LiguriaNews Genova24 Levante News Città della Spezia Voce Apuana TENews

Meno disoccupati e più occupati a Massa-Carrara. Ma la Cisl: è un’illusione

Figaia: «Probabilmente è aumentata la presenza di lavoro precario, lavoro ‘sporco’ che migliora decisamente la statistica»

Più informazioni su

Scende la disoccupazione e aumenta l’occupazione a Massa-Carrara ma secondo Andrea Figaia della Cisl Toscana Nord è solo un’illusione: «Mentre a Pisa le cose vanno bene e sempre meglio sfruttando la centralità logistica e operativa degli enti di area vasta ed anche di riferimento commerciale della grande distribuzione, ed anche una strategicità aeroportuale, possiamo notare un calo degli occupati, ma anche un aumento dei disoccupati in provincia di Lucca, percentuale in ripresa nel 2018. Da definire meglio Pistoia che nel 2016 registrava un aumento grave dei disoccupati (+5,7%) e una perdita di occupati pari al 3,4%. Percentuali però in decisa risalita nel 2018».

«A Massa-Carrara – afferma il sindacalista – si registra una decisa ripresa nel 2018 (tasso disoccupazione al 10,4%, tasso di occupazione, 62%) talmente rilevante da destare anche qualche perplessità. Possibile che la disoccupazione sia solo lievemente inferiore che a Lucca e La Spezia? Probabilmente è aumentata la presenza di lavoro precario, lavoro ‘sporco’ che migliora decisamente la statistica ma lascia povero il portafoglio. I nostri uffici Caf e patronato infatti registrano una evidente differenza di reddito tra le province con Massa-Carrara fanalino di coda. Anche il dato occupati (62%) rimane ben al di sotto della regione Toscana che comunque stagna (66,5%)».

«Il miglioramento percentuale del 2018, in un contesto demografico negativo, il dato cioè scende sia pure in presenza di migrazioni che non necessariamente però incidono positivamente sulla percentuale (non è detto infatti che i migranti trovino lavoro non nero) conferma la stagnazione di Massa-Carrara (e regionale), che mantiene a fatica i livelli occupazionali esistenti, non ne crea di nuovi ed aumenta però la qualità del lavoro precario. Gli uffici pubblici non assumono, al massimo qualche mobilità esterna, le banche si riaggregano, chiudono ed hanno avuto un calo di occupati sensibile, le municipalizzate sono ferme in termini occupazionali e sempre più con problemi di bilancio, tiene la sanita privata e le case di riposo ma con tendenza alla precarizzazione dei rapporti di lavoro, sono calate le poste, ma anche Enel e trasporto locale, senza successivo recupero occupazionale; non cresce la grande distribuzione che anzi accusa difficoltà in vari negozi. L’edilizia non si riprende dalla grave crisi ed il marmo non riprende più occupazione sulla filiera visto che i blocchi partono per la via della seta mentre l’escavazione scende alla cave dove i nuovi macchinari certo non aiutano aggravando il contesto».

«Tengono le fabbriche della chimica – prosegue Figaia – (con le dita incrociate invece per la Sanac); tiene e cresce il cantiere navale sia pure con lavoro non stabile, assieme al gruppo Antonini (nuova Oma). Bene la skf a massa (stabilizzazione lavoratori precari) ed anche il pignone per la parte strutturata, anche in questo caso stabilizzazione lavoratori precari: c’è lavoro ma anche vertenze nell’indotto dove si teme l’acuirsi di problemi occupazionali. Si veda il caso emblematico e recente della Oma. Durante il periodo estivo, abbiamo calcolato che circa 2200/2300 aziende occupano, in più rispetto alla media standard durante l’anno, soltanto 700 dipendenti, perlopiù part time. Si tratta di una forma di cassa integrazione ‘al nero’ che andrebbe affrontata con controlli selettivi fin dall’inizio della stagione: è mai possibile che almeno un dipendente non venga assunto da ogni singola azienda?».

Più informazioni su