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Beni estimati, la Corte d’Appello conferma: sono cave private. «Il Comune può fare poco»

Il commento di Andrea Figaia (Cisl): «Attenzione agli industriali, che prima vorrebbero venire a patti ma poi, subito dopo, chiamano gli avvocati». Intanto le federazioni di categoria Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil sono impegnate nel rinnovo del contratto provinciale del settore lapideo

CARRARA – I beni estimati restano privati. La Corte d’Appello di Genova ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Massa del 2018 che considera private circa un terzo delle cave carraresi. Adesso la parola passerà alla Corte di Cassazione anche se in Parlamento è depositata una proposta di legge per riconoscere la natura pubblica di queste cave. La proposta, però, al momento giace nei cassetti e la discussione non è alle viste.

Sul caso interviene Andrea Figaia, segretario provinciale della Cisl di Massa-Carrara. Riportiamo di seguito.

La sentenza della Corte d’Appello sembra mettere una parola più definitiva (attendiamo la Cassazione…) a favore del mondo dei ‘marmai’, per quanto riguarda la faccenda dei beni estimati: dopo che la Corte Costituzionale si era espressa, lamentando la “secolare inefficienza delle pubbliche amministrazioni” in relazione all’inerzia delle stesse, anche nei pochi atti che il Comune di Carrara, per esempio, aveva assunto nel corso dei decenni, poteva forse andare diversamente? Mi pare che la parola, lo slogan, assai usato, un po’ da tutti in campagna elettorale e cioè ‘fare gli accordi, fare gli accordi’, sia un mantra che appare sempre più poco efficace, sicuramente in questo contesto. Adesso, grazie alle ultime sentenze di vario grado e giudizio, su questa partita, costoro, hanno il coltello dalla parte del manico. Insomma, “ale’ dura ma al va’ buta”: i monti sono diventati privati. Chi aveva regolamentato nel tempo, la escavazione dei beni estimati? Forse un Regolamento comunale? No. Cosa si può fare adesso? La legge regionale 35 prevede che il Comune ci metta poi le mani e provi a mettere la parola fine rispetto alla loro evoluzione geologica relativa alla escavazione e quindi in mappa. ‘Ricognizione’ già effettuata. Ecco la nuova amministrazione dovrà e potrà operare in questo settore che ormai è minimale rispetto alla pretesa legislativa regionale, impugnata dal governo, ma, però, ancora invece assai utile e determinante in taluni casi, come per esempio nel caso delle cave miste, ovvero che sono confinanti tra loro. Prima osservazione: attenzione a costoro, che prima vorrebbero venire a patti ma poi, subito dopo, chiamano gli avvocati. Seconda osservazione: la questione del marmo merita un suo governo locale attento preparato e terzo. Troppo importanti i pozzi di petrolio di Dubai per farli gestire da soggetti non neutri rispetto alla ‘family’ degli sceicchi.

Il rinnovo del contratto

Intanto le federazioni di categoria Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil sono impegnate nel rinnovo del contratto provinciale del settore lapideo. Lorenzo Sichei responsabile territoriale della Filca Cisl, ribadisce «l’importanza del contratto provinciale, considerato che, in più di una occasione, è stato rimesso in discussione da parte imprenditoriale». Il contratto provinciale è, quindi, per la Filca Cisl un punto fermo. «Nella piattaforma che il sindacato unitariamente ha presentato alla controparte datoriale, sono presenti diversi punti che, tutti, hanno la loro legittimità, importanza e dignità. Si va dalla riduzione dell’orario di lavoro, alla sicurezza sul lavoro, alla formazione, soprattutto per coloro che vogliono intraprendere questo mestiere o rimanere al passo per evitare le gravissime conseguenze che, negli anni passati, hanno letteralmente flagellato il settore. Sono poi presenti punti che riguardano la parte economica: in questo momento così difficile per le famiglie, che non arrivano alla fine del mese, non sono certamente da tenere di secondaria importanza. Siamo quindi pronti, come Filca, alla trattativa, ma aperti al confronto senza alcun pregiudizio, nell’interesse dei lavoratori, sia di coloro che operano nelle cave, sia di coloro che operano nei laboratori del ‘piano’. Di quest’ultimi poco si parla, ma sono coloro che hanno pagato di più in questi anni, in termini occupazionali. Tenere insieme il settore vuol dire garantire stabilità e futuro alle escavazioni, con le compatibilità necessarie, sapendo che si estrae un bene che non è infinito e quindi occorrono politiche territoriali che tengano di conto delle specifiche particolarità. Il ‘piano’ cioè lavorazione del marmo, necessita di un rilancio e per questo vorremo il rispetto e quindi tutte le azioni territoriali previste nel rispetto della legge regionale 35 (la filiera) la quale prevede che il 50% del materiale estratto venga lavorato in loco. Nei prossimi giorni partiranno quindi le trattative per il contratto nazionale del settore Lapideo, Alcuni punti della nostra piattaforma, li ritroviamo anche a livello nazionale, anche su questo, dovremo vedere quindi come procedere, in modo che non ci siano concomitanze che possano influire o prevaricare sulle diverse competenze cioè nelle trattative dei due livelli distinti. Ribadisco ancora, che tenere unito il settore Lapideo, all’interno del contratto provinciale è per noi prioritario e lo pensiamo lo sia in generale anche per il territorio di Massa Carrara. Siamo però attenti alla concretezza ed alla pramaticita’. Non abbiamo pregiudizi, siamo aperti come sempre alla trattativa, convinti che il contratto serva a tutti. Vedremo quale sarà il risultato, è fondamentale una visione sindacale unitaria della vertenza, proprio per non mettere a rischio il livello provinciale di contrattazione. Insieme a Feneal e Fillea decideremo sul da farsi».