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Sciopero generale lavoratori igiene ambientale, la solidarietà del Partito Comunista della Toscana

TOSCANA – «I lavoratori e le lavoratrici del comparto di igiene ambientale hanno aderito in massa allo sciopero nazionale di lunedì 8 Novembre, in Toscana al 90%. La decisione è maturata dopo che si sono interrotte le trattative per il rinnovo del Ccnl a causa della chiusura completa da parte delle proprietà pubbliche e private, che non hanno voluto neanche riconoscere la mole di lavoro svolto dai dipendenti durante la pandemia». Inizia così la nota del Partito Comunista della Toscana in merito allo sciopero di lunedì 8 novembre.

«Le linee padronali, rigettate dai lavoratori, sono così riassumibili: “Flessibilità estrema sull’organizzazione del lavoro attraverso il sistema degli orari; ridimensionamento del sistema delle relazioni industriali per privare i lavoratori della rappresentanza e della partecipazione all’interno dell’azienda; precarizzazione dei rapporti di lavoro soprattutto per lavoratori part/time; eliminazione totale del limite massimo dei lavoratori part/time presenti in azienda; il legare la parte economica esclusivamente agli indici inflattivi e alle dinamiche del corrispettivo economico del committente all’azienda; mancato riconoscimento delle professionalità dei lavoratori addetti agli impianti”. I lavoratori dunque si trovano tutt’oggi senza il rinnovo con un ritardo di oltre 27 mesi. – continua la nota – Questi “datori di lavoro” sono nient’altro che padroni che continuano a giocare sulla pelle dei lavoratori, negando loro i più basilari diritti come un contratto equo dopo più di 27 mesi di ritardo, il tutto per incrementare il loro profitto personale o solo per risparmiare. Bisogna tutelare la salute degli operatori e i loro salari».

«Le rivendicazioni lavorative da portare avanti siano le seguenti, senza se e senza ma: contratto nazionale unico e di filiera attraverso l’allargamento del campo di applicazione verso gli impianti di riciclo; rafforzamento delle relazioni industriali attraverso un sistema maggiormente partecipativo dei lavoratori, gettando le basi per  l’organizzazione ed il controllo dello stesso; evoluzione delle condizioni di lavoro per tutelare la salute degli operatori; sviluppo delle norme sul mercato di lavoro e dei processi di formazione continua, non come strumento dei padroni ma totalmente a favore dei lavoratori; miglioramento in maniera armonica della classificazione del personale, senza sviluppare la guerra tra poveri; perfezionamento degli articoli contrattuali relativi ai lavoratori degli impianti; esigibilità contrattuale della clausola sociale; accordo economico che non tenga conto solo delle percentuali inflattive e le varie indennità. – conclude la nota –  Avanziamo anche sulla totale estromissione dei privati dal servizio, garantendo la redistribuzione del profitto, togliendolo ai privati, garantendo assunzioni, investimenti,  miglioramento delle condizioni di lavoro e dell’ambiente».