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«Sanac, un buco nell’acqua a Roma: nessuna risposta dal tavolo al ministero»

Il segretario della Uiltec Toscana Nord, Massimo Graziani: «Il ministro Giorgetti non era presente e il suo delegato non ha saputo rispondere alle domande dei sindacati»

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MASSA – “Sanac, nessuna risposta e nulla di fatto dal tanto atteso tavolo di crisi convocato al ministero dello Sviluppo economico. Prima di tutto non c’era il ministro Giancarlo Giorgetti ma il delegato Luca Annibaletti che non ha saputo dare una sola risposta alle domande poste dai sindacati. E le poche che ha dato erano o fuori tema o inopportune”. Un buco nell’acqua che lascia l’amaro in bocca al segretario della Uiltec Toscana Nord, Massimo Graziani, che ieri ha partecipato all’incontro convocato al Mise con le segreterie territoriali e nazionali dei sindacati sulla vertenza del gruppo che negli ultimi giorni è precipitata mettendo in pericolo centinaia di posti di lavoro in tutta Italia di cui oltre 100 soltanto nello stabilimento di Massa.

“Una riunione del tutto interlocutoria che proprio non serviva in questo momento – incalza Graziani -. E’ inutile che il Mise garantisca il pagamento degli stipendi, a oggi mai messi in discussione a meno che non sia un triste presagio. O che si impegni a onorare i debiti pendenti di Acciaierie d’Italia nei confronti di Sanac perché questo ormai è superato dai decreti ingiuntivi. Insomma, l’impressione è che il Ministero non sia in linea con i tempi della vertenza”. I sindacati hanno quindi ribadito i punti chiave della vertenza: “Rivedere le scelte politiche fatte. Superare il paradosso attuale in cui lo Stato fa la guerra a se stesso, preferendo addirittura di acquistare materiali refrattari all’estero per danneggiare Sanac. Il destino dello stabilimento è appeso a un filo da oltre 7 anni e non si trova la parola fine e la soluzione per noi è tornare all’acquisizione del gruppo nella partita ex Ilva: Acciaierie d’Italia deve tener fede all’impegno preso”.

Per il segretario Uiltec Toscana Nord non c’è alternativa: “Altrimenti significa perdere anni di lotta, un’eccellenza italiana, lanciare Sanac nel baratro. Una nuova gara oggi significa svendere il gruppo al massimo ribasso così che non sia neppure in grado di onorare gli impegni presi da Sanac con i propri creditori, fra cui i suoi stessi dipendenti. Spezzettare la vendita di Sanac rispetto all’ex Ilva è stata una scelta politica e oggi la politica deve tornare sui suoi passi: Taranto – conclude Graziani – avrà sempre bisogno dei refrattari e questi prodotti devono fare parte della filiera dell’acciaio italiano. Il tavolo è stato aggiornato ai primi di novembre e il delegato di Giorgetti si è preso l’impegno di darci risposte in tale occasioni. Noi cercheremo di tenere alta l’attenzione scegliendo le migliori modalità di lotta nei prossimi giorni con i lavoratori”.

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