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«Sanificazione covid, imprese apuane costrette ad acquistare strumenti inutili». I delusi sono 2 su 3

La denuncia di Cna: a fronte di una spesa per acquisto dispositivi pari a 30mila euro, un'azienda potrà recuperare soltanto 2.800 euro

MASSA-CARRARA – Due imprese su tre della provincia di Massa-Carrara deluse dal credito d’imposta per la sanificazione e l’acquisto di dispositivi di protezione. «Avrebbe dovuto essere del 60% ma non supererà il 9%» denuncia Cna Massa-Carrara. Cosa significa? Che a fronte di una spesa per sanificazione e acquisto dispositivi pari a 30mila euro, un’impresa potrà recuperare soltanto 2.800 euro rispetto ai 18 mila attesi.

L’associazione di categoria ha chiesto, a livello nazionale, di rifinanziare il fondo per avvicinarsi il più possibile a quel 60% di credito d’imposta originariamente previsto. “Anche questa volta il costo dell’emergenza ricadrà sulle imprese. – analizza Paolo Bedini, presidente Cna Massa-Carrara – La dotazione del fondo di 200 milioni per il 2020, si è rilevata ampiamente insufficiente. Lo sforzo economico sostenuto dalle imprese per il rispetto dei protocolli di sicurezza merita altrettanto impegno da parte del Governo nel corrispondere il contributo promesso. Per poter aprire e lavorare le imprese hanno dovuto giustamente adeguarsi ma le aspettative erano molto diverse rispetto a quella che è oggi la realtà”.

Tra le spese previste, fino ad un massimo di 20 mila euro, per poter ottenere il credito d’imposta ci sono oltre alle spese per la sanificazione degli ambienti di lavoro e degli strumenti all’acquisto dei dispositivi di protezione come mascherine, guanti, visiere di protezione, occhiali protettivi, tute e calzari per i lavoratori. “Ci sono categorie di imprese, come quelle a contatto con il pubblico principalmente che dovuto sopportare costi elevati per rispettare gli standard dei protocolli senza dover far ricadere questo ulteriore esborso sulla clientela o sul target di riferimento. – prosegue Bedini – E’ impossibile fare impresa in un clima normativo incerto; non possiamo pensare che lo Stato non dia la certezza del Diritto e che le carte in tavola siano sempre cambiate. In quei giorni, fare quelle spese, sembrava fosse l’unica soluzione per potere lavorare, sopravvivere economicamente e garantire i propri dipendenti e i propri clienti. C’è molta improvvisazione”.

Cna proprio nei giorni scorsi aveva anche denunciato l’inutilità di alcune strumentazioni: “In piena pandemia c’è stata molta confusione informativa che ha spinto molte imprese, anche su suggerimento di fornitori o altri soggetti, ad acquistare strumentazioni e dispositivi che poi si sono rivelati inutili o non necessari. C’è chi ha approfittato di questa situazione per vendere apparecchi o soluzioni inadatte e non previste. Il nostro lavoro in quelle settimane convulsive – conclude Bedini – è stato anche quello di evitare che le imprese spendessero inutilmente denaro per acquistare strumenti che non avrebbero utilizzato o che non erano richiesti dai protocolli. Questo lavoro di informazione puntuale alla fine si è rivelato fondamentale per le già fragili economie delle piccole imprese artigiane. Hanno acquistato solo quello di cui avevano effettivamente bisogno per aprire, lavorare e garantire i protocolli”.