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«No al ddl Zan», le Sentinelle in Piedi manifestano a Pontremoli

«Il ddl Zan non serve a impedire violenze o ingiuste discriminazioni»

PONTREMOLI – «Di fronte ad una legge bavaglio che potrà potenzialmente rendere “omofobo per legge” chiunque non si allinei al mainstream, siamo pronti a scendere di nuovo in piazza per difendere la libertà d’espressione». Così commentano le Sentinelle in Piedi che saranno impegnate in una nuova iniziativa oggi  alle ore 16 a Pontremoli (Massa-Carrara), in piazza Italia.

«Il ddl Zan non serve a impedire violenze o ingiuste discriminazioni, – spiegano – per questo c’è già il nostro codice penale con le aggravanti, se necessarie. Il testo ha lo scopo di imporre per legge una visione dell’uomo fluido, privato dei suoi legami fondamentali, senza identità, più confuso e quindi manovrabile. Sarà un potenziale omofobo chiunque non sposi il pensiero delle realtà cosiddette Lgbt, che per altro sono le prime a discriminare quando pretendono di parlare in nome di tutte le persone che provano attrazione per lo stesso sesso, molte delle quali sono contrarie a questo testo. L’ideologia gender, già entrata nelle nostre scuole, si imporrà ancor di più con l’istituzione della giornata sulla cosiddetta omotransfobia obbligatoria. Siamo di fronte ad un testo funzionale alla repressione del dissenso: si punirà (e poi si “rieducherà” come previsto dal testo stesso) chi si esprimerà in modo “non allineato” sui temi della famiglia, del matrimonio e dell’identità umana. Ma non solo».

«Siamo all’interno di un disegno molto più grande. Un potere transnazionale impone il Pensiero Unico attraverso media e politica, col supporto di sedicenti esperti. – proseguono le Sentinelle – Lo Stato e le entità sovranazionali,  sempre più in mano alla grande finanza e alla tecnocrazia, pretendono di definire che cosa ci fa bene e che cosa ci fa male, quali sono i diritti “concessi” ai cittadini e quali negati, quali attività sono essenziali e quali no, che cosa si può dire e che cosa no, che cosa si può fare e che cosa no. Che cosa dobbiamo fare del nostro corpo. Il dissenso viene ridicolizzato, deriso, screditato, silenziato e poi patologizzato. Etichettare le persone come “omofobe” infatti è il preludio del segnalarle come affette da una patologia, lo stesso avviene con chi in questo momento non condivide le politiche di gestione della pandemia. Il metodo è simile perché la matrice è la stessa».

Non saremmo quindi sinceri se non dicessimo che non è solo una questione di libertà: questo testo impedirà di esprimere pubblicamente la verità sull’uomo, ovvero che nasciamo maschio e femmina e nessuna legge potrà cambiare questa realtà. La persona umana non può essere ridotta al suo orientamento sessuale. Ciascuno di noi è innanzitutto una creatura con dignità infinita, chiamata a compiere il suo destino buono.

Ecco perché scendono in piazza: «Scegliamo lo spazio pubblico reale, invece di quello virtuale, per affermare il nostro essere cittadini liberi e protagonisti. Saremo in silenzio, con un libro in mano, per contrastare il mare di menzogne che ci vengono propagate ventiquattro ore al giorno. Noi ci prendiamo il tempo per la verità. Saremo ad un metro di distanza non per il cosiddetto distanziamento sociale, ma perché ciascuno di noi veglia in quel metro quadrato di piazza, nello stesso modo in cui è sentinella nella sua vita. Insieme perché solo una rete di relazioni vere può contrastare un sistema che ci vuole controllati, distanziati, soli e manovrati. Saremo in piazza anche per chi ci contesta non ha capito la portata epocale di questa battaglia».