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«Casa Socialista di Forno, nessuna vendita. Tutto deve essere ancora deciso»

Lo afferma l'assessore al bilancio di Massa, Pierlio Baratta, che interviene per chiarire dopo la denuncia della deputata Pd Nardi e il consigliere Uilian Berti

«Apprendo dalla stampa la prematura vendita della casa socialista di Forno. Un altro pretesto per creare polemiche e mistificazioni che costringe, ma con piacere, questa amministrazione a far conoscere la verità ai cittadini, che risiede nella legge e nella delibera stessa che sarà adottata dal Consiglio comunale di lunedì». È l’assessore al bilancio del Comune di Massa, Pierlio Baratta, a intervenire sull’allarme lanciato dalla deputata del Pd, Martina Nardi, e dai alcuni consiglieri di opposizione, come Uilian Berti, sulla possibile vendita della Casa Socialista di Forno da parte del Comune.

«Orbene – dice Baratta – nulla è stato venduto e nulla è in vendita come qualche consigliere di opposizione vorrebbe dare a bere ai cittadini meno attenti. È singolare che errori, ammesso che di errori si tratti, derivino proprio da chi per anni ha fatto dell’amministrazione della cosa pubblica una professione. Non sa il consigliere Uilian Berti che l’inserimento di immobili che non sono strettamente strumentali all’esercizio dell’attività istituzionale è una prerogativa perseguita dal 2008 per disposizione normativa? Proviamo a fare un pò di chiarezza: l’inserimento degli immobili nel piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari non significa che gli immobili ivi contenuti siano necessariamente venduti, altrimenti si dovrebbe escludere la parola “valorizzazione” dalla denominazione del piano».

«Entrando nella delibera che sarà sottoposta all’approvazione del Consiglio – spiega l’assessore – che si richiama integralmente, si comprende benissimo dai quattro punti che nessuna cessione è stata fatta o sarà fatta. Il punto 2 e il punto 3 parlano chiarissimo, fugando ogni dubbio a tutti quei cittadini e lettori alla ricerca della verità. Il punto 2 recita che il piano potrà essere integrato o modificato con successivo atto mentre il punto 3 prevede la pubblicazione del piano all’albo pretorio. Tale ultimo passaggio che apparentemente sembrerebbe privo di significato in realtà consentirebbe a tutti i cittadini tra i quali anche il consigliere Berti, che ben dovrebbe conoscere le norme che sottendono all’amministrazione, di impugnare l’atto laddove ne fosse prevista l’alienazione immotivata. Ma ancor più lo stesso Berti riconosce l’onerosità di taluni beni che assorbono ogni anno ingenti risorse all’amministrazione e per i quali cittadini come lui o altri affezionati al valore simbolico culturale potrebbero prodigarsi attraverso la stessa norma citata “art bonus” a valorizzare detti simboli che rappresentano la storia. Questa amministrazione di fronte a tali liberalità che ci auguriamo arrivino non solo sulla carta, potrebbe sicuramente “valorizzare” detti beni. Allora ci chiediamo delle due l’una o il consigliere di opposizione diffonde notizie palesemente errate per scarsa conoscenza delle regole o altrimenti lo stesso mente a tutti i cittadini compresi i suoi elettori per un fine a molti ignoto. Credo sia giunto il momento di dire basta a polemiche di ordine ideologico che nulla hanno a che fare con la risoluzione dei veri problemi dei massesi. Confrontiamoci su temi reali e tangibili come sanità o lavoro o programmazione amministrativa invece di cercare di fomentare gli animi con polemiche sul passato. Guardiamo avanti, per noi e per i nostri figli».