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Sanremo, Giovanni Truppi porta il cuore degli anarchici di Carrara sul palco dell’Ariston

L'artista rivela su Facebook le motivazioni che lo hanno portato ad indossare l'opera di Goliardo Fiaschi, partigiano in Italia e Spagna e fondatore del Circolo Anarchico di Carrara

CARRARA – Tra i simboli che hanno ispirato Giovanni Truppi, l’artista napoletano in gara a Sanremo, c’è anche il cuore rosso e nero di Goliardo Fiaschi, partigiano in Italia e Spagna e fondatore del Circolo Anarchico di Carrara, che tutt’oggi resta uno dei maggiori centri anarchici a livello internazionale. Lo ha rivelato il cantante stesso in un post sui social con cui ha voluto “assumersi responsabilità rispetto alle parole che ha cantato”. “Credo che tra i compiti di un artista – esordisce Truppi – ci sia quello di porgere dubbi piuttosto che certezze, ma anche che nella vita sia importante cercare di farsi delle idee e, quando ne vale la pena, prendere posizioni. Siccome non riesco a scindere del tutto il mio lavoro dalla mia vita, negli anni ho ritenuto importante sforzarmi di dire, attraverso le canzoni, anche quello che penso. A costo di commettere passi maldestri, cosa probabile quando ci si inoltra nel complesso rapporto tra arte e ideologia. Non l’ho fatto perché ritengo che così si scrivano canzoni migliori, ma solo perché per me era importante farlo. Questa postura nell’arte e nella vita l’ho imparata da uomini come Fabrizio De André, che sul legame tra ideali e sperimentazione ha costruito il proprio percorso artistico. Mi sarei sentito in difficoltà, in un’occasione come quella del Festival di Sanremo in cui la mia voce e la mia lingua sono più potenti del solito, a non usarle anche per battere il tamburo. Ci ho pensato e il tamburo migliore che ho trovato era “Nella mia ora di libertà”, scritta da Fabrizio De André, Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani“.

Generico febbraio 2022

“Ho scelto questa canzone – spiega l’artista – perché credo nelle parole del suo testo e me ne sento rappresentato. Credo fortemente che siamo tutti coinvolti, per questo mi sono permesso di aggiungerlo al testo originale. Lo siamo molto più di quanto riusciamo a renderci davvero conto: ce lo dicono la biologia e la fisica, ce lo ha detto Jung e ce lo dicono la storia e l’economia. Considerato questo coinvolgimento mi sembra chiaro che siamo tutti responsabili quando uno di noi ha fame e il fatto che cerchi di sopravvivere, anche rubando se non ha alternative, mi sembra la cosa più normale del mondo. Sono convinto che non esistano poteri buoni e che l’unica strada per vivere bene sia abbandonare, oltre al capitalismo, l’organizzazione attuale della società per sperimentare nuove forme di governo e di rappresentanza. Dovremmo lavorare di meno, delegare di meno, e dedicare parte del nostro tempo alla gestione della nostra vita insieme su questo pianeta, che è responsabilità di ognuno di noi e alla quale tutti dobbiamo partecipare. Sul palco abbiamo portato dei simboli e sul mio cuore c’era un cuore rosso e nero opera di Goliardo Fiaschi, partigiano in Italia e Spagna e fondatore del Circolo Anarchico di Carrara. Non sono a mio agio ad espormi così tanto. Allo stesso tempo credo che sia necessario fare assunzione di responsabilità rispetto alle parole che ho cantato anche a loro protezione, perché sono parole incendiarie e tali devono restare.
Grazie Vinicio Capossela, un gigante e un mago, grazie Mauro Pagani, tutti noi che suoniamo in Italia ti siamo debitori, e non solo noi. Siamo tutti coinvolti, diamoci da fare. Viva Fabrizio De André”.