LiguriaNews Genova24 Levante News Città della Spezia Voce Apuana TENews

L’8 giugno esce «Spensieratezza», il synth pop riflessivo di Limbrunire

«Racconto la contemporaneità con suoni anni '80 e un pizzico di ottimismo»

Lui si chiama Francesco Petacco, in arte “Limbrunire”. È un giovane cantautore nativo di Sarzana. Il suo ultimo disco, “Spensieratezza”, uscirà in digitale l’8 giugno per Macramè dischi. Con la musica ha cominciato giovanissimo, a soli sette anni. Da ragazzo ha studiato batteria, pianoforte, chitarra e canto. Ha messo su prima un complesso blues, poi un trio rock pop (Trenet). Ha ottenuto il II posto nella categoria Nuove proposte al premio Lunezia con il brano “La giostra”. Ha inciso anche un album, “Non vestiamoci”. Ci scappa il videoclip. Poi è venuta la stagione dei live, culminata con la partecipazione alla Fiera internazionale della musica di Genova. Nella sua fase più “matura” si è orientato su sonorità prettamente acustiche, spostandosi sul versante cantautoriale. Si è ritrovato finalista del premio inedito Colline di Torino 2015 e del premio Quasimodo. Fino a vincere il premio autore controcorrente Pino Daniele 2016. La sua ricerca, nel frattempo, è continuata. Si è avvicinato alla musica synth e alla filosofia Zen, leggendo di tutto. Così sono nati 45 brani, 11 dei quali confluiscono in “Spensieratezza”: un disco che vede Chiara Galeotti alle backing vocals, synth modulari analogici di Emiliano Bagnato, Francesco Zanetti alle percussioni e Sofia Bianchi al contrabbasso.

Nelle immagini promozionali, Limbrunire indossa un caratteristico maglioncino giallo con un motivo di abeti. Un omaggio all’altro Francesco aprano, Gabbani?

No, Francesco non c’entra. Io avrei preferito optare per immagini scure, che però si adattano meglio al metal che alla mia musica. Che in fondo ha una sua leggerezza.

Come definiresti la tua musica?
Il mio è cantautorato elettronico. Le basi hanno una componente più leggera, quasi una musicalità dance. Abbino suoni più leggeri a testi riflessivi, che non sempre si notano al primo ascolto. In “Spensieratezza” mi soffermo soprattutto sul rapporto che la nostra società ha con la comunicazione. Fino agli anni ’80 i ragazzini s’incontravano per strada, ora la virtualità ha preso il sopravvento

Se dovessi indicare un artista per te imprescindibile, chi sarebbe?

Ascolto di tutto, dal jazz all’hard rock al blues. Sicuramente riveste una particolare importanza per il mio percorso artistico la musica elettronica degli anni ’80. Così di getto mi verrebbe da indicare i Depeche Mode e i Duran Duran. Per quanto riguarda i testi, soprattutto Franco Battiato e Pasquale Panella, il “poeta” che scriveva per Lucio Battisti.

Ti richiami agli anni ’80 quasi con nostalgia. “Spensieratezza” è un disco nostalgico?
Non saprei. Di certo quelle sonorità, quei synth un po’ freddi che ascoltavo da bambini mi sono rimasti dentro. Senz’altro questo è un richiamo nostalgico. Cerco però di essere attuale, soprattutto nei temi. Racconto quello che viviamo, ma senza rinunciare all’ottimismo.

Vai controcorrente rispetto alla disperazione dei tempi.
La spensieratezza, del resto, è anche nel titolo dell’album, che poi è una sorta di carezza. Siamo bombardati dalla negatività, soprattutto attraverso i media. Io ho voluto vedere una possibilità di riscatto.

Perché “Limbrunire”?
Perché credo rispecchi meglio il mio carattere ombroso, e perché è il momento della giornata che preferisco, quello in cui luce e buio convivono.

C’è un po’ di Carrara nel tuo lavoro?
Pur essendo nato a Sarzana, sono molto legato a Carrara dove ho frequentato l’istituto Zaccagna. Trovo che i carraresi abbiano una grande qualità: la schiettezza.