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«L’azienda chiede turni fino a 12 ore ai portuali, questo è sfruttamento». Sindacato sul piede di guerra

Luca Mannini della Fit-Cisl chiede l'intervento della sindaca Arrighi e del prefetto Aprea: «F2i Holding continua a inviarci bozze di accordo improponibili, invitandoci a presentarle in votazione ai lavoratori dopo aver seminato agitazione sul personale con lo spauracchio della perdita dei traffici»

MARINA DI CARRARA – «L’ottimismo trapelato sulla stampa locale in questi giorni sul Porto di Marina di Carrara da parte della F2i Holding purtroppo stride con la realtà dei fatti». Inizia così l’intervento di Luca Mannini, segretario della Fit-Cisl di Massa-Carrara. «Se non sono 20 anni poco ci manca dall’ultima assunzione di personale pperativo alla Porto di Carrara Spa, oggi diventata F2i Holding. Una tendenza che speravamo venisse interrotta, circa due anni fa, con appunto l’arrivo della nuova proprietà dalla quale ci aspettavamo un rilancio dell’economia portuale non solo in termini di traffici ma anche in termini di offerta e condizioni migliorative di lavoro».

«Purtroppo le cose non stanno andando per il verso giusto e al forte incremento del traffico avuto nell’ultimo anno la nuova governance anziché farvi fronte con nuove assunzioni sta proponendo con insistenza e prepotenza il raddoppio del turno di lavoro ai dipendenti del ciclo nave. Dipendenti la maggior parte dei quali tra i 50 e i 60 anni di età. Nel merito di quanto sopra è giusto spiegare che i portuali lavorano con turni di lavoro di 6.20 ore giornaliere, sei giorni su sette e riposo settimanale la domenica. Ebbene, la nuova governance pretende che per ben 48 giorni all’anno questi lavorino obbligatoriamente 12 ore al giorno per un impegno lavorativo di 13 ore giornaliere con turni suddivisi in due trance da 6 ore ciascuno intervallati da un’ora di pausa».

«Peccato che stiamo parlando di lavoratori non più trentenni che lavorano spostando carichi pesanti (legno e altro materiale) sotto il sole, le intemperie o dentro le stime delle navi. Un lavoro che definirlo pesante è certamente riduttivo. Come sindacato abbiamo tenuto ben due assemblee con i lavoratori interessati al raddoppio dei turni e questi hanno giustamente risposto che non li vogliono effettuare perché non ce la fanno fisicamente, troppe ore per un lavoro che impegna fortemente il fisico di una persona. L’esito dell’ultima riunione lo abbiamo inviato formalmente all’azienda con una comunicazione unitaria delle tre sigle sindacali presenti in azienda. Da parte sua l’azienda, in barba a ogni corretta regola sindacale, ha rilanciato con la convocazione di un’assemblea dei lavoratori (scavalcando di fatto le organizzazioni sindacali) chiedendo loro maggiore impegno lavorativo, di dare maggiore disponibilità e accusandoli di far perdere traffici all’azienda non facendo abbastanza e concludendo con la minaccia che a settembre, se le cose non cambieranno, potrebbero esserci ripercussioni occupazionali».

«E pensare che moltissimi lavoratori a oggi hanno dato volontariamente la loro disponibilità a lavorare fino a 10 ore al giorno quando richiesto dall’azienda. Per quanto ci riguarda, se i traffici verranno persi sarà solo colpa di una dirigenza miope e ostinata a chiedere l’impossibile ai lavoratori, rifiutando nel contempo qualsiasi nostra controproposta priva delle dodici ore di lavoro ed il relativo impegno lavorativo di 13 ore. La nostra sensazione è che la governance di F2i Holding non si renda conto nel modo più assoluto cosa voglia dire lavorare in un porto, incapace di ascoltare perché troppo presa da obiettivi legati al mondo finanziario di cui fanno parte, essendo essi stessi un fondo di investimento».

«Ci siamo già lamentati del loro comportamento e delle loro pretese sia con il presidente della Port Authority Mario Sommariva sia con Confindustria ma F2i Holding continua a inviarci bozze di accordo improponibili, invitandoci a presentarle in votazione ai lavoratori dopo aver seminato agitazione sul personale con lo spauracchio della perdita dei traffici e la conseguente cassa integrazione. Non ci siamo, proprio non ci siamo. Chiederemo ľintervento della sindaca Serena Arrighi e del prefetto Guido Aprea».