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Cannabis, un produttore apuano: «Caos normativo, investimenti rischiosi»

Non si utilizza solo da fumare, le produzioni vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, dai cosmetici all’alimentare

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Non solo fumo, la coltivazione della cannabis in Italia riguarda soprattutto esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, dai cosmetici all’alimentare. Ed anche nella provincia di Massa Carrara, terra di contadini e florovivaisti, potrebbe rappresentare una interessante alternativa a ortaggi e fiori. Ma l’incertezza normativa rischia ora di frenare un settore che nella vicina Versilia, per esempio, sta dando risposte anche in termini di occupazione. A dirlo è Coldiretti Massa-Carrara dopo la decisione restrittiva presa dalle sezioni unite penali della Cassazione che rischia di frenare un settore in grande sviluppo in tutto il mondo come quello della cannabis light.

A spingere l’agricoltura in questa direzione è stata l’approvazione della legge numero 242 del 2 dicembre 2016 recante “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” che ha disciplinato il settore. Con la nuova norma non è, infatti, più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di Thc al massimo dello 0,2%, fatto salvo l’obbligo di conservare per almeno dodici mesi i cartellini delle sementi utilizzate. La produzione di canapa è un settore interessante che fatica però a decollare.

“Abbiamo casi di aziende – spiega Francesca Ferrari, presidente Coldiretti Massa-Carrara – che avrebbero voglia di investire in una produzione con applicativi diversi come lo è la canapa ma che sono frenati ed intimoriti dal caos normativo che sta caratterizzando questo settore. La canapa, lo ricordo, ha una vastità di applicazioni che possono contribuire a bilanciare le difficoltà del mercato internazionale per alcune tipologie di prodotto in particolari momenti della stagione. Una produzione – spiega ancora la Ferrari – consente in un certo modo di sostenere l’altra e di garantire continuità alla tradizione orticolo florovivaistica locale”.

In Italia nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte i terreni coltivati a cannabis sativa, dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati per il 2018 nelle campagne dove sono centinaia le aziende agricole che hanno investito nella coltivazione. Una di queste è stata, per un breve periodo, anche l’azienda di Emanuele Bertoneri che si trova in zona Ronchi Poveromo a Marina di Massa. La sua azienda si era avvicinata alla coltivazione ma ha subito abbandonato la prospettiva: “Troppa confusione e investimenti troppo rischiosi senza una normativa chiara e trasparente. – racconta – E’ un settore molto interessante da affiancare alle produzioni tradizionali che possono essere un valido sostegno economico per un’azienda piccola come lo è la mia. Se ci fosse chiarezza ci investirei”.

Secondo Coldiretti limitare la produzione di canapa al solo consumo alimentare o tecnico è sbagliato. Tante sono infatti le varianti della canapa nel piatto, dai biscotti e dai taralli al pane di canapa, dalla farina di canapa all’olio, ma c’è anche chi usa la canapa per produrre ricotta, tofu e una gustosa bevanda vegana, oltre che la birra. Dalla canapa si ricavano oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c’è chi ha utilizzato la canapa per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet di canapa per il riscaldamento – continua Coldiretti – che assicura una combustione pulita. Oggi c’è un diffusa consapevolezza internazionale delle opportunità che possono venire da queste coltura ed è pertanto necessario su un tema così delicato la necessità di tutelare i cittadini senza compromettere le opportunità di sviluppo di un settore che può essere molto interessante anche per la provincia apuana”.

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