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Boccia all’assemblea generale di Confindustria:"Siamo in fase di ripresa, va riattivata la politica dell’offerta"

Il presidente nazionale: "Abbiamo un'industria potente, che agli interventi sui nodi di sviluppo dà una risposta rilevante"

Ieri all’assemblea generale di Confindustria svoltasi presso Carrarafiere è intervenuto il presidente nazionale Vincenzo Boccia, richiamandosi al discorso di apertura del presidente di Livorno Massa-Carrara Alberto Ricci: “Alberto ha aperto il suo discorso con un richiamo alla sensibilità della questione temporale. Il Paese non ha mai avuto grande sensibilità per questo tema. Alberto ha parlato anche di sostenibilità: essa una precondizione per contrastare diseguaglianza tra territori, persone e imprese”.

“Il filo rosso della visione di Alberto è il metodo del confronto – ha proseguito il presidente – della collaborazione per la competitività. Lui ha concluso parlando dei giovani: un grande piano di inclusione dei giovani dimostra un pensiero economico a cui sottosta un’idea di società inclusiva, aperta, in cui non vi è dicotomia tra imprese e famiglie”.

“Quando le imprese crescono, come sta avvenendo adesso, si crea occupazione. I dati ISTAT lo dicono: ora non siamo a livelli pre-crisi, ma su un’interessante onda lunga da cavalcare. Questo L’Italia è paradossale: siamo il secondo Paese industriale d’Europa, ma solo il 30% degli italiani lo sa e ha in sé pezzi fortemente anti-industriali. Bellissimo anche il richiamo agli angeli del fango di Livorno: ci ricorda cosa siamo capaci di esprimere nei momenti difficili. Proprio in questi momenti il Paese si compatta, dà il meglio di sé. Solo che quando percepiamo che la difficoltà è passata arretriamo”.

“A tal proposito, noi siamo all’inizio di una fase di ripresa: non è finito il peggio, potrebbe ritornare se facciamo errori; e gli errori dobbiamo evitarli, sia per la prossima legge di bilancio che evitando di arretrare sulle riforme fatte. In economia come in politica non c’è contemporaneità tra causa ed effetto: l’aumento di iniziative private, l’export in crescita del 7%, una maggiore occupazione sono frutto degli strumenti di politica economica da cui è derivata una capacità di reazione dell’industria italiana”.

“La politica deve fare scelte in termini di priorità. Abbiamo cambiato il paradigma: prima stabiliamo cosa vogliamo fare nell’economia reale, poi cerchiamo il metodo, le risorse, infine interveniamo sui saldi di bilancio, non viceversa. Non potendo fare un’operazione generalista, abbiamo promosso l’industria 4.0, premiando chi investe nel Paese. Ne è risultata una crescita occupazionale; e più occupazione significa più domanda. Questo è l’anello che portiamo all’attenzione della politica. Attivando la politica della domanda non si rafforzano le imprese”.

“Le rotte della seta menzionate oggi nel corso del dibatitto arrivano dalla Cina via terra e via mare nel cuore dell’Europa: o riusciamo ad usarle in maniera bidirezionale, vendendo a quel mondo prodotti e servizi dell’industria europea, oppure, se non rafforziamo la nostra competitività, le subiremo. Questa è la sfida che noi abbiamo di fronte: i mercati globali che sono mercati di nicchia; e i mercati di nicchia sono per noi italiani. Con Francia e Spagna stiamo lavorando sul fronte cinese, la Germania preferisce invece difendere quelle rotte con l’onere a carico dei cinesi in termini di dumping”.

“Includere i giovani nel mondo del lavoro in Italia significa dare valore al lavoro, permettere ai giovani di definire un progetto di vita e attivare domanda. Consente alle imprese di avere un costo del lavoro più basso, seppure nella prima fase. Noi abbiamo un’industria potente, che dimostra che se intervieni sui nodi di sviluppo riesci ad avere una risposta rilevante. I corpi intermedi dello stadio richiameranno la politica a riattivare la politica dell’offerta, senza farsi prendere la mano da un eccesso di presente,” ha concluso Boccia.