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Arrighi e Caffaz: il faccia a faccia a La Voce Apuana prima del ballottaggio

Abbiamo ripreso le risposte dei due sfidanti al ballottaggio, date sulle stesse domande che avevamo rivolto a tutti i candidati durante le settimane scorse e le abbiamo messe a confronto. Priorità, marmo, Politeama e Marble hotel, i vari quartieri del territorio: i due avversari spiegano il loro programma

CARRARA – Serena Arrighi contro Simone Caffaz, centrosinistra contro centrodestra: Carrara va al ballottaggio e si trova a un bivio. Cerchiamo di capire i due punti di vista che si confronteranno il 26 giugno nella sfida elettorale finale, mettendo faccia a faccia le risposte dei due candidati che avevano accettato di essere intervistati (come gli altri candidati concorrenti), nelle settimane scorse da La Voce Apuana e con le stesse domande.

Qual è il primo traguardo che si propone di raggiungere una volta insediatosi a Palazzo civico?

La strada prioritaria per i due candidati, alla luce della capillare campagna di ascolto che entrambi hanno portato avanti durante i mesi passati, sembra molto simile e passa da due elementi chiave: pulizia e decoro. Ma vediamo le loro risposte.

Serena Arrighi: «Riportare Carrara a condizioni di “normalità”. E mi riferisco a due aspetti essenzialmente: pulizia e decoro urbano. Sono i piccoli-grandi interventi che le persone chiedono a gran voce, dai monti fino al mare, e che influiscono in maniera importante sulla qualità di vita dei cittadini. Dobbiamo ricominciare da qui: dall’abc di quella che è l’azione di un’amministrazione locale, per poi passare, in una fase successiva, a progetti più impegnativi ed ambiziosi in grado di traghettare la nostra città nel futuro».

Simone Caffaz: «Le condizioni in cui versa Carrara sono la peggiore eredità di chi l’ha amministrata fino ad oggi. Per prima cosa faremo un piano straordinario di pulizia e decoro: manutenzione, arredo urbano e illuminazione. Sono cose costose ma doverose. Non basteranno cento giorni, ma metteremo presto il vestito buono alla città. E poi i primi tre mesi servono per revisionare la macchina amministrativa e confrontarsi con i dipendenti comunali che hanno molto da dire e da dare. I cambiamenti si fanno in 5 anni ma bisogna partire subito».

Il dialogo sembra essere l’argomento che più ricorre durante questa campagna elettorale: pensa di ripristinare il Consiglio dei cittadini? Quali sono eventuali altri strumenti di partecipazione che intenderà mettere in opera qualora venisse eletto?

In tema di partecipazione entrambi i contendenti ritengono il Consiglio dei cittadini uno strumento di partecipazione da “superare” con altri modelli simili: “comitati di quartiere” per Caffaz e un organismo simile al Coniglio dei cittadini per Arrighi. Entrambi gli sfidanti parlano di strumenti di co-programmazione e di bilancio sociale e partecipato. Ma leggiamo le due risposte nel dettaglio.

Simone Caffaz:«La città soffre di un deficit di partecipazione. Nel nostro programma abbiamo parlato di introdurre dei “comitati di quartiere” e non abbiamo usato questa definizione a caso. I consigli dei cittadini rispettano un modello di partecipazione dirigistico e imposto dal Pd che ha fallito, dovremo studiare un organismo diverso per permettere di raccogliere le istanze dei cittadini. Vogliamo introdurre il bilancio sociale, il bilancio partecipato e il bilancio separato del marmo. E poi, nel nostro modello di smart city, viene dedicato grande spazio alla comunicazione e alla partecipazione dei cittadini anche attraverso i nuovi strumenti tecnologici (web, app, social, ecc.)».

Serena Arrighi: «Pensate che il titolo del nostro programma è proprio “Carrara, città del dialogo e della partecipazione”. Abbiamo voluto lanciare una sfida, che all’inizio può suonare come una provocazione per quello che si presenta, oggi, come il territorio delle divisioni e dei rancori. Dialogo e coesione vanno recuperati a tutti i livelli: tra amministrazione comunale e cittadini, partendo da un ripristino degli orari di ricevimento di sindaci e assessori; tra cittadini stessi, superando le spaccature esistenti in certi settori dell’economia locale; e tra la città e l’esterno, in un’ottica di apertura e di collaborazione con le realtà circostanti che possano avere risvolti positivi anche sul piano culturale ed economico. Per quanto riguarda gli strumenti partecipativi più pratici, ripristineremo un organismo molto simile agli ex consigli dei cittadini e creeremo un albo del volontariato civico: un elenco a cui i cittadini potranno iscriversi per svolgere piccole attività di utilità collettiva e di cura del bene comune. Adotteremo inoltre, fin da subito, gli strumenti di co-programmazione e co-progettazione previsti dalla normativa per aprire tavoli di lavoro permanenti con tutti gli attori del terzo settore del nostro territorio ed iniziare a pianificare, in maniera partecipata e condivisa, il futuro della nostra città».

