mie due stampelle e la mia gamba. L’8 settembre sono quindi partito dal Santuario La Verna e sono arrivato dopo 22 giorni a San Pietro in Roma. Il cammino mi ha arricchito soprattutto grazie alla condivisione e alla conoscenza di altre storie con l’esito che ogni esistenza diventa un modello di resilienza per superare le difficoltà che la vita stessa ci pone”.

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