LiguriaNews Genova24 Levante News Città della Spezia Voce Apuana TENews

Don Gnocchi, lavoratori sul piede di guerra. «La Fondazione metta al centro la salute»

Enzo Mastorci (Cisl Fp): «I diritti non sono monetizzabili»

MASSA-CARRARA – Le lavoratrici e i lavoratori della Fondazione Don Gnocchi sono sul piede di guerra. Sono 27 le messe in mora depositate dalla Cisl Fp a supporto delle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori della fondazione «che ormai da troppo tempo vedono la loro dignità professionale con l’applicazione di un contratto collettivo che non si addice alle loro mansioni e allo loro professionalità» evidenzia il sindacato.

«Sì, come Cisl Fp – spiega Enzo Mastorci – abbiamo promosso l’azione legale verso la Fondazione Don Gnocchi poiché attraverso il nostro studio legale abbiamo approfondito la materia della normativa Regionale degli accreditamenti così come abbiamo studiato le convenzioni e i contratti in essere tra la Don Gnocchi e la Asl. A oggi la Fondazione Don Gnocchi applica il contratto delle Rsa che non si addice alle prestazioni di natura prettamente sanitaria che le professioniste e i professionisti della Don Gnocchi quotidianamente rendono all’utenza. Abbiamo pertanto avviato le cause legali per il riconoscimento del contratto collettivo della Sanità Privata così come è sempre stato fino al 31 dicembre 2020. Già la Don Gnocchi aveva disdetto il Ccnl e applicava ai nuovi assunti un contratto peggiorativo sia a livello salariale sia a livello del riconoscimento professionale e giuridico. La ricostruzione è stata lunga perché la normativa della Regione Toscana si è stratificata nel tempo ma ora i tempi sono maturi per andare a chiedere il maltolto alle lavoratrici e ai lavoratori».

«La Don Gnocchi  – fa poi notare il sindacalista – nelle settimane scorse ha avanzato una proposta migliorativa del trattamento salariale, segnale che abbiamo apprezzato ma che è ancora ben lontano dalle nostre richieste che devono partire prima di tutto dal riconoscimento professionale degli operatori/operatrici sanitarie così come del personale tecnico. A parere della Cisl Fp i diritti non sono monetizzabili. Al precedente incontro del 28 luglio abbiamo interrotto le trattative perché non vi era disponibilità da parte della Fondazione Don Gnocchi a parlare degli aspetti legali e organizzativi. Prima di avviare una trattativa economica è necessario ripristinare alcuni punti cardine che riguardano l’organizzazione come ad esempio i tempi di vestizione, il rapporto tra personale e utenza, la gestione della banca ore, la mancanza di un piano ferie ecc . Troppo personale della Don Gnocchi finisce la carriera con evidenti problemi fisici legati allo stress a ai carichi di lavoro. Come Cisl Fp dobbiamo mettere fine a questo trend. Prima definiamo questi aspetti e poi potremo parlare degli aspetti retributivi. La salute e i diritti non sono monetizzabili».

«Al tavolo del 28 luglio si sono sedute anche persone non titolate a farlo perché non sottoscrittori del contratto collettivo nazionale. Chiediamo alla Fondazione di ripristinare le regole, mettere al centro della trattativa la salute e la professionalità di lavoratrici e lavoratori, dopo di che troveranno la Cisl Fp al tavolo della trattativa. Ricordiamo ancora, per chi ha la “  mente corta “ il gravissimo prezzo pagato dalla operatrici e operatori nella primavera 2020 con la prima ondata del Covid. La Don Gnocchi è stata una eccellenza e deve continuare ad esserlo, le professionalità ci sono tutte, manca da parte della Fondazione un progetto di coinvolgimento del personale che deve passare da buone e corrette relazioni sindacali. L’avvio delle cause che attualmente riguardano 27 lavoratrici e lavoratori, ma che sta aumentando in grande misura, sono la logica conseguenza di questo atteggiamento ostile. Stante la mancata convocazione da parte del prefetto alla precedente dichiarazione dello stato di agitazione – conclude Mastorci – ci vediamo costretti ad organizzare iniziative per riportare al centro la salute e la dignità delle lavoratrici e lavoratori della Don Gnocchi e di conseguenza la qualità dei servizi resi alla cittadinanza».