È quasi unanime la critica rivolta alla legge regionale 35/15 che sarebbe colpevole di aver sottratto competenze nel campo del lapideo al sindaco per assegnarle alla Regione. I documenti Pabe e regolamento degli agri marmiferi sono frutto di quella legge: verranno modificati da come sono stati adottati? In particolare l’articolo 21 del regolamento è entrato al centro delle polemiche ed è contestato da diversi ambientalisti per via del meccanismo che metterebbe in atto un mecenatismo incompatibile con il potere di indirizzo economico che spetta a un’amministrazione. Come replica a questa osservazione?

Per Serena Arrighi sarebbe eventualmente possibile modificare questi atti senza dover andare a toccare la legge regionale 35/15 che ne fa da cornice, auspicando un equilibrio tra impresa e risorse per la città, per Caffaz una modifica profonda sarebbe auspicabile e mette sotto accusa la legge regionale. Vediamo come rispondono.

Serena Arrighi: «In realtà la legge regionale ha stabilito una cornice legislativa nell’ambito della quale ci sono ampie le possibilità di intervento da parte del Comune. La legge nasce per stabilire regole univoche, per recepire la nuova normativa in tema di tutela del territorio e dell’ambiente e per stabilire la temporaneità ed onerosità dei beni pubblici appartenenti al patrimonio comunale. Sia i PA.BE, frutto del Piano regionale cave, sia il Regolamento Comunale, danno al Comune un’ampia discrezionalità. L’articolo 21 è una scelta dell’amministrazione, non un obbligo imposto dalla legge regionale; si sarebbe potuta prorogare la concessione per un periodo inferiore. Stessa cosa vale per le quantità estratte: il Piano Cave dice quali sono le quantità estraibili ritenute sostenibili. E’ poi il Comune, attraverso i Pabe, che le definisce per ogni singola cava, e sempre il Comune può decidere di autorizzare quantità di escavato inferiori. Il mio impegno, come già detto più volte, è quello di mettere tutti i soggetti interessati ad un tavolo per trovare soluzioni condivise laddove alcune normative risultassero di difficile applicazione, e di farmene interprete anche presso la Regione. L’obiettivo è creare un clima di fiducia che dia certezze a chi lavora, a chi investe e garanzia di risorse alla città».

Simone Caffaz: «Già il fatto che, come dite voi, la critica sia quasi unanime è surreale. Chi ha voluto la legge 35 che priva la nostra città di poteri e risorse in materia lapidea? La risposta a questa domanda è chiarissima: il Pd regionale e locale. La seconda domanda che pongo all’attenzione dei cittadini è: in quale partito erano nel 2015 i miei principali avversari? Erano tutti nel Pd. Quando parlano di cambiamento mi scappa da ridere: l’unica cosa che possono cambiare è se stessi. Modificare il regolamento e i Pabe? Sarebbe certamente auspicabile, ma con la 35 in vigore si hanno le mani legate. Quanto all’articolo 21, si poteva fare molto meglio e questo sarà uno dei primi temi che dovremo affrontare una volta insediati, e forse il Comune avrebbe potuto avere un ruolo più attivo, anche se da parte di taluni ambientalisti si paventa un dirigismo economico che ha poco a che fare con l’ambiente e molto con il collettivismo economico. Questo noi non lo condividiamo».

Politeama e Marble Hotel: due edifici posizionati, uno nel centro storico e uno a Marina. Un palazzo storico-artistico l’uno e l’altro un ecomostro. Per uno, c’è il pericolo che vada perduto e per l’altro il pericolo contrario. L’uno è in ostaggio di un processo giudiziario e l’altro è di proprietà privata. Cosa può fare il sindaco in merito e lei come intenderà muoversi se dovesse diventare primo cittadino?

Sul problema dei due colossi da un certo punto di vista entrambi “storici”, le posizioni di Arrighi e Caffaz sono simili: vale a dire parlare con le proprietà dei rispettivi edifici ed esercitare pressione per una soluzione condivisa.

Simone Caffaz: «Il Marble hotel e il Politeama sono il simbolo della crisi della città e dell’incapacità della sinistra di affrontarla, ma sia il primo sul piano della ricettività che il secondo su quello culturale sono solo la punta dell’iceberg di un sistema al collasso. Il dialogo sarà il nostro modus operandi in tutti i settori, e questo varrà anche per Marble e Politeama. Convocheremo le proprietà e studieremo progetti e, nel caso del Politeama, i possibili finanziamenti per risolvere i problemi. Come detto tuttavia, le questioni della ricettività alberghiera e del rilancio culturale della città andranno affrontate in modo più complessivo e strutturale, con quella visione del futuro che sino a oggi è mancata».

