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Taglio dei parlamentari, cosa ne pensano gli apuani? Dicci la tua sondaggio

La Voce Apuana spiega le ragioni del Sì e del No alla riduzione del numero di deputati e senatori e chiede ai suoi lettori cosa voteranno al referendum costituzionale del 20-21 settembre

MASSA-CARRARA – Non solo elezioni regionali. Il 20 e 21 settembre gli apuani, come i toscani e tutti gli italiani saranno chiamati a dire la loro sulla riduzione del numero dei parlamentari. In quelle date, infatti, si svolgerà il referendum che dovrà confermare o bocciare la legge costituzionale che taglia il numero di parlamentari di 345 unità. I membri del Parlamento, dunque, se vincerà il Sì passeranno da 945 a 600, portando da 630 a 400 i deputati e da 315 a 200 i senatori.

Al momento i sondaggi ufficiali dicono che a prevalere è il Sì, ma negli ultimi giorni il noto sondaggista Nicola Piepoli ha parlato di uno «scivolamento verso il No da parte dell’opinione pubblica. Manca meno di un mese al voto – ha dichiarato al quotidiano Affaritaliani – e per ora resta favorito il Sì, ma tutto può accadere e non escludo nulla. È come se una parte rilevante della popolazione intelletuale abbia compreso che il problema non è la numerica dei parlamentari, ma quello che fanno. Anzi, con 400 deputati rispetto a 630 ce ne saranno meno in grado di seguire i territori e i lori problemi».

Ed è sostanzialmente quest’ultima ragione quella principale del fronte del No, un fronte variegato e trasversale tra i partiti. Il fronte del Sì è invece guidato dal Movimento 5 Stelle che inserisce questa riforma nella sua battaglia “anti-casta”.

«Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente “Modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019?».

Sarà il quesito che gli elettori troveranno sulla scheda.

Chi vota sostiene il taglio, chiede che la riforma sia confermata e che entri in vigore. Chi vota No ne chiede invece l’abrogazione. Nei referendum costituzionali non si tiene conto del quorum, come nei normali referendum abrogativi. Indipendentemente dal numero di votanti, il risultato quindi viene sempre preso in considerazione.

LE RAGIONI DEL SÌ
Gli argomenti a favore del Sì hanno a che fare con la riduzione dei costi della politica e dunque con un risparmio economico per il bilancio dello Stato che sarebbe di circa a 100 milioni di euro all’anno. Nella presentazione della riforma si dice anche che l’obiettivo è «favorire un miglioramento del processo decisionale delle Camere per renderle più capaci di rispondere alle esigenze dei cittadini». Secondo i favorevoli, il taglio renderebbe dunque il Parlamento più efficiente, migliorerebbe «il rapporto tra cittadini e istituzioni» ed eliminerebbe «la frammentazione tra svariati gruppi parlamentari, che a volte non rappresentano le principali forze politiche presenti nel Paese ma gruppetti che servono solo a organizzare la sopravvivenza sulla poltrona». Non ci sarebbe quindi alcun rischio per la democrazia, il cui principale problema non sarebbe quello della scarsa rappresentatività, ma quello di una generale inefficacia da un punto di vista di gestione. La tappa della riduzione del numero dei parlamentari sarebbe poi solo un punto di partenza per procedere successivamente con altre riforme necessarie a eliminare il malfunzionamento delle istituzioni.

LE RAGIONI DEL NO
Il taglio del numero dei parlamentari è stato invece molto criticato e argomentato da diversi esperti e giuristi, secondo i quali non porterebbe solo a una riduzione numerica. Il referendum non sarà accompagnato da una riforma più ampia sul funzionamento del Parlamento, cosa che potrebbe consentire alla riduzione di renderlo realmente più efficiente. Verrebbe poi distorto il rapporto tra rappresentanti e rappresentati. Il Senato, ha spiegato recentemente a Primocanale Lorenzo Cuocolo, professore di diritto costituzionale comparato ed europeo all’Università di Genova, in base alla Costituzione deve essere eletto su base regionale: «È evidente che le regioni più piccole – come la Liguria – avranno una grande difficoltà ad essere compiutamente rappresentate in Senato, sia con esponenti della maggioranza, sia con esponenti delle minoranze. La riforma avrà un effetto iper-selettivo, limitando sensibilmente la voce in Parlamento delle forze minori e distorcendo la rappresentanza a vantaggio dei territori più popolosi». Per i sostenitori del No, poi, l’argomento economico non regge per due motivi. Il primo si potrebbe riassumere nell’assunto secondo cui “la democrazia non ha prezzo”. Inoltre Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, in un editoriale pubblicato negli ultimi giorni ha spiegato che secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani, i risparmi sarebbero non di 100, ma di 57 milioni l’anno: «Ovvero una cifra significativamente più bassa di quella enfatizzata dai sostenitori della riforma», pari allo 0,007% della spesa pubblica italiana. In particolare dividendo il risparmio annuo per tutta la popolazione italiana, l’Osservatorio ha evidenziato che si tratterebbe dell’equivalente di un caffè (95 centesimi) all’anno per ciascun italiano.

E tu? Come voterai? Sì o No? Rispondi nel sondaggio e, se vuoi argomentare meglio il tuo pensiero, scrivici a redazione@voceapuana.com o commenta sulla nostra pagina Facebook.

Sondaggio

Referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Voterai Sì o No al taglio di deputati e senatori?

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