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Pericolo frane a Forno, Alberti: «Rischiamo un’altra tragedia». Guidi: «Monitoriamo la situazione»

L'assessore: «Notificata un’ordinanza ai proprietari». Ma il consigliere insiste: «Il pericolo insito in quel posto dobbiamo mettercelo in testa»

MASSA – “Come intende muoversi l’amministrazione per garantire la sicurezza degli abitanti di Forno?”. La domanda l’ha posta ieri in sala consigliare il consigliere del Pd Stefano Alberti, a nome anche dei consiglieri Gabriele Carioli, Giovanni Giusti e Alessandro Volpi, dopo aver ricevuto segnalazioni dai cittadini riguardo a un pericolo frane in via Scalette. Una zona, questa – ha sottolineato Alberti -, che porta ancora con sé le tracce della tragedia del 1982, quando una slavina di fango uccise cinque persone all’interno della loro casa.

Dopo il violento temporale dello scorso 5 ottobre, è tornata a crescere la preoccupazione tra i residenti. “Si è evitato per puro caso il ripetersi di quella tragedia – ha detto il consigliere del Pd, che poi ha spiegato come “gli smottamenti seguiti alla forte perturbazione hanno provocato il distacco di un enorme masso che nella sua discesa a valle si è “incastrato” nel canale evitando l’abitato sottostante”. Di qui la richiesta al Comune di Massa di intervenire con urgenza: “Quali azioni di studio e interventi si stanno predisponendo sul versante del canale per garantire la sicurezza e l’incolumità dei suoi abitanti, visto che dopo un primo intervento emergenziale, non risultano altri sopralluoghi e monitoraggi?”.

Le intenzioni dell’amministrazioni sono state chiarite dall’assessore Marco Guidi: “A seguito di verifiche abbiamo fatto inviato un’ordinanza ad alcuni soggetti che abbiamo rinvenuto come proprietari dei terreni interessati da questo smottamento, attraverso cui si ordina la messa in sicurezza e la protezione del versante. Continueremo, nel frattempo, a monitorare la situazione”.

Non completamente soddisfatto il consigliere Alberti: “Vi assicuro – ha chiuso – che il pericolo insito in quel posto dobbiamo mettercelo in testa. Mi auguro solo non arrivi un’altra bomba d’acqua come quella del 5 ottobre. Queste risposte non bastano: serve un tavolo urgente”.