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I dipendenti di Omya proclamano lo stato di agitazione per i premi di produzione: «Costretti agli straordinari, hanno fatto la loro parte»

La polemica sui premi di produzione del 2021 che non verranno erogati. Tenerini (Cisl): «Nessuno pretende quelli del 2020, ma la ditta rimoduli i premi in base ai ricavi. Il lavoro dei dipendenti va riconosciuto»

CARRARA – Al termine di un’assemblea conclusasi intorno alle 16 del 12 febbraio, i lavoratori dello stabilimento di Omya, a Carrara, hanno proclamato lo stato di agitazione. I rappresentanti dei sindacati hanno già provveduto a notificare il tutto, tramite un comunicato, alla multinazionale che lavora con gli scarti dell’estrazione del marmo e altri tipi di minerali. Al centro della disputa sono i premi di produzione che, al contrario degli anni passati, la ditta non elargirà ai propri dipendenti.

«Lo stabilimento di Carrara è il più importante in Italia per Omya. – spiega Stefano Tenerini di Cisl – L’ultimo incontro con i dirigenti della ditta risale all’8 marzo 2020 durante il quale discutevamo proprio i premi di produzione del 2020, per i quali avevamo quasi raggiunto un accordo, mancavano solo i dettagli. Con la pandemia, poi, abbiamo sospeso gli incontri. Il 4 febbraio ci siamo re incontrati e le notizie arrivateci non sono state positive. La ditta ha parlato di un calo di produzione, motivo per cui ci hanno comunicato che nel 2021 non verranno erogati premi, ma soltanto un pagamento una tantum di circa mille euro».

Le perdite che la multinazionale ha subito nel 2020 sono, come quelle della maggior parte delle attività, legate alla pandemia, ma non solo. Ad Omya si sono aggiunte altre ditte specializzate nel settore che hanno comportato una perdita di clienti. «Omya sta investendo su un nuovo tipo di materiale. – continua Tenerini –  Questo materiale, più di nicchia, sarà più rinumerativo. I mille euro non possono sostituire i premi di produzione. Non si andranno a vedere gli aspetti legati agli infortuni, alla sicurezza sul lavoro e all’ambiente».

Le richieste dei dipendenti, rimasti attivi anche in modalità di smart working nei momenti più difficili della pandemia, sono già arrivate alla dirigenza, dalla quale ora attendono risposta. «Nessuno pretende che il premio rimanga uguale a prima, – afferma Tenerini – quando oscillava intorno ai 2300/2500 euro a seconda dei vari parametri presi in considerazione. Noi vorremmo che la ditta modulasse anche di conseguenza al calo di tonnellaggio avvenuto. Non chiediamo il premio del 2020, che non c’è stato, ma una rimodulazione di quello del 2021».

La speranza dei sindacati, come detto alla ditta stessa, è quella di riprendere al più presto un tavolo di trattativa in cui discutere e trovare un accordo. «Tra il 2020 e i primi mesi del 2021 il personale è diminuito di undici unità e solo tre verranno rimpiazzate. – conclude Tenerini – I lavoratori sono stati costretti a ore di straordinario. Lavorando in smart working, ai dipendenti non sono stati dati neanche i buoni pasto. Il personale, nonostante il calo produttivo, ha fatto la sua parte. Noi vogliamo sederci ad un tavolo per chiedere che questo venga riconosciuto».