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«Diritti negati, operai senza dpi e lavoratori in fuga. Ecco la realtà oltre la propaganda»

La Fiom Cgil punta il dito contro The Italian Sea Group: «È ora che si apra un serio confronto in città con le istituzioni e l’Autorità portuale»

MARINA DI CARRARA – «L’ennesima lettera di contestazione da parte di The Italian Sea Group a un lavoratore, la quarta negli ultimi dodici mesi, iscritto alla Fiom ed ex Nca». Umberto Faita e Massimo Braccini della Fiom-Cgil di Massa-Carrara puntano il dito contro l’azienda nautica di Marina di Carrara. «I motivi – evidenziano i due sindacalisti – sempre gli stessi: ritardi calcolati in modo arbitrario non tenendo conto che l’ingresso all’interno del luogo di lavoro coincide con la timbratura in ingresso e non sulla commessa, scarso rendimento rispetto alle operazioni di pulizia al quale il lavoratore, un carpentiere con il livello C2, ex 4° livello, non potrebbe essere assegnato, se non in violazione delle norme in materia di diritto ad essere assegnati a mansioni corrispondenti al proprio inquadramento, e infine utilizzo del telefono cellulare (che in realtà serve al lavoratore per rispondere alle numerose chiamate dei superiori gerarchici)».

«Insomma un vero e proprio controllo capillare da parte dei capi, certificato dalla precisione al minuto della lettera di contestazione, favorito dal clima interno e dalla facilità di identificazione del personale grazie al nome e cognome sulla t-shirt da lavoro, come nelle squadre di calcio. Senza contare che il lavoratore in questione, al quale si contesta, tra le altre cose, di non aver pulito perfettamente il pavimento dalla “polvere di stucco”, compra a sue spese e si porta da casa pure il dispositivo di protezione individuale, visto che l’azienda non glielo fornisce. C’è poi da dire che tutti i fatti contestati dall’azienda sarebbero avvenuti proprio il giorno in cui la Fiom attraverso il suo segretario generale chiedeva le motivazioni per le quali a quello stesso lavoratore venivano negate le ferie sebbene lo stesso avesse un residuo di circa 800 ore tra ferie e permessi».

«Come organizzazione sindacale – proseguono – abbiamo fatto presente l’obbligatorietà del riposo psico-fisico delle maestranze e sollevato dubbi circa l’impossibilità di sostituire un lavoratore addetto a mansioni di pulizia facilmente sostituibili. Una pratica abbastanza diffusa all’interno del cantiere a cui si somma, da una parte, l’eccessivo utilizzo del lavoro straordinario (che a un controllo un po’ più approfondito, che non si limiti alla lettura dei dati inviati agli istituti dall’azienda, potrebbe sforare il limite delle 250 ore massime annue pro capite stabilite dal Ccnl di lavoro), e dall’altra, l’utilizzo di turnazioni nelle giornate festive, di sabato e di domenica, notte compresa. Infatti, non è certamente un caso che nelle buste paga dei lavoratori compaiano voci come “premio operosità” o “trasferta Italia” e che nei contratti individuali di lavoro la retribuzione concordata assorba il lavoro straordinario».

«A tutto ciò si aggiunge un turnover impressionante. Ci domandiamo il motivo per cui a partire dal gennaio 2022, al netto delle maestranze assorbite dalla procedura di Perini, un lavoratore su 2 abbia abbandonato con un contratto a tempo indeterminato lo stabilimento e lo abbia fatto in media dopo circa 3 mesi. E ci domandiamo ancora il motivo perché dal gennaio del 2020 più di un lavoratore su 3 abbia deciso di lasciare l’azienda con un contratto a tempo indeterminato prima dell’anno. Forse è diversa la realtà per le maestranze che lavorano all’interno dello stabilimento rispetto a quello che viene propagandato dall’azienda? A distanza di più di 18 mesi dall’ultimo incontro sindacale, nonostante le
aperture aziendali sulle quali già allora sulla stampa avevamo nutrito seri dubbi, i lavoratori continuano a mangiare in pineta, i controlli continuano ad essere capillari e i diritti, come quello alle ferie e conseguentemente alla salute, vengono negati. Forse è ora che si apra un serio confronto in città con le istituzioni e l’Autorità portuale, visto che il cantiere opera su concessioni demaniali. Per tutti questi motivi come Fiom ci attiveremo a tutti i livelli per far valere i diritti dei nostri iscritti e dei lavoratori tutti e per ripristinare delle condizioni di lavoro dignitose».