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Marmo, Lucchetti agli ambientalisti: «12mila addetti a Massa-Carrara»

Il presidente degli industriali apuani risponde alle associazioni «schierate contro il mondo delle imprese e del lavoro»

Riceviamo e pubblichiamo dal presidente degli industriali di Massa-Carrara, Erich Lucchetti.

Ho notato che alcune associazioni schierate contro il mondo delle imprese e del lavoro del settore escavazione cercano di far passare le proprie tesi con argomentazioni non condivisibili e suffragate da letture parziali e quindi fuorvianti dei numeri relativi al settore marmo e alla sua importanza per l’economia e l’occupazione della nostra provincia. Si tratta di letture slegate dalla realtà che invece va osservata nel suo insieme senza pensare che il settore marmo e la provincia di Massa Carrara sia entità slegate dalla situazione economica nazionale, europea e mondiale.

Il quadro quindi va visto tutto e nel suo insieme e non ci si può dimenticare dei profondi mutamenti che nella nostra economia, anche provinciale, ha generato la crisi del 2007-08. In particolare anche da noi s’è avuto, purtroppo, un crollo di uno dei principali motori dell’economia, il settore edile, con evidenti ripercussioni su uno dei suoi principali fornitori: il settore marmo. Eppure nonostante questa crisi dell’edilizia i livelli occupazionali del lapideo nella nostra provincia non sono affatto crollati, anzi.

Il settore edile, cioè il comparto a cui il settore marmo è più legato sia direttamente che indirettamente dato che il marmo è utilizzato prevalentemente nelle costruzioni sia pubbliche che private, ha subito un rilevante crollo sia in termini di aziende, sia di operai occupati che si sono quasi dimezzati, sia di ore lavorate. Tra il 2007 e il 2015, cioè nel periodo immediatamente precedente la crisi mondiale e nel periodo immediatamente successivo l’Istituto Irta Leonardo ha calcolato che nella sola città di Carrara siano andati persi oltre 8500 posti di lavoro nell’edilizia. Una crisi da cui ancora il settore non s’è ripreso.

Se facciamo un confronto fra il 2011 e il 2019 infatti notiamo nell’edilizia una contrazione di oltre il 45% sia nel numero delle imprese sia della forza lavoro che ha evidentemente inciso anche sulle aziende lapidee dove la contrazione è però stata assai inferiore anche grazie alla tenuta sui mercati esteri infatti l’export del nostro marmo ad esempio pesa per l’export della Toscana quanto quello del vino. Nello stesso periodo 2011 – 2019 invece le aziende lapidee iscritte al Fondo Marmo sono scese dell’11% mentre i posti di lavoro sono calati dello 0,3% circa. In particolare le aziende di escavazione sono calate del 9,3%, mentre i loro occupati sono aumentati di circa il 10%.

Quanto alle aziende non di escavazione (lavorazione, ma anche meccanica etc) hanno registrato un calo (del 12% circa) sia nel numero di imprese sia nel numero di addetti (circa il 6,5% in meno). E’ evidente quindi che se si vogliono guardare i numeri la contrazione nel settore marmo sia in generale sia nello specifico delle aziende di non-escavazione (meno 12% le imprese, meno 6,5% gli addetti) è di gran lunga inferiore alla contrazione (oltre il 45%) fatta registrare nello stesso periodo dal settore edile che è lo sbocco principale delle lavorazioni in marmo.

Né va dimenticato che è cambiato anche il mercato, perché ad esempio se un tempo a un laboratorio artigiano veniva chiesto dal committente un semplice lavandino in marmo oggi occorre che quella impresa sia in grado di soddisfare (in tempi e modi completamente diversi) la richiesta di una intera cucina componibile. Né si può dimenticare che la nostra pietra naturale subisce la concorrenza aggressiva e non sempre corretta della pietra artificiale che, con tecniche particolarmente pesanti per l’ambiente, sempre più spesso smercia prodotti che riproducono il nostro marmo pur non avendo nulla di marmo.

Infine va sempre ricordato che il Fondo Marmo scatta una fotografia parziale del settore lapideo. Sia perché fotografa solo le aziende che hanno sottoscritto non solo il Contratto Nazionale di Lavoro ma che hanno anche firmato il Contratto Territoriale e di Settore. Cioè non vi sono tutte le aziende che lavorano il marmo a Massa Carrara. Nè vi sono le aziende che pur lavorando col marmo non rientrano in quel contratto.

Quindi per calcolare quanto il lapideo incide sulla nostra economia, oltre alle fasi di estrazione e lavorazione del marmo, vanno considerate anche le attività di commercializzazione e sviluppo di tecnologie che ad esso sono legate. Infatti nel suo complesso il comprensorio del marmo conta quasi 2mila aziende (1.923 per la precisione), una filiera che nell’intero distretto occupa oltre 12.000 addetti . Oltre il 60% di queste imprese sono nella provincia di Massa Carrara, percentuale che per quanto riguarda le fasi di lavorazione e commercializzazione arrivano a quasi l’84%. E anche i lavoratori sono, quasi 8.000 in totale, soprattutto di Massa Carrara (60,9%). Tanto che il settore lapideo e il relativo indotto nella provincia di Massa Carrara hanno un’incidenza di quasi il 24% sul PIL provinciale e un effetto occupazionale che pesa quasi per l’11% dell’occupazione.

In generale il valore della produzione delle cave arriva a circa 200 milioni di euro; quello delle aziende che lavorano la pietra (dalla segagione, ai progetti e alla scultura) ammonta a quasi 800 milioni di euro. Per cui il fatturato aggregato del settore si aggira attorno al miliardo di euro. Cifra che per il 62.8% viene restituita ai fornitori come remunerazione dei beni e servizi acquisiti, il 15,1% ai collaboratori, l’1,0% alle banche sotto forma di interessi e altri oneri finanziari e il 7,9% ai vari livelli di Pubblica Amministrazione per effetto delle imposte e tasse versate. Il restante 13,3% reinvestito al fine di auto-finanziare la crescita.

E la maggior parte di queste risorse ricade sulla nostra provincia. Infatti per le aziende del marmo la catena di fornitura è particolarmente corta. In media il 74,9% degli acquisti viene effettuato presso fornitori con sede nella provincia di Massa Carrara. E in media il 93,4% degli assunti dalle aziende ha la residenza a Massa Carrara. Significa che la gran parte delle retribuzioni versate ai dipendenti e le remunerazioni per i fornitori restano sul territorio con una ricaduta calcolata in 600 milioni di euro l’anno. A cui vanno aggiunti i tributi per lo Stato e gli altri Enti Locali: oltre 75 milioni di euro di imposte e tasse, tra cui circa 30 milioni della cosiddetta Tassi Marmi applicata nei comuni di Carrara, Massa e Fivizzano.