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Elezioni 2018, intervista a Enio Minervini (PaP): «Ripartiamo dallo Stato sociale»

«Massa-Carrara è vittima di politiche industriali disastrose. Basta contributi alle imprese»

Abbiamo intervistato Enio Minervini, capolista alla Camera nel collegio Prato-Pistoia-Lucca-Massa Carrara per Potere al Popolo.

Cosa l’ha spinta a candidarsi per questa nuova lista?
Sono da tempo militante di sinistra anticapitalista, che è una delle componenti di Potere al popolo. Mi ha entusiasmato la messa in campo dell’azione del centro sociale napoletano “Je so’ pazzo”. Abbiamo finalmente un processo politico di riunificazione a sinistra senza possibilità di commistioni con un centrosinistra che ha promosso le più sfacciate politiche neoliberiste, dal Jobs Act alla riforma delle pensioni.

A proposito dell’abolizione della riforma Fornero: quali sono le coperture?
Se l’Inps è in difficoltà economiche è perché non viene osservata la separazione, stabilita per legge, tra assistenza e previdenza. Nel 2018 i contributi dei lavoratori italiani hanno superato le prestazioni pensionistiche erogate. Nel corso della Storia, a partire dalla prima rivoluzione industriale, al progresso tecnologico sono corrisposti aumenti salariali, la riduzione dell’orario di lavoro e della vita lavorativa. Così dovrebbe essere anche oggi. Ridurremo le spese militari. Azzereremo i contributi alle imprese, che in questi anni non hanno mai avuto una ricaduta occupazionale sensibile sul territorio. Penso al caso Eaton a Massa, o a Nca, dove 35 lavoratori sono stati tenuti segregati al solo scopo di eliminare i dipendenti sindacalizzati. Promuoveremo una lotta all’evasione seria, che verifichi la conformità tra dichiarazione dei redditi e tenore di vita. E una tassa patrimoniale.

Parliamo di antifascismo. Qualche mese fa un signore è salito sul Sagro sventolando la bandiera dell’RSI.
La lotta al fascismo è una priorità assoluta. Quando leggo testi che raccontano l’epoca nazista, mi chiedo spesso: dov’era la gente per bene? Mi faccio la stessa domanda oggi. Prepariamoci a dare una risposta di dignità a queste pericolosissime forme di recrudescenza: da un nostalgico che issa in cima al Sagro una bandiera sporca di sangue a fatti di fascismo concreto, come la sparatoria di Macerata. Che è un episodio di terrorismo fascista. Salvini, scaricandone la responsabilità sui migranti, compie la stessa operazione di ribaltamento tra vittime e carnefici tipica dei casi di femminicidio. L’uccisione di Pamela e i fatti di Macerata si fondano sull’idea che gli altri non contino nulla e sono, ciascuno a proprio modo, atti fascisti.

Come far respirare un territorio come quello di Massa-Carrara, dove il tasso di disoccupazione supera il 15%?
Potere al popolo ha cominciato la campagna elettorale dall’area ex Dalmine, non per caso: la ZIA è l’emblema delle politiche industriali disastrose nella nostra provincia. Da un lato cercano di attrarre investimenti esterni, dall’altro lottizzano gli spazi produttivi. Nessuna idea di sviluppo reale. Le nostre priorità sono la difesa delle montagne e dell’ambiente; la riduzione drastica dell’escavazione del marmo; il raddoppiamento, anzi la triplicazione della lavorazione del marmo escavato in loco. Puntiamo sempre più alla presenza pubblica del marmo, riducendola. Incentiviamo un turismo di qualità, non predone. Anche la cura delle persone può essere un’occasione di lavoro, oltre che di benessere. I 45 milioni di tagli alla sanità annunciati dal governatore Rossi sono un massacro sociale.

Il vostro programma prevede l’amnistia per i reati legati alle lotte sociali, sindacali e ambientali. Mi viene in mente il caso Lenzoni.
Ho testimoniato sia al processo di Marco Lenzoni che a quello di Gina de Angeli, il cui caso mi preme ricordare. Manifestammo in piazza Sacco e Vanzetti per sostenere la vertenza contro la riduzione del personale della ditta Dussman, che faceva le pulizie nell’ex-ospedale. Gina è stata condannata a un mese di carcere e al pagamento delle spese processuali per aver spinto le lavoratrici ad andare a parlare col sindaco. Paghiamo la solidarietà verso i lavoratori con la repressione. Lo Stato interviene duramente contro i militanti che li difendono, anziché contrastare i criminali.