Serena Arrighi: «Riguardo al Marble Hotel, l’aver finalmente realizzato la rotatoria è una svolta positiva, che speriamo possa dare quella spinta decisiva per completare la struttura. Il Comune deve portare avanti un’opera di pressione sulla proprietà attuale e, qualora ciò non portasse ad alcun risultato, dovrà impegnarsi nella ricerca di nuovi investitori. Quanto al Politeama, si tratta di una vicenda complessa dal punto di vista legale. La strada da percorrere è sempre quella del dialogo: con il Comitato, con la FAI, con la proprietà e i cittadini per trovare la soluzione giuridica e salvaguardare prima di tutto la sicurezza. Il percorso partecipativo dovrà portare ad una soluzione condivisa in tempi non troppo lunghi, senza scaricare sulla comunità costi di ripristino e ristrutturazione».

Marina di Carrara: qual è il ruolo che vede per la frazione e in modo particolare che rapporto vede tra il polo fieristico di Imm e Marina? In riferimento all’area cementificata circostante le strutture, pari a circa 60 mila mq, così com’è ha ancora un’utilità secondo lei? Se no, cosa vede al posto del cemento?

Sul quartiere marinello, Arrighi punta sul “green” e lo sport, Caffaz sul recupero del decoro degli edifici. Vediamo le risposte.

Serena Arrighi: «Nella nostra idea di città, Marina di Carrara dovrà diventare un luogo “green”, dedicato alla vita all’aria aperta e allo sport. Sarà fondamentale, in questo senso, il recupero di tutte gli impianti e le strutture sportive e la creazione di nuovi percorsi per l’attività fisica di tipo outdoor. Sempre in quest’ottica, vogliamo destinare in modo permanente un intero padiglione di Imm alle manifestazioni sportive: una formula, questa, che si è rivelata vincente negli ultimi mesi, con il successo dei campionati di scherma e di danza sportiva. Per quel che riguarda gli altri padiglioni, il futuro di Imm si giocherà sulle fiere, e in particolare su quelle che promuovono i settori trainanti della nostra economia: marmo e nautica. Dobbiamo tornare a valorizzare gli elementi che ci rendono noti in tutto il mondo e studiare una formula che ci distingua da altre realtà sul territorio nazionale, recuperando il terreno perso negli ultimi decenni. Circa la validità dell’area cementificata circostante le strutture, bisogna verificare se il complesso fieristico, nell’ambito dei progetti di cui ho appena parlato, ne avrà effettivamente ancora bisogno. Per capire questo, assieme alla Regione dovremmo studiare e approfondire gli sviluppi futuri, anche al fine di recuperare al verde aree cementificate».

Simone Caffaz: «Tutta la città soffre di un deficit relazionale. Le politiche urbanistiche della sinistra hanno depauperato i centri storici e creato quartieri dormitorio in cui è preclusa ogni socialità che non sia quella legata al consumo. In tutta la parte nuova di Marina manca una piazza, visto che piazza Ingolstadt è diventata un parcheggio. Il centro storico di Marina ha i problemi degli altri due centri storici della città, bisogna incentivare il recupero delle vecchie abitazioni creando una residenzialità di qualità, migliorare l’arredo urbano e il tessuto commerciale, combattere la creazioni di quartieri-ghetto, con gli stranieri regolari vanno integrati diversamente in città. Va riqualificato tutto l’interfaccia porto-città, e vanno recuperate scuole, strutture sportive, piscine e pinete. Quanto alla Imm, una delle prime cose che la mia amministrazione farà, sarà un piano industriale serio in accordo con gli altri soci. Proveremo a rimediare ai disastri della sinistra e l’utilizzo dell’area ei piazzali sarà diretta conseguenza del piano di rilancio della fiera».

Avenza: qual è il ruolo che vede per la frazione e in modo particolare quale destino immagina per il centralissimo palazzo ex Cat?

Per Avenza si dovrebbe pensare al recupero del decoro degli edifici, dice Caffaz con la sede distaccata del Comune nell’ex Cat, per Arrighi Avenza è luogo di assistenza e servizi.

