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Cave e polemiche, il Grig: «Dal Parco solo promesse e parole. Si passi ai fatti»

Il Gruppo d'intervento giuridico molto critico nei confronti dell'ente: «Un enorme patrimonio naturalistico rischia di andare perso per sempre»

MASSA-CARRARA – «Il percorso di predisposizione del nuovo piano integrato del parco naturale regionale delle Alpi Apuane è stato avviato nel 2017, mentre nel 2020 è stata avviata la relativa fase di partecipazione pubblica. L’obiettivo è integrare il vigente piano del parco (2017). Sembrerebbe un grande passo in avanti verso una gestione (un po’ più) sostenibile del territorio, come s’usa ormai dire. A oggi, però, non c’è alcun fatto concreto, solo parole e promesse». A parlare è Stefano Deliperi del gruppo d’intervento giuridico odv, molto critico nei confronti del Parco Regionale delle Alpi Apuane dopo la recente pubblicazione del piano integrato, pubblicazione che ha scatenato un’enorme mole di polemiche.

«Parole e promesse che il presidente del parco Alberto Putamorsi pronuncia dal 2013: “Per prima cosa dimezzerò le escavazioni”, dichiarava sicuro il giorno del suo primo insediamento (3 gennaio 2013). Qualche anno dopo, nel 2018, abbassava la percentuale, ma era sempre determinato: “chiuderemo il 30% delle cave nel Parco Apuane” (22 agosto 2018). – continua Deliperi – Ancora nel 2020, il presidente del parco Alberto Putamorsi insiste deciso: “la superficie destinata alle cave va ridotta almeno del 30%” (4 febbraio 2020). Parole e promesse, promesse e parole. In tutti questi anni ne è passata di acqua e di marmettola sotto i ponti. Finora non ha chiuso nemmeno una cava, nemmeno quelle protagoniste di parecchie violazioni di legge».

«Negli ultimi 5 anni (2017-2021) sono state emanate ben 40 ordinanze di sospensione e di riduzione in pristino a carico di soggetti esercenti attività estrattiva di marmo per violazioni di legge, senza nemmeno una chiusura definitiva. Infatti, ai sensi dell’art. 69 della legge regionale Toscana n. 30/2015 e s.m.i., l’ente parco svolge tutte le funzioni relative ad accertamenti, valutazioni, considerazioni, autorizzazioni, atti in proposito. Tuttavia, in caso di violazioni di legge o delle prescrizioni autorizzative (es. scarico di rifiuti e marmettola nelle acque), è previsto soltanto il potere di ordinare la sospensione dei lavori e il ripristino ambientale (art. 64 della legge regionale Toscana n. 30/2015), ma non è prevista la possibilità di revoca delle autorizzazioni. Per sua stessa natura, poi, la sospensione dei lavori non può che essere temporanea (vds. Cons. Stato, Sez. IV, 22 febbraio 2017, n. 823). Il provvedimento di decadenza è competenza del Comune interessato e, chissà perché, è più facile trovare una mosca bianca piuttosto che un provvedimento di decadenza di una cava sulle Apuane. E la Regione Toscana, che dovrebbe porvi rimedio in via legislativa, fa il pesce in barile. Sarebbe ora di passare, finalmente, dalle parole ai fatti, prima che le Alpi Apuane siano completamente divorate da un’industria estrattiva che dall’arte di Michelangelo è passata al carbonato di calcio per dentifrici e mattoni. – conclude – Prima che uno straordinario patrimonio naturalistico e culturale sia perso per sempre».