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«Decoro e partecipazione per Carrara. Torneranno i consigli dei cittadini». L’intervista a Serena Arrighi

La candidata a sindaco di Carrara di Pd e altre liste di centrosinistra risponde alle domande della Voce Apuana. «Marmo, la legge regionale ha stabilito una cornice legislativa nell’ambito della quale ci sono ampie le possibilità di intervento da parte del Comune. Il green pass? Una soluzione ragionevole»

CARRARA – Pubblichiamo di seguito l’intervista alla candidata a sindaco di Carrara Serena Arrighi, sostenuta da Pd, Lista Arrighi Sindaca, Europa Verde, Partito Repubblicano e Sinistra Civica Ecologista. Le domande che seguono sono le stesse rivolte agli altri sette candidati a eccezione dell’ultima, ‘personalizzata’ per ogni aspirante primo cittadino. Hanno già risposto alle nostre domande Simone Caffaz ed Elvino Vatteroni.

Qual è il primo traguardo che si propone di raggiungere una volta insediatosi a Palazzo civico?

«Riportare Carrara a condizioni di “normalità”. E mi riferisco a due aspetti essenzialmente: pulizia e decoro urbano. Sono i piccoli-grandi interventi che le persone chiedono a gran voce, dai monti fino al mare, e che influiscono in maniera importante sulla qualità di vita dei cittadini. Dobbiamo ricominciare da qui: dall’abc di quella che è l’azione di un’amministrazione locale, per poi passare, in una fase successiva, a progetti più impegnativi ed ambiziosi in grado di traghettare la nostra città nel futuro».

Il dialogo sembra essere l’argomento che più ricorre durante questa campagna elettorale: pensa di ripristinare il Consiglio dei cittadini? Quali sono eventuali altri strumenti di partecipazione che intenderà mettere in opera qualora venisse eletto?

«Pensate che il titolo del nostro programma è proprio “Carrara, città del dialogo e della partecipazione”. Abbiamo voluto lanciare una sfida, che all’inizio può suonare come una provocazione per quello che si presenta, oggi, come il territorio delle divisioni e dei rancori. Dialogo e coesione vanno recuperati a tutti i livelli: tra amministrazione comunale e cittadini, partendo da un ripristino degli orari di ricevimento di sindaci e assessori; tra cittadini stessi, superando le spaccature esistenti in certi settori dell’economia locale; e tra la città e l’esterno, in un’ottica di apertura e di collaborazione con le realtà circostanti che possano avere risvolti positivi anche sul piano culturale ed economico. Per quanto riguarda gli strumenti partecipativi più pratici, ripristineremo un organismo molto simile agli ex consigli dei cittadini e creeremo un albo del volontariato civico: un elenco a cui i cittadini potranno iscriversi per svolgere piccole attività di utilità collettiva e di cura del bene comune. Adotteremo inoltre, fin da subito, gli strumenti di co-programmazione e co-progettazione previsti dalla normativa per aprire tavoli di lavoro permanenti con tutti gli attori del terzo settore del nostro territorio ed iniziare a pianificare, in maniera partecipata e condivisa, il futuro della nostra città».

È quasi unanime la critica rivolta alla legge regionale 35/15 che sarebbe colpevole di aver sottratto competenze nel campo del lapideo al sindaco per assegnarle alla Regione. I documenti Pabe e regolamento degli agri marmiferi sono frutto di quella legge: verranno modificati da come sono stati adottati? In particolare l’articolo 21 del regolamento è entrato al centro delle polemiche ed è contestato da diversi ambientalisti per via del meccanismo che metterebbe in atto un mecenatismo incompatibile con il potere di indirizzo economico che spetta a un’amministrazione. Come replica a questa osservazione?

