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"Compagni: declinazioni contemporanee": una mostra tra memoria e passione foto

Nell'esposizione allestita da Andrea Zanetti è l'emozione a connettere passato e presente

Difficile restituire la complessità della parola “compagni”, così profondamente scolpita nella storia delle sinistre ma quasi ridotta a tabù nel dibattito politico odierno. Ci ha provato Andrea Zanetti, allestendo una mostra con YAB, il collettivo da lui coordinato: un gruppo di artisti eterogenei per sesso, età e provenienza. Lo spazio scelto è quello del Giannotti edilizia, dove una luce soffusa si proietta sulle opere dedicate alla potenza della collettività.
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“Ho chiesto al mio gruppo di artisti d’interpretare il termine – ha affermato il curatore – è emerso uno spaccato molto variegato”. Si potrebbero individuale tre grandi direttrici, spesso sfumate: la militanza politica, la comunanza di vita, la migrazione. A quest’ultima categoria si potrebbero ascrivere l’opera di Aurora Pornin, che mostra i migranti come compagni di viaggio, e quella della colombiana Lorena Huertas, che nei suoi tre collage parla di meticciato esaltando la multiculturalità. Più crudo, icastico, il “Parco giochi ad Aleppo” di Paolo Fiorellini: un’altalena imbiancata da cui pendono morse in ferro in forma di teste infantili.

Vi sono poi i lavori dedicate alle diverse sfaccettature della passione politica e della militanza. La giovanissima Melissa Mariotti ha recuperato una lettera dell’anarchico Gino Lucetti, riscrivendola e sfumandone progressivamente il significato; il tentativo è quello di assorbirne la carica rivoluzionaria, coniugandola col tema della tutela delle Apuane. Francesco Siani propone la classica icona del pugno chiuso, disponendo otto guanti da lavoro rossi a dita serrate su uno specchio che “ingloba” lo spettatore nell’opera. Francesco Ricci ha realizzato in ceramica l’accoppiata di falce e martello, rompendole e poi ricollocandole in una teca come una moderna reliquia. “Il messaggio di fondo è positivo: la teca si apre,” ha commentato Zanetti. Stefano Lanzardo ha installato una colonna all’interno della quale vengono proiettati i primi piani degli occhi dei compagni; in sottofondo una traccia in cui la storia individuale e la Storia collettiva s’intrecciano indissolubilmente.

Roberta Montaruli ha lavorato per sottrazione: “è partita da una fotografia della sua classe di terza media, togliendo tutte le figure umane e lasciando solo alcuni elementi identificativi – ha commentato Zanetti – Il suo lavoro s’intitola “ricordo di classe” perché ha una duplice dedica ai compagni di classe e di lotta”. Stefano Siani ha realizzato una serie di scatti in controluce sulla passeggiata del molo di Marina di Carrara, nella zona a levante del porto: “il suo intento era quello di restutuire la costruzione progressiva della comunità dei compagni di quotidianità”.

Ai compagni di vita tra realismo e ironia scanzonata sono dedicate le opere di Cristina Balsotti, Lorenzo Devoti e Simone Conti, autore di coppie di ritratti “in negativo” su un spirale in legno.

Luigi Franchi, in arte Zino, ha iniziato a lavorare con i lego. “ Lui utilizza sempre questa tecnica – ha precisato il curatore – parte da una figura iconica, in questo caso una donna a pugno chiuso che porta un bavaglio con falce e martello, da cui scaturisce un’esplosione “pop””.
Carolina Barbieri è tornata all’etimo del termine: compagno infatti potrebbe derivare da “cum panis”, colui col quale si condivide la mensa. “Le fette di pane sulla parete rappresentano gli individui, il fil rouge che le lega li unisce nella collettività,” ha chiosato Zanetti.

La mostra sarà visitabile fino al 20 agosto.