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«A m’l rum da me»: Carrara sognata da Carlotta, Martina e Carolina

A "Studi Aperti 2020: Oltre il lockdown" l'appuntamento col collettivo campione di street artist e illustrazione

Sono Carlotta Moretti, Martina Ceccarelli e Carolina Barbieri le ospiti del quarto appuntamento di Studi Aperti 2020: insieme formano il collettivo “A m’l rum da me”, sospeso tra storia locale e innovazione. La loro produzione coloratissima spazia dall’illustrazione alla street art: “A m’l rum da me – spiegano – è un modo di dire ripreso dal dialetto della nostra città, significa “me lo giro da solo”. Quando qualcuno andava a prendere il caffè il barista chiedeva “T’a l rum?”, te lo giro?, e l’avventore replicava “no, a ml’rum da me”. E’ il do it yourself di Carrara.”

Dove si trova il vostro studio?

Il nostro studio si trova in via Finelli 12 b. Ci occupiamo principalmente di lavorazione grafica, ultimamente ci siamo concentrate sui murales. Portiamo avanti i nostri progetti e lavoriamo su commissione per terzi.

Che temi e materiali prediligete nel vostro lavoro?

Il tema fondamentale della nostra ricerca artistica è sicuramente la tradizione, tutto ciò che può dare valore al nostro territorio. Dapprima ci siamo concentrate sul dialetto, soprattutto per renderlo accessibile ai più giovani, poi sulla cucina, illustrando piatti tipici locali. Abbiamo studiato anche le strade, i monumenti, gli edifici storici, fino ad arrivare alle leggende apuane. Grazie a commissioni e progetti portati avanti al di fuori di Carrara ci siamo rese conto che partiamo sempre dallo stesso punto: l’analisi del luogo. Quanto ai materiali, utilizziamo qualsiasi cosa ci venga in mente. Principalmente ora lavoriamo con supporti digitali, ma anche acrilici, colori murali, stampe su tessuto.

Al tema della tradizione contrapponiamo uno stile giovane, fresco, coloratissimo, alla portata di tutte le fasce d’età; cerchiamo di arrivare a tutti, vogliamo che la nostra arte sia semplice e universale.

Come state vivendo la quarantena?

CI siamo trovate impreparate ad affrontare l’emergenza. Il nostro lavoro è la nostra casa artistica, lì abbiamo lasciato parte del nostro mondo. La perdita di alcuni lavori, la mancanza dei computer e dei materiali per disegnare ci ha creato molte complicazioni.

Che progetti avete portato avanti durante il lockdown?

Abbiamo partecipato al progetto Color4Action di Yourban 2030, un ente no profit che utilizza il linguaggio dell’arte per lanciare messaggi legati alla natura, in collaborazione con Dorothy Circus Gallery. L’obiettivo è raccogliere fondi da destinare non solo alle strutture mediche, ma anche a tutti quegli enti no profit impegnati ad affrontare le emergenze post-Covid, a sostegno delle fasce più vulnerabili della popolazione. La mobilitazione globale coinvolge numerosi street artist internazionali. Noi abbiamo dovuto realizzare un disegno in bianco e nero lasciando all’utente finale il piacere e la libertà di colorarlo.

Che idee avete per uscire dalla crisi?

In quanto creativi tutti noi dovremmo cercare un modo per contribuire, attraverso il contatto che l’altro, a riportare un senso di equilibrio, solidarietà e comunità in ognuno di noi. Per il grande potenziale comunicativo che ha, l’arte può fare molto. Smuovere le coscienze, ma soprattutto riunirci.

Qual è il vostro rapporto con Carrara?

Grazie al nostro progetto abbiamo scoperto una seconda volta la nostra città. Eravamo un po’ stufe di sentire i soliti discorsi: «chiude tutto, la città è morta»… così siamo riuscite anche ad apprezzarla di più.

Credete sia fattibile rendere Carrara la città in cui passeggiando si vedono gli artisti al lavoro, o questo contrasterebbe troppo con l’intimità della ricerca nel proprio laboratorio?

Il desiderio che abbiamo avuto da quando abbiamo creato “A m’l rum da me” è stato quello di dare nuova vita a scorci della nostra città tramite la street art e i murales: un mezzo di comunicazione molto efficace, dirompente e che soprattutto arriva a tutti. Qualsiasi cosa abbiamo realizzato ad oggi in un contesto open space è stata ben vista e ben accolta da tutti. Forse Carrara dovrebbe provare a dare maggior spazio, maggiori possibilità di lavoro e di espressione a tutti gli artisti del territorio.