«In realtà la legge regionale ha stabilito una cornice legislativa nell’ambito della quale ci sono ampie le possibilità di intervento da parte del Comune. La legge nasce per stabilire regole univoche, per recepire la nuova normativa in tema di tutela del territorio e dell’ambiente e per stabilire la temporaneità ed onerosità dei beni pubblici appartenenti al patrimonio comunale. Sia i PA.BE, frutto del Piano regionale cave, sia il Regolamento Comunale, danno al Comune un’ampia discrezionalità. L’articolo 21 è una scelta dell’amministrazione, non un obbligo imposto dalla legge regionale; si sarebbe potuta prorogare la concessione per un periodo inferiore. Stessa cosa vale per le quantità estratte: il Piano Cave dice quali sono le quantità estraibili ritenute sostenibili. E’ poi il Comune, attraverso i Pabe, che le definisce per ogni singola cava, e sempre il Comune può decidere di autorizzare quantità di escavato inferiori. Il mio impegno, come già detto più volte, è quello di mettere tutti i soggetti interessati ad un tavolo per trovare soluzioni condivise laddove alcune normative risultassero di difficile applicazione, e di farmene interprete anche presso la Regione. L’obiettivo è creare un clima di fiducia che dia certezze a chi lavora, a chi investe e garanzia di risorse alla città».

Politeama e Marble Hotel: due edifici posizionati, uno nel centro storico e uno a Marina. Un palazzo storico-artistico l’uno e l’altro un ecomostro. Per uno, c’è il pericolo che vada perduto e per l’altro il pericolo contrario. L’uno è in ostaggio di un processo giudiziario e l’altro è di proprietà privata. Cosa può fare il sindaco in merito e lei come intenderà muoversi se dovesse diventare primo cittadino?

«Riguardo al Marble Hotel, l’aver finalmente realizzato la rotatoria è una svolta positiva, che speriamo possa dare quella spinta decisiva per completare la struttura. Il Comune deve portare avanti un’opera di pressione sulla proprietà attuale e, qualora ciò non portasse ad alcun risultato, dovrà impegnarsi nella ricerca di nuovi investitori. Quanto al Politeama, si tratta di una vicenda complessa dal punto di vista legale. La strada da percorrere è sempre quella del dialogo: con il Comitato, con la FAI, con la proprietà e i cittadini per trovare la soluzione giuridica e salvaguardare prima di tutto la sicurezza. Il percorso partecipativo dovrà portare ad una soluzione condivisa in tempi non troppo lunghi, senza scaricare sulla comunità costi di ripristino e ristrutturazione».

Marina di Carrara: qual è il ruolo che vede per la frazione e in modo particolare che rapporto vede tra il polo fieristico di Imm e Marina? In riferimento all’area cementificata circostante le strutture, pari a circa 60 mila mq, così com’è ha ancora un’utilità secondo lei? Se no, cosa vede al posto del cemento?

«Nella nostra idea di città, Marina di Carrara dovrà diventare un luogo “green”, dedicato alla vita all’aria aperta e allo sport. Sarà fondamentale, in questo senso, il recupero di tutte gli impianti e le strutture sportive e la creazione di nuovi percorsi per l’attività fisica di tipo outdoor. Sempre in quest’ottica, vogliamo destinare in modo permanente un intero padiglione di Imm alle manifestazioni sportive: una formula, questa, che si è rivelata vincente negli ultimi mesi, con il successo dei campionati di scherma e di danza sportiva. Per quel che riguarda gli altri padiglioni, il futuro di Imm si giocherà sulle fiere, e in particolare su quelle che promuovono i settori trainanti della nostra economia: marmo e nautica. Dobbiamo tornare a valorizzare gli elementi che ci rendono noti in tutto il mondo e studiare una formula che ci distingua da altre realtà sul territorio nazionale, recuperando il terreno perso negli ultimi decenni. Circa la validità dell’area cementificata circostante le strutture, bisogna verificare se il complesso fieristico, nell’ambito dei progetti di cui ho appena parlato, ne avrà effettivamente ancora bisogno. Per capire questo, assieme alla Regione dovremmo studiare e approfondire gli sviluppi futuri, anche al fine di recuperare al verde aree cementificate».

Avenza: qual è il ruolo che vede per la frazione e in modo particolare quale destino immagina per il centralissimo palazzo ex Cat?

