LiguriaNews Genova24 Levante News Città della Spezia Voce Apuana TENews

Regolamento marmo e ricorsi, Rifondazione: «Gli industriali sono chiari: o trattiamo sul nostro campo o in tribunale»

MASSA-CARRARA – Riceviamo e pubblichiamo da Rifondazione Comunista.

Le affermazioni del (vice)sindaco di Carrara Matteo Martinelli a commento dei ricorsi degli industriali sul regolamento del marmo (qui l’intervento di Martinelli) non ci convincono.
Non siamo convinti che gli industriali di Carrara siano degli sprovveduti, degli ignoranti in materia, degli improvvisati. Hanno letto, e hanno fatto leggere a diversi studi legali, il regolamento degli agri marmiferi da poco approvato dal Consiglio comunale di Carrara e si sono posti un’unica domanda: cosa ci perdiamo?
Perché gli industriali fanno il loro mestiere, sono capitalisti e difendono i loro interessi. Che altro dovrebbero fare? Quando mostrano una faccia “sociale”, un interesse per il bene collettivo, lo fanno, magari a volte colti anche dal rimorso, perché è un tornaconto per le loro attività. La vicenda della “beneficenza” fatta con le mascherine “made in China” quando sono sempre pronti invece a difendere il “made in Italy” dimostra come lo spirito collaborativo verso i più piccoli imprenditori della zona che hanno investito in quel settore è praticamente inesistente. Il cannibalismo del capitale è ben argomentato nella storia economica internazionale.
L’imprenditore difende il proprio profitto, niente di strano, niente di anomalo.
Nonostante il regolamento approvato non porti ad alcun cambiamento in tema ambientale e nei rapporti di forza, temi più volte propagandati dal Movimento 5 Stelle, gli industriali conservatori o innovatori a seconda dei propri interessi, hanno pensato di mettere tutto in stallo, tutto fermo, bloccando l’efficacia del regolamento, spostando tutto nelle aule dei tribunali, lanciando un messaggio chiaro: o trattiamo sul nostro campo o trattiamo nelle aule dei tribunali con la nostra forza economica.
A pagare sarà la cittadinanza di Carrara, e non solo, che dovrà sopportare questa diatriba per lungo tempo. E nel frattempo?
Nel frattempo si continuerà a scavare come se nulla fosse successo, si continueranno a contare le denunce di Arpat per reati ambientali, si assisterà al logorio del territorio sul piano occupazionale e si assisterà alla beneficenza di qualche imprenditore o di qualche fondazione che elargirà le briciole della ricchezza tolta dal monte.
Qualcuno in questi giorni ha proposto un’operazione trasparenza sui dati delle società che escavano. Riflettete come amministrazione. Forse se i carrarini vedessero gli zeri dei bilanci e le catene di controllo, si potrebbe oggi discutere su un altro livello.