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Le cave apuane sul New York Times

Sulla celebre testata americana un servizio sulla storia del marmo e della sua estrazione

Le cave apuane sul New York Times: ieri la celebre testata ha dedicato ai bacini estrattivi del carrarese un articolo a firma di Sam Anderson, corredato da suggestive foto di Luca Locatelli.

Nel pezzo viene ricostruita brevemente la storia del marmo, drammaticamente segnata da moti geologici, fortune alterne, morti e mutilazioni. Si osserva come un materiale la cui caratteristica precipua è la pesantezza sia stato trasportato e plasmato a prezzo di gravi fatiche: “«Non si sfugge alla tirannia del peso», affermò lo storico dell’arte William E. Wallace commentando l’improba sfida dell’installazione della statua del David, pesante circa cinque tonnellate”.

Si parte da lontano, dalla genealogia del marmo, venutosi a creare miliardi di anni fa dagli strati compressi e poi cristallizzati di piccole creature morte scivolate a fondo del brodo primordiale. Il Miocene ha visto strutturarsi le Alpi Apuane, con l’emersione di queste rocce.

Vi è anche un aneddoto legati a Michelangelo, così ossessionato dalla varietà statuario che vagheggiava di scolpire una montagna: “Una fantasia che è stata presto accantonata: «Se avessi avuto la certezza di vivere quattro volte più a lungo – scrisse – l’avrei fatto».”

Il marmo lavorato è simbolo di potere e prestigio almeno dall’antica Roma, che attingeva alle cave abbondantemente: “Augusto andava vantandosi di aver ereditato una città di mattoni e averla trasformata in una città di marmo”.

Il microcosmo delle cave, tuttavia, resta chiuso e peculiare: “comunità umana che vi ruota intorno è altrettanto singolare per parlata (persino all’interno dell’enorme varietà di dialetti italiani) e credo politico: la città, è una roccaforte anarchica”.

Insomma, seguendo gli spostamenti del marmo si potrebbe tracciare l’intera storia della ricchezza globale dall’antica Roma ai giorni nostri.

L’articolo sul New York Times