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Marmo, primo trimestre nero. E per il distretto apuo-versiliese è peggio foto

Il virus sul lapideo: crollano a febbraio e marzo le vendite italiane di marmo grezzo nel mondo, in particolare in Cina e India

I dati Istat del primo trimestre del 2020 offrono un’anticipazione degli effetti reali che la crisi da Coronavirus ha prodotto sull’industri lapidea italiana. Pur trattandosi di un periodo ancora limitato per valutazioni specifiche, possiamo comunque porre in evidenza che, in particolare nei mesi di febbraio e marzo, la commercializzazione estera del prodotto lapideo grezzo ha risentito del blocco totale di alcuni mercati.

L’isolamento del mercato cinese, iniziato già nel mese di febbraio, è il principale indiziato delle diminuzioni delle esportazioni registrate in questa prima fase dell’anno, mentre non sembrerebbero ancora contabilizzate nei dati Istat le conseguenze derivanti dal lockdown delle attività produttive delle aziende del settore, cominciato in Italia dalla seconda metà del mese di marzo.

Nel dettaglio possiamo osservare che le vendite complessive delle aziende italiane, nel primo trimestre dell’anno, hanno raggiunto un valore di circa 390 milioni di euro, in diminuzione di 22 milioni rispetto allo stesso periodo del 2019, in valore percentuale -5,4%.

Anche le quantità, con circa 650 mila tonnellate esportate ottengono un risultato con il segno meno, -12,4%.

L’analisi delle varie componenti del settore lapideo permette di rilevare che la perdita subita è, quasi esclusivamente, imputabile all’andamento della voce Marmo in blocchi e lastre, che ha registrato una scomparsa di ben 22,1 milioni di euro nei primi mesi dell’anno, un meno 27,4 punti percentuale. Stessa dinamica anche per quanto concerne le quantità.

Diminuzioni, anche se di minor entità, anche alla voce Granito in blocchi e lastre, componente che incide in maniera meno rilevante sul totale del settore, e che ha registrato diminuzioni sia in valore (-4%) che in quantità (-10,2%).

Per quanto concerne invece i lavorati, in particolare il Marmo lavorato, componente che ha rappresentato il 51% dell’export complessivo del settore, si sottolinea una sostanziale stabilità rispetto al 2019, con un valore in uscita di 199 milioni di euro, identico a quello dell’anno passato, spuntando addirittura un valore medio leggermente in crescita, come testimonia il lieve calo delle quantità (-2%).

Il Granito lavorato ottiene invece un +1,1% ai valori, con un export di quasi 100 milioni di euro, e con le quantità nel complesso stabili rispetto all’anno precedente.

Le Altre pietre lavorate con quasi 7 milioni di euro di vendite sono cresciute di circa 808 mila euro, un +13,3%.

La voce Granulati e polveri invece diminuisce sia per i valori (-5,4%), sia in particolare per le quantità (-9%), per un totale esportato di 14,5 milioni di euro.

Primi mesi dell’anno non facili anche per l’Ardesia, quella grezza perde in valore il -68,5% rispetto al 2019, passando da 116 mila euro a soli 36 mila, e quella lavorata il -3,2%, assommando un valore all’export di 1,4 milioni di euro.

Aumentano invece le vendite della Pietra pomice, ma con valori complessivi veramente limitati, in totale 204 mila euro.

La verifica dei mercati di riferimento per le esportazioni delle imprese italiane, in questi primi tre mesi dell’anno, ci permette di evidenziare che le perdite riscontrate, soprattutto nella componente Marmo in blocchi e lastre, sono riconducibili principalmente al mercato della Cina che è passato dai 45 milioni di euro del 2019 ai soli 28 del primo trimestre dell’anno in corso ed anche in parte al mercato dell’India, che, nello stesso arco di tempo, è diminuito in valore di 4,2 milioni di euro. Stabili invece le esportazioni di Marmo e Granito lavorato nonostante le prime contrazioni registrate nelle vendite verso gli Stati Uniti d’America (-7 milioni di euro) ed anche Canada (-2,8 milioni di euro), compensate comunque dalle esportazioni verso l’Arabia Saudita, passate dai 7 ai 24,5 milioni di euro dei primi tre mesi del 2020.

I DATI DEL DISTRETTO APUO-VERSILIESE
Passando ad una breve disamina delle dinamiche distrettuali possiamo confermare quanto sopra descritto, osservando una sostanziale tenuta per quanto riguarda le Pietre lavorate, dove addirittura il comprensorio Apuo-Versiliese spunta una crescita del +4,2%, circa 4,4 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Una performance positiva dovuta principalmente alla provincia di Lucca, che ha visto crescere l’export di 4,8 milioni di euro nel primo trimestre del 2020.

Completamente opposte invece le dinamiche per la Pietra grezza, dove proprio il distretto Apuo Versiliese ha registrato nel complesso un calo di 16 milioni di euro, -28 punti percentuale, una tendenza imputabile alla provincia di Massa-Carrara, che ha visto calare le vendite di materiale grezzo di 15,5 milioni di euro. Discesa dovuto principalmente al mercato della Cina.

Il presidente dell’Ente camerale Dino Sodini ha così commentato: “I dati iniziano a confermare quello che temevamo, ovvero un crollo dell’export lapideo dovuto sostanzialmente alla chiusura, dal mese di febbraio , del mercato cinese, ma che purtroppo nei mesi successivi ha interessato tutti i mercati internazionale e che quindi, in prospettiva, dovremo commentare dati ancora peggiori per questa prima parte dell’anno. L’auspicio e che oggi si riparta e si posa recuperare quanto prima il gap negativo di questi mesi di lockdown”.

Aggiunge il presidente dell’ISR, Vincenzo Tongiani: ”Purtroppo era inevitabile questa diminuzione dell’export e, di con conseguenza, del fatturato aziendale, nonché della produzione della ricchezza nel nostro territorio. Ribadisco che a questo punto l’unico pensiero deve essere quello di creare le condizioni per una nuova ripartenza di tutte le imprese del settore lapideo locale e anche dell’indotto. È vitale pensare a misure a sostegno delle aziende”.

E il presidente di Internazionale Marmi e Macchine, Fabio Felici, commenta: “Numeri sconcertanti anche se nessuno ne è sorpreso. Il distretto Apuo-Versiliese, punta di diamante dell’export lapideo in Italia, è colpito più di altre aree proprio per la sua tradizionale vocazione ai mercati internazionali ma ciò non lascia spazio a scoramenti. La voglia di ripartire è forte in tutte le aziende, che già si sono rimesse in moto, e non dovranno essere lasciate sole di fronte a uno sforzo così impegnativo e di lungo periodo”.