LiguriaNews Genova24 Levante News Città della Spezia Voce Apuana TENews

Bellugi, l’assemblea Anpi: «Quel monolite inquina la storia di Massa»

«Non aiuterà a superare ogni divisione e ogni diverbio sul passato»

Più informazioni su

È democratico concedere una parte della città alla memoria di un personaggio che la democrazia di quella città non l’ha difesa? È possibile scindere la sua vita in due parti, artistica e politica, e valorizzarne solo una? Se sì, di fronte ad una fetta della città che è contraria a rendere onore all’artista Ubaldo Bellugi, si può ancora parlare di questione non politica?

Domande difficili che l’assemblea organizzata dall’Anpi al salone dei Quercioli ha provato a porsi collettivamente. La sala è piena, gli animi caldi. Ormai da tempo si parla del monolite che la giunta Persiani intende posizionare ai Quercioli con la poesia di Ubaldo Bellugi “Primavera de Massa”. Tra venti giorni di fronte a quella stessa sala si terrà l’inaugurazione di quel blocco di marmo alto due metri e mezzo e largo 1,60, che i presenti intendono ancora provare a respingere. Tutto è messo in discussione da chi è in sala. La storia, la memoria, la rappresentanza politica, la costituzionalità dell’atto, l’affidabilità dei racconti, i bisogni della città, la sicurezza, le conseguenze dell’indifferenza. È un grande dibattito in cui ogni cittadino è chiamato a manifestare la sua opinione. E a riflettere. L’obiettivo è comune: impedire democraticamente che quel monolite tocchi la terra di Massa, città medaglia d’oro al valore civile e militare. E i motivi sono tanti, oltre a questo riconoscimento. Per Elena Cordoni dell’Anpi l’atto di giunta rappresenta «un’omissione» che potrebbe inquinare la storia locale. Per Oliviero Bigini, presidente di Anpi, è «un’umiliazione per tutta la città». Bigini parla di «delibera clandestina». E chiede che anche il consiglio comunale si pronunci a riguardo: «vorremmo capire se i consiglieri, come gli assessori, sono in grado di navigare nel web, ma non di arrivare con l’automobile fino a Forno, o a Vinca». Nando Sanguinetti non le manda a dire: «questo monumento è al fascista pessimo poeta».

Una raccolta firme – il modulo è presente ad un banchetto ai piedi di palazzo civico, nelle sedi della Cgil, dell’Anpi e domenica ai gazebo allestiti in città – è stata lanciata per dare una consistenza a quella parte della città che vede in questo gesto un modo per re-inquadrare la storia locale. Una parte di città che non ha accettato che Ubaldo Bellugi non abbia sentito la necessità, in tempi di pace, di fare un mea culpa pubblico, di dissociarsi apertamente dal fascismo, di chiedere scusa alla sua amata Massa.

Stefano Alberti del Partito Democratico definisce quello dell’amministrazione un «revisionismo strisciante». Nino Bocci, ex capogruppo della sezione locale del Partito comunista italiano, oggi 90 anni, si commuove: «da tanti anni non faccio politica e mi sento responsabile nei confronti di questo revisionismo che è diffuso in tutta Italia». Anche Paolo Gozzani della Cgil chiede responsabilità: «siamo di fronte ad un arretramento democratico, la responsabilità è di ognuno di noi», dice che «l’antifascismo non si può umiliare» e che «nel silenzio e nell’indifferenza vincono la paura e il revisionismo».

Un tentativo di revisione, di rivedere quanto accaduto più di 70 anni fa. Questo quello che pensano gran parte dei presenti della volontà del primo cittadino Francesco Persiani e della giunta di portare a compimento ciò che da vent’anni la città rispedisce al mittente. Alcuni degli intervenuti chiedono un convegno per approfondire ciò che fece Ubaldo Bellugi. Franca Leverotti lo rivendica «perché non bisogna aver paura del passato. Non bisogna aver paura di scoprire altri nomi di fascisti». Altri fascisti, sì perché Bellugi non era ovviamente l’unico ad indossare una camicia nera in città. La discussione apre alle corresponsabilità. Anche per Evandro Dell’Amico «abbiamo approfondito poco. C’è bisogno di cultura, di un convegno. Dov’è Alessandro Volpi?». «Non bisogna fuggire di fronte a chi ci attacca – dice Dell’Amico – L’antifascismo deve essere militante. Chiedo ufficialmente che Volpi si assuma la responsabilità di questa vicenda».

Ma l’ex sindaco Alessandro Volpi non c’è. In sala ci sono diversi democratici che lo sostengono, fra loro Luca Perinelli, Lorenzo Mosti e la consigliera Elena Mosti. C’è anche la giovanile della sinistra e molti della Cgil. Ci sono i Carc ed esponenti dell’Arci. Dall’esterno sembra una sinistra orfana del suo leader costretta a ripartire da un confronto dal basso. Concorde nel dire che quel monolite «non aiuterà a superare ogni divisione e ogni diverbio sul passato». Anzi.

Più informazioni su