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«Non voglio un futuro di statue al posto dei lavoratori»

Il vertice apuano di Confindustria, Erich Lucchetti, interviene duramente: «Cosa vogliamo fare davvero di questo territorio? Un museo a cielo aperto che nessuno visiterebbe? Una estesa fabbrica di disoccupazione o di degrado?»

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«Ho letto in questi giorni alcuni articoli, che evidenziano idee, progetti reali o presunti, idee di rilancio “ambientale” del distretto delle Apuane e della Versilia». Si apre così l’intervento di Erich Lucchetti, presidente della delegazione di Carrara, Confindustria Livorno Massa-Carrara.

«Certo – afferma – non è mia intenzione entrare in polemica con punti di vista e opinioni differenti e distanti dalla mia. Ma in quanto portavoce delle aziende che operano nel territorio ed in particolare di quelle lapidee, e quindi degli oltre 8.000 lavoratori tra diretti, indiretti ed operatori dell’indotto che da queste attività traggono sostentamento per le loro famiglie, non posso esimermi dal pormi e dal porre un interrogativo. Cosa davvero vogliamo fare di questo territorio? Un museo a cielo aperto che nessuno visiterebbe? Una estesa fabbrica di disoccupazione o di degrado? Una immaginifica Disneyland del marmo dove al posto dei lavoratori collocare statue che cancellino anche la presenza delle navi?».

«Se quella espressa fosse l’opinione dominante – evidenzia Lucchetti – allora un risultato sarebbe certo e incontestabile: fare della Versilia e delle Apuane il primo effettivo simbolo di quella che curiosamente viene definita la “decrescita felice”. Se questo è l’obiettivo dietro alla richiesta di chiusura delle cave, dietro al progetto di conversione delle banchine del porto in una parata di statue, dietro alla contrapposizione strumentale fra lavoro e tutela ambientale senza se e senza ma, dietro alla negazione del valore paesaggistico delle Apuane non in quanto colline rocciose bensì parte integrante della storia dell’uomo, allora qualcuno se ne assuma piena responsabilità».

«Il nostro territorio – conclude il rappresentante di Confindustria – ha bisogno di recuperare certezze e valore e l’unico modo per poterci riuscire è quello di favorire lo sviluppo e gli investimenti al tessuto produttivo esistente attraverso leggi e pianificazioni che stimolino e non che vincolino la crescita di tutte le attività che esistono e rappresentano non solo la nostra storia ma anche il nostro futuro».

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