«Comincio col dire che per Avenza, così come per ogni frazione di Carrara, è stato redatto un programma specifico che prevede interventi mirati e studiati per le esigenze della frazione. Ogni zona del nostro territorio ha le proprie peculiarità, paesi a monte compresi. La nostra idea è quella di tornare a valorizzare questi elementi distintivi per restituire vitalità ad ogni quartiere e paese. Avenza, ad esempio, si presta benissimo a diventare “luogo delle associazioni e dei servizi”. Certo, per raggiungere questo obiettivo serve prima un grande lavoro dal punto di vista del recupero delle strutture che richiede un’accurata programmazione. A tal fine, promuoveremo momenti di ascolto e di progettazione condivisa che portino, tra le altre cose, ad individuare nuove funzioni per gli edifici attualmente dismessi (ex Cat, ex mercato coperto, Sala Amendola). Per quanto riguarda il palazzo ex Cat, vogliamo recuperare quel progetto che prevede di trasformare la struttura in un luogo destinato alle associazioni della Protezione Civile per agevolarne la sinergia. Prima di tutto, però, è necessario completare l’opera di ristrutturazione: il tetto è già stato sistemato, ma manca tutto il resto. Ora acceleriamo i tempi e restituiamo alla cittadinanza quello che è un luogo chiave della frazione».

I paesi a monte: quale ruolo vede per i paesi a monte? Come rivitalizzarli? E in particolare, come risolvere il problema del parcheggio a Colonnata e dei ricevitori a Santa Lucia?

«Anche ad ogni paese a monte è stato dedicato un programma con interventi mirati, frutto delle nostre idee e del contributo attivo dei cittadini che hanno partecipato agli incontri di ascolto. Ogni paese a monte possiede delle caratteristiche identitarie: penso all’arte dei mortai di Miseglia, alle castagne di Bedizzano, alle sorgenti di Torano. Dobbiamo mettere in atto iniziative incentrate su queste particolarità, a cominciare da un festival itinerante alla scoperta delle bellezze di Carrara, in cui quartieri e paesi a monte saranno protagonisti non soltanto come palcoscenici per gli spettacoli, ma anche come vetrine delle loro tipicità. Per quanto riguarda il problema dei parcheggi di Colonnata, il nostro programma dedicato al paese prevede la promozione di un momento di riflessione e di condivisione con i residenti al fine di identificare un’area idonea, analizzando le varie opzioni con gli abitanti. Quanto al tema antenne di Santa Lucia, in questo caso la vicenda è annosa e complessa. È necessario mettere a sistema tutte le realtà interessate (non solo cittadini e comune, ma anche possibile investitori esterni) ed intraprendere, finalmente, un percorso di riqualificazione ambientale di cui Fontia, oggi, ha estremamente bisogno».

Una domanda di carattere nazionale che ha riempito il dibattito degli ultimi mesi e ha condizionato pesantemente la vita degli italiani (soprattutto dei lavoratori): obbligo di Green Pass, favorevole o contrario? E perché?

«Favorevole. Salute e lavoro sono entrambi diritti sacrosanti, che in situazioni di ordinarietà convivono senza problemi. Ma in contesti del tutto eccezionali, come una pandemia, è possibile che due o più diritti fondamentali entrino in conflitto, e che quindi si rendano necessarie misure di compromesso. Ecco, credo che, in questo senso, il green pass abbia rappresentato una soluzione ragionevole».

La sua campagna elettorale ha puntato molto sui ragazzi e sulle ragazze molto giovani: non teme il rischio di dare eccessive responsabilità a chi ha poca esperienza?

«Assolutamente no. Per più di un motivo. Innanzitutto Carrara ha bisogno di una politica nuova, e quindi di forze fresche in grado di portare ad un vero cambio di passo nell’amministrazione di questa città. Trovo poi che i giovani d’oggi abbiano un grosso vantaggio rispetto alla nostra generazione, perché sono cresciuti con una sensibilità e un’apertura rispetto a certi temi che per troppo tempo sono passati in secondo piano, o addirittura rimasti completamente fuori dall’agenda politica: penso alla sostenibilità ambientale, alle pari opportunità e ai diritti civili. È in corso un cambiamento culturale nella nostra società, che anche a livello politico sta portando a un mutamento di prospettiva rispetto a certi argomenti. Abbiamo l’importante di responsabilità di indirizzare il cambiamento nella direzione giusta, e nessuno meglio dei giovani può aiutarci a farlo».