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Tassa marmi, banca dati pubblica o sensore sui blocchi. L’autocertificazione passa agli industriali

La maggioranza presenta la sua ricetta per la tracciabilità. Dell'Amico: "Differenzieremo marmo per tipologia, la fase di controllo è da perfezionare"

Oggi la commissione Politiche per il marmo e Sport si è riunita per discutere di un sistema di tracciabilità per il marmo estratto in cava. La maggioranza ha presentato la sua proposta: la prima novità sostanziale è che l’autocertificazione non sarà più a carico dei trasportatori, ma degli stessi proprietari di cava. Si profilano poi due possibilità alternative: la prima, la realizzazione di una banca dati pubblica per il censimento dei blocchi; la seconda, l’applicazione ai blocchi di uno speciale sensore che sarà letto in fase di pesatura, come una sorta di “codice a barre”.

Nel primo caso, il censimento comporterà la definizione di un numero univoco da associare al blocco (cava, anno e numero progressivo). La cava dovrà inserire inoltre: dimensioni del blocco; tipologia; qualità; bancata; foto georeferenziata. A chiusura del ciclo di vita del blocco è previsto l’inserimento (facoltativo) da parte dell’utilizzatore della dichiarazione certificata del taglio, con foto e coordinate GPS.

L’alternativa è che ogni bacino venga fornito di un numero congruo di sensori (Rfid corazzati e attivi) a cui siano associati i dati per il riconoscimento del bacino di provenienza. A ogni blocco in uscita verrà semplicemente incollato un sensore che sarà letto in fase di pesatura e di ingresso in galleria della strada dei marmi, rilevando la targa del mezzo e le tonnellate trasportate. I dati raccolti saranno dunque trasmessi in tempo reale al sistema centralizzato.

“Intendiamo mantenere il valore medio – ha spiegato il capogruppo M5S Stefano Dell’Amico – differenziandolo però per le distinte tipologie di marmo”.

“Siamo d’accordo sulla necessità della tracciabilità – ha dichiarato Cristiano Bottici (PD) – già prevista dall’articolo 23 della nostra bozza di regolamento degli agri marmiferi. Tuttavia, non parliamo di una valutazione blocco per blocco ma di un’autocertificazione che passa per le mani degli industriali. È affidabile? Forse lo è più il valore medio. Chi effettuerà il controllo, dove e come? Qualora emergessero irregolarità come si procederebbe?” Perplessità simili sono state espresse anche dal consigliere d’opposizione Gianenrico Spediacci.

“Il controllo in teoria potrebbe essere fatto a campione, blocco per blocco, ma non intendiamo procedere in questo modo – ha spiegato Dell’Amico – a distanza di qualche mese di tempo, o più, controlleremo se il flusso di dati corrisponda o meno a quello calcolato per gli anni precedenti. Il momento del controllo è invece in fase di perfezionamento. Qualora fosse rilevata un’incongruenza, l’ufficio tecnico potrebbe effettuare un controllo in cava o in deposito. Dopodiché si passerebbe a un contenzioso oppure a una trattazione: sulle modalità stiamo ancora riflettendo”.

Gli stessi membri dell’ufficio tecnico hanno ribadito l’importanza dei controlli: in caso di dati difformi alle previsioni, la cava potrebbe dichiarare sbagliate le stime degli uffici.

Bottici ha inoltre chiesto per quali ragioni la bozza di regolamento degli agri marmiferi non fosse ancora stata discussa a ridosso della scadenza del 31 ottobre. Il capogruppo pentastellato ha smentito qualsiasi tipo di correlazione tra lo slittamento del regolamento e l’imminente discussione prevista in Regione delle modifiche alla legge regionale n. 35 del 25 marzo 2015, senza però fornire ulteriori motivazioni.