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«Un altro bar in mani straniere a Massa. Urge regolamento per tutela locali»

Fratelli d'Italia: «La città ha già “aperto” anche troppo all’invasione di attività in settori, come quello della ristorazione e dei bar, che dovrebbero avere come punto di riferimento una certa professionalità»

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«A distanza di sei mesi dalle elezioni comunali di Massa che hanno significato una svolta radicale nel governo della città e del suo territorio ci sembra utile fare un breve bilancio delle azioni messe in campo dalla nuova amministrazione del sindaco Francesco Persiani, della quale Fratelli d’Italia fa parte a pieno titolo». Lo affermano dal coordinamento comunale del partito di Giorgia Meloni, che intervengono per lanciare l’idea per la tutela del commercio locale.

«Innanzitutto è doveroso dire che fin dal primo momento ci siamo trovati di fronte ad una situazione veramente rovinosa dovuta ad anni ed anni di incuria in ogni settore: poca pulizia della città, decoro urbano inesistente, strade dissestate e piene di buche molto pericolose, scarsità di fondi nel bilancio comunale per far fronte alle urgenze, necessità di rivedere completamente la contabilità comunale per accertarne la trasparenza, commercio allo stremo delle forze, turismo non supportato adeguatamente da azioni di marketing, industria ed artigianato non in grado di garantire lavoro continuativo ad una città che, invece, ne avrebbe assoluto bisogno. In questo quadro deleterio tutta l’Amministrazione si è messa a lavorare con capacità e competenza supplendo, in molte occasioni, alle difficoltà finanziarie con tanta, tanta fantasia e collaborazione da parte dei cittadini».

Riteniamo che i buoni risultati raggiunti in questi primi sei mesi di nuova amministrazione siano già ben visibili ma tutto ciò è solo un anticipo della nuova politica del fare che vogliamo portare avanti per ridare a questa città una nuova vita ed ai suoi cittadini un valido motivo per restarci a vivere e a prosperare. Ed allora bisogna pensare a politiche che siano innovative rispetto a quelle messe in atto fino a ieri che si sono rivelate deleterie per tutto il tessuto sociale ed economico massese. A questo proposito uno dei temi speculari che Fratelli d’Italia intende affrontare con grande decisione è quello del commercio e delle grandi difficoltà che questo settore ha dovuto sopportare negli ultimi anni fino a vedere la chiusura di numerosissimi negozi di ogni tipo, dall’abbigliamento all’alimentare, dai servizi alla logistica».

«E’ degli ultimi giorni che una vecchissima attività di bar posta proprio nel luogo simbolo di Massa, la passeggiata di viale Chiesa in prossimità del teatro Guglielmi, sia oggetto di trattativa di vendita da parte di acquirenti non italiani. Noi lo diciamo chiaramente, senza giri di parole in modo da far capire come la pensiamo: la città ha già “aperto” anche troppo all’invasione di attività in settori, come quello della ristorazione e dei bar, che dovrebbero avere come punto di riferimento una certa professionalità ed invece troppo spesso lasciano a desiderare, anche dal punto di vista igienico piuttosto che dallo sfruttamento dei lavoratori. Non ci vogliamo addentrare in un ginepraio come potrebbe essere quello del dove e come vengono reperite le grandi risorse finanziarie che permettono a stranieri di acquisire attività ultra ventennali, per certe cose crediamo che ci siano gli appositi organi di vigilanza dello Stato, ma ci domandiamo perché i commercianti locali rimangano troppo spesso tagliati fuori da tali acquisizioni».

«In città non esiste quasi più un negozio di generi alimentari dove acquistare un chilo di farina per la polenta o farsi confezionare un buon panino con la mortadella però, in compenso, prolificano i kebab gestiti, dal punto di vista igienico e della qualità, in maniera molto approssimativa. Non lo possiamo più tollerare ed in questa determinazione siamo confortati dai provvedimenti che un’altra Amministrazione governata da un sindaco di espressione Fratelli d’Italia, quella di Pistoia, ha già emanato a salvaguardia del commercio locale di quella città.
Noi riteniamo che si debba fare qualcosa di molto forte per impedire lo svuotamento del commercio autoctono ed in tal senso ci comporteremo politicamente perché siamo convinti che la conservazione delle nostre tradizioni, degli usi e delle radici siano un patrimonio da salvaguardare e non da barattare con noncuranza sull’altare della globalizzazione».

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