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"Michelangelo", gli attori carraresi: "Così abbiamo conquistato Tarquinia"

Il cast si racconta: "Konchalovsky ci ha voluti con sé anche dopo le scene in cava." Le nuove riprese? "Una grande festa"

È proseguita a Tarquinia l’avventura del cast carrarese del film “Michelangelo: una visione” del maestro russo Andrey Konchalovsky, leone d’argento a Venezia 2016 per “Paradise” L’affiatatissimo gruppo ha infatti conquistato il cineasta, che ha deciso di portarlo con sé per proseguire le riprese: “Konchalovsky ci ha confessato che i protagonisti del film inizialmente avrebbero dovuto essere due, Michelangelo e i ragazzi di Carrara,” ha rivelato Mattia Dell’Amico, uno degli esordienti. “La nostra esperienza non si è conclusa in cava come previsto. A Tarquinia abbiamo recitato tutti: il regista ci ha detto che si è innamorato di noi,” ha aggiunto Alessandro Pierotti. “Michelangelo si relazionava meglio coi cavatori che coi membri del clero, la ricostruzione storica è accurata,” ha spiegato Gino Branchetti.

Il gruppo di attori non professionisti scelti nella città di Carrara (a eccezione di tre provenienti da Massa e uno da Livorno) è composto, lo ricordiamo, da Enrico Angeli, Gino Branchetti, Giovanni Cattani, Dino, Leonardo e Mattia Dell’Amico, Francesco Gabelloni, Franco e Giovanni Magli, Paolo Muracchioli, Alessandro Pierotti, Luca e Silvano Ratti, Antonio e Francesco Ruscigni, Guido Siniega, Emma e Simone Tiberti. La maggior parte di loro sono cavatori nella vita, oltre che sul set.

L’esperienza tarquiniese? Per il cast è stata stata “una grande festa.” “Siamo arrivati a Tarquinia che avevamo già rotto il ghiaccio — ha raccontato Dino Dell’Amico — chi ha esordito lì era rigido, mentre tra noi e il regista si era già creato un affiatamento. Konchalovsky ci lasciava molto liberi: inizialmente ci dettava le posizioni, ma eravamo noi a decidere come interpretare una scena.” Anche Dino è legato alle cave da una storia plurigenerazionale: “Persino i miei nonni lavoravano in cava. Recitando ho compreso quanta dovesse essere la fatica dei cavatori del Cinquecento: una cosa immane, con quelle calzature in pelle i sassi ci ferivano i piedi.”

“A Tarquinia ci facevano bere per scioglierci — ha rivelato Giovanni Cattani — rispetto alle scene girate a Carrara tutto era diverso: il luogo, i costumi, il contesto, in questo caso conviviale.” I capelli rossi, gli occhi cerulei e gli zigomi alti di Giovanni gli hanno fruttato il soprannome di “Van Gogh” con cui era noto presso la troupe: “Immaginate la mia sorpresa quando Michelangelo mi ha stretto la mano dicendomi “grazie, Van Gogh”!”

Guido Siniega col film di Konchalovsky ha finalmente realizzato il suo sogno d’infanzia, quello di fare l’attore. “Mi piacerebbe continuare a recitare — ha dichiarato — vorrei prendere parte a un thriller, è il genere che preferisco.”

“Il gruppo era fantastico, l’esperienza è stata meravigliosa, per me come per la mia bambina,” ha dichiarato orgoglioso Simone Tiverti. La sua giovanissima figlia Emma ha esordito in questa pellicola a soli undici anni.