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«I derivati del marmo salveranno le spiagge dall’erosione» foto

Venerdì la visita alla Carrara Marble Way: «È una scommessa sull'economia circolare per trasformare un problema in una opportunità». Lucchetti: «Ora devono crederci anche le istituzioni»

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I derivati dell’escavazione del marmo per realizzare le opere pubbliche della Toscana e per combattere l’erosione costiera. E’ questa la proposta che emerge al termine della giornata organizzata ieri, venerdì, dalla Carrara Marble Way con i soci di Anepla, l’associazione di Confidustria che riunisce le imprese del settore cave e inerti.

“Del resto la nostra missione – spiega il presidente di Carrara Marble Way Giuseppe Baccioli, arrivato alla guida della azienda apuana dopo una lunga esperienza direttiva in GE nel Nuovo Pignone – sta tutta qua. E cioè nella scommessa imprenditoriale di dare vita a materiali che un tempo erano considerati solo uno scarto della coltivazione delle cave e che adesso, invece, potrebbero aprire nuove opportunità di investimenti e di posti di lavoro”.

“Come associazione industriali riteniamo che questa sia una occasione anche per le istituzioni – spiega il presidente degli industriali di Massa-Carrara Erich Lucchetti – perché sarebbe una scelta giusta che per la realizzazione delle opere pubbliche della Toscana e non solo si utilizzasse materiale proveniente dal sistema delle imprese toscane di recupero e riutilizzo così che non solo si abbatterebbero i costi, economici e ambientali, a cominciare da quelli di trasporto, ma si darebbe anche una risposta concreta a chi ha investito sul recupero di questi materiali. Del resto la legislazione prevede già che nelle opere edili siano utilizzati i materiali recuperati dalle demolizioni e quindi non si capisce perché non si possano utilizzare gli inerti che derivano da una precedente lavorazione come quella del marmo”.

“Penso ad esempio – aggiunge Lucchetti – che potremmo insieme alla Regione studiare e realizzare un grande piano per battere l’erosione delle coste della Toscana e per il loro ripascimento utilizzando i derivati del marmo. Una idea che appare persino ovvia, dato che ogni cosa che viene costruita, da una casa a una strada a un’opera di protezione e recupero della costa, ha bisogno di materiali. E’ quindi preferibile piuttosto che scavare utilizzare le materie che già ci sono”.

Un settore, quello lapideo, fondamentale per l’economia apuana visto che ogni anno le sue ricadute sul territorio sono quantificabili nell’ordine di 600 milioni di euro. Il settore del marmo copre infatti il 24% del Prodotto Interno Lordo della provincia di Massa Carrara contando 1.200 aziende e circa 8mila addetti fra diretti, indiretti e indotto. Si tratta inoltre di un settore con una forte propensione all’export dato che incide sull’export totale della Toscana per il 2%, quasi quanto quello del vino che arriva al 2,6%. Senza dimenticare che versa solo come tassa marmi nelle casse dei Comuni che hanno cave circa 30 milioni l’anno, di cui oltre 27 a Carrara.

“Per noi imprenditori del marmo è significativo – fa notare il presidente Lucchetti – che così tante imprese e così importanti, in pratica le principali aziende lapidee della nostra zona, si siano unite in un progetto che guarda al futuro come Carrara Marble Way. E’ importante per due motivi. Sia perché abbiamo capito che l’unità fa la forza – e non è un aspetto scontato – sia perché questa unità di intenti e di investimenti l’abbiamo costruita su una scommessa imprenditoriale che guarda al futuro. Infatti mettiamo al centro il riutilizzo dei derivati dalla coltivazione delle cave, che oggi possono diventare una risorsa per costruire una nuova filiera imprenditoriale e quindi diamo risposte concrete sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista occupazionale”
Una delle nuove frontiere in cui si sta impegnando la Carrara Marble Way è proprio la lotta all’erosione costiera e all’utilizzo dei derivati della escavazione del marmo come materiale sia di protezione che di ripascimento.

“Su questo tema abbiamo costruito una sinergia con l’Università di Siena e il suo suo Centro di GeoTecnologie – ricorda Baccioli – . I risultati conseguiti fin qui sono molto interessanti perché dimostrano che i nostri prodotti sono davvero competitivi per questi interventi. Si tratta di una opportunità importante perché daremmo nuova vita a un materiale assolutamente naturale come i derivati del marmo che sono carbonato di calcio e daremmo contemporaneamente anche una risposta strutturale a quella che sta diventando una vera e propria emergenza come l’erosione costiera e la sparizione di molte nostre spiagge”.

“Siamo una impresa giovane – conclude Baccioli – ma in soli due anni, siamo partiti nel 2017, abbiamo già fatti enormi passi in avanti sia nel recupero dei materiale dalle cave, siamo a 2 milioni di tonnellate, sia nel loro riutilizzo. Il salto di qualità ce lo aspettiamo ora dagli studi che abbiamo in corso con alcuni centro di ricerca universitari, perché la nostra scommessa è proprio quella di ridare una vita a un materiale un tempo considerato solo scarto di lavorazione, il che significherà abbattere notevolmente la necessità di andare a prendere materiali vergini. Siamo cioè una impresa che seguendo la filosofia dell’economia circolare ha visto un problema e cerca di trasformarlo in una opportunità”.

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