Simone Caffaz: «Sul centro storico e i quartieri dormitorio valgono le stesse cose dette per Marina. Avenza è la zona più baricentrica del Comune e quindi necessiterebbe di più servizi, come ad esempio la riapertura degli uffici comunali. Il Poc destina i locali dell’ex Cat a servizi amministrativi, e quindi la sede distaccata del Comune potrebbe sorgere lì, magari assieme a quella della protezione civile e di altre associazioni che operano nel territorio e in particolar modo ad Avenza. Colpevolmente il Poc non prevede i parcheggi, che sono già scarsi adesso e che lo saranno ancora di più con quella destinazione, anche in considerazione che di fronte a quell’area abbiamo il supermercato. Se questa rimanesse la destinazione dell’area, non rimarrebbe che immaginare un’area parcheggio in verticale».

Serena Arrighi: «Comincio col dire che per Avenza, così come per ogni frazione di Carrara, è stato redatto un programma specifico che prevede interventi mirati e studiati per le esigenze della frazione. Ogni zona del nostro territorio ha le proprie peculiarità, paesi a monte compresi. La nostra idea è quella di tornare a valorizzare questi elementi distintivi per restituire vitalità ad ogni quartiere e paese. Avenza, ad esempio, si presta benissimo a diventare “luogo delle associazioni e dei servizi”. Certo, per raggiungere questo obiettivo serve prima un grande lavoro dal punto di vista del recupero delle strutture che richiede un’accurata programmazione. A tal fine, promuoveremo momenti di ascolto e di progettazione condivisa che portino, tra le altre cose, ad individuare nuove funzioni per gli edifici attualmente dismessi (ex Cat, ex mercato coperto, Sala Amendola). Per quanto riguarda il palazzo ex Cat, vogliamo recuperare quel progetto che prevede di trasformare la struttura in un luogo destinato alle associazioni della Protezione Civile per agevolarne la sinergia. Prima di tutto, però, è necessario completare l’opera di ristrutturazione: il tetto è già stato sistemato, ma manca tutto il resto. Ora acceleriamo i tempi e restituiamo alla cittadinanza quello che è un luogo chiave della frazione».

I paesi a monte: quale ruolo vede per i paesi a monte? Come rivitalizzarli? E in particolare, come risolvere il problema del parcheggio a Colonnata e dei ricevitori a Santa Lucia?

Parola d’ordine per entrambi è valorizzare le peculiarità dei paesi: una parte di bilancio destinata all’abitato montano per Caffaz e un festival itinerante per metterne in risalto la bellezza per Arrighi.

Serena Arrighi: «Anche ad ogni paese a monte è stato dedicato un programma con interventi mirati, frutto delle nostre idee e del contributo attivo dei cittadini che hanno partecipato agli incontri di ascolto. Ogni paese a monte possiede delle caratteristiche identitarie: penso all’arte dei mortai di Miseglia, alle castagne di Bedizzano, alle sorgenti di Torano. Dobbiamo mettere in atto iniziative incentrate su queste particolarità, a cominciare da un festival itinerante alla scoperta delle bellezze di Carrara, in cui quartieri e paesi a monte saranno protagonisti non soltanto come palcoscenici per gli spettacoli, ma anche come vetrine delle loro tipicità. Per quanto riguarda il problema dei parcheggi di Colonnata, il nostro programma dedicato al paese prevede la promozione di un momento di riflessione e di condivisione con i residenti al fine di identificare un’area idonea, analizzando le varie opzioni con gli abitanti. Quanto al tema antenne di Santa Lucia, in questo caso la vicenda è annosa e complessa. È necessario mettere a sistema tutte le realtà interessate (non solo cittadini e comune, ma anche possibile investitori esterni) ed intraprendere, finalmente, un percorso di riqualificazione ambientale di cui Fontia, oggi, ha estremamente bisogno».

Simone Caffaz: «Una parte del bilancio comunale dovrà essere destinata stabilmente alla riqualificazione dei paesi e le opere pubbliche verranno individuate, anno per anno, dai cittadini in apposite assemblee. Tutti hanno problemi di viabilità, parcheggi e sono carenti di luoghi di aggregazione per i bambini; cercheremo di affrontare e risolvere questi problemi. Per ognuno dei paesi dovrà esserci un progetto di valorizzazione turistico o culturale: il lardo a Colonnata, il Vignale a Bedizzano con castagne e palestra, i mortai a Miseglia, gli artisti a Torano, eccetera. A Colonnata per il parcheggio c’è un progetto che andrà finanziato e realizzato. A Santa Lucia, per superare il caos di antenne, penso a una torre monumentale da realizzare a carico dei privati che metta un po’ di ordine e diventi un luogo di attrazione turistico, possibilmente legata a un museo sulla linea gotica da realizzare in sua prossimità. Anche su questo i progetti ci sono già, e anche la disponibilità dei privati a realizzarli, serve solo volontà e capacità dell’amministrazione».