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Sanac, cresce la preoccupazione. I lavoratori: «Tra un mese scade la fidejussione e il governo non ci risponde»

Le Rsu: «L'esecutivo inserisca la vertenza Sanac all'interno di quella dell'ex-Ilva con o senza la permanenza di Arcelor Mittal»

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MASSA – Cresce la preoccupazione tra i lavoratori della Sanac: «Da ormai 7 anni – intervengono le Rsu dell’azienda massese – lo stabilimento sta vivendo nell’incertezza con continue perdite di commesse e di posti di lavoro. Le forme di protesta messe in campo negli ultimi anni ci hanno permesso di tenere alta l’attenzione sia a livello occupazionale che politico».

«A poco più di un mese dalla scadenza della fidejussione a garanzia dell’acquisto di Sanac da parte di Arcelor Mittal Italia, la nostra principale preoccupazione è che il governo non è ancora in grado di darci garanzie sull’esito della trattativa. Tutto ciò premesso, chiediamo che il governo italiano si faccia garante della nostra situazione e inserisca la vertenza Sanac all’interno di quella dell’ex-Ilva con o senza la permanenza di Arcelor Mittal».

«La siderurgia – concludono le rappresentanze sindacali – è strategica per il nostro Paese e Sanac deve restarne a far parte poiché i refrattari che produciamo sono funzionali al ciclo produttivo dell’acciaio. Chiediamo alla popolazione di sostenere le proteste che metteremo in campo per fare in modo che la fabbrica resti attiva su un territorio già devastato dal punto di vista sia produttivo che occupazionale».

E sull’argomento intervengono anche “Il Sindacato è un’altra cosa”, “Riconquistiamo tutto” e Cgil Massa-Carrara. Riportiamo di seguito.

Desideriamo esprimere la più completa solidarietà alla vertenza che ormai da anni sta investendo le lavoratrici e i lavoratori della Sanac, una delle poche grandi aziende rimaste sul nostro territorio che sta intensificando il ricorso alla cigs (cassa integrazione straordinaria) a causa delle mancate risposte del governo alla vertenza ex Ilva che vede Arcelor Mittal approfittare della situazione. Sanac è un’importante realtà che produce refrattario, necessario per colare l’acciaio negli altiforni e vanta crediti insoluti per una decina di milioni di euro verso Arcelor Mittal. Anche l’ultimo tavolo dell’8 ottobre scorso fra le parti sociali non ha prodotto alcuna risposta nė garanzia per i dipendenti. Il 30 novembre scadrà la fidejussione di Arcelor-Mittal per l’acquisto di Sanac.

Riteniamo doveroso e sempre più urgente un intervento statale per salvare questa importante eccellenza produttiva nazionale e impedire che gli investimenti pubblici vengano sperperati da imprenditori privati senza scrupoli.
Ma è tutta la produzione dell’acciaio che deve assumere centralità strategica nazionale. Lo Stato deve assumere direttamente il controllo della produzione dell’acciaio e di tutte le sue componenti e dei materiali necessari alla produzione, attraverso la pubblicizzazione di tutto il settore. Il privato, negli ultimi decenni, ha distrutto il lavoro, impoverendo il Paese, e ha distrutto l’ambiente, incapace di investimenti compatibili con una produzione ecologicamente sostenibile, come pure le innovazioni tecnologiche consentirebbero. La logica del profitto privato è incompatibile con la salvaguardia del lavoro e dell’ambiente; solo la pianificazione democratica, sotto il controllo popolare e operaio, può sostenere da ogni punto di vista, la produzione di un elemento come l’acciaio destinato a restare indispensabile nelle società del futuro per un lunghissimo tempo.

Ci impegniamo fin d’ora a fornire tutto il supporto a qualsiasi azione rivendicativa eventualmente promossa prossimamente dalle lavoratrici e lavoratori Sanac, a divulgare il più possibile appelli alle forze politiche e sindacali per dare il più ampio sostegno a questa vertenza e ad intraprendere ogni forma necessaria di contrasto alla chiusura di questa fabbrica.

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