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Referendum, Nostra!: «Solo propaganda, nessun privilegio verrà tagliato»

L'appello al parlamento affinché posticipino la data del voto così da evitare che i cittadini disertino le urne

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No al referendum del 29 marzo. E’ la posizione del comitato NOstra! nato proprio per sostenere voto contrario alla riforma costituzionale che intende ridurre i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. «Minore rappresentanza per i territori, risparmio irrisorio di soldi pubblici e l’accentuazione del carattere oligarchico del nostro sistema istituzionale. Ma nella realtà nessuno toccherà i privilegi veri dei nostri politici: non è previsto alcun taglio degli stipendi dei parlamentari, alcun taglio dei rimborsi spese dei funzionari dei porta borse, alcun taglio degli sprechi dovuti alle auto blu. Questa per noi è una grande operazione di propaganda che non a caso mette quasi tutti i partiti dell’arco costituzionale d’accordo. Si tratta invece di un “taglio” alla democrazia». Ad affermarlo è Maurizio Bonugli del comitato in questione, al quale hanno aderito anche Andrea Biagioni e Davide Lucchini. I tre chiedono inoltre ai parlamentari apuani di portare all’attenzione del governo la proposta di modifica della data del voto, per evitare che la paura del coronavirus porti i cittadini a disertare le urne.

«In sordina – intervengono – ma con una vera e propria “manovra di palazzo” ci stanno per servire una gigantesca “fregatura”. Quella che spaccia come una grande battaglia di civiltà, l’irrilevante risparmio che deriverebbe dal “taglio” del numero dei parlamentari. Un risparmio che equivale ad un caffè per ogni italiano all’anno. Lo 0,007% della spesa pubblica nazionale: praticamente nulla. Mentre, invece, non si toccano gli interessi dei “professionisti della politica”».

«Avremo un deputato ogni 150.000 abitanti: con un danno notevolissimo per le comunità del nostro paese meno numerose, ovvero le province meridionali, le isole, le zone interne e montane e con loro anche le minoranze linguistiche, quelle culturali e quelle politiche». Il referendum arriva inoltre in un momento in cui l’intero paese è “distratto” dal coronavirus. Il rischio, secondo i tre attivisti, è quello di un risultato parziale, condizionato dalla paura del virus. A differenza dei referendum abrogativi, infatti, per la validità del referendum non è obbligatorio che vada a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto. Basta la maggioranza dei voti validi, indipendente da quante persone si recano ai seggi. «Sicuramente non sarà facile, ma il rinvio del voto – chiede Nostra! – rappresenta una opportunità per consentire ai cittadini di informarsi adeguatamente ed elaborare una opinione ed una scelta consapevoli. Al contrario ne va del diritto alla partecipazione della cittadinanza alla campagna referendaria e al corretto espletamento delle procedure democratiche».

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