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Geo Barents in fermo amministrativo: Medici Senza Frontiere fa ricorso al Tribunale di Massa

«Questa decisione è l'ultimo esempio dell'ipocrisia dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri, che stanno facendo di tutto per punire coloro che sono coinvolti nelle attività di ricerca e soccorso»

MARINA DI CARRARA – A seguito dell’ordine di fermo amministrativo ricevuto ieri dalla Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere (Msf) (ne abbiamo parlato qui), la ong ha fatto ricorso al Tribunale Civile di Massa «contro questa ingiusta decisione». «Questo fermo amministrativo – afferma Juan Matias Gil, capomissione delle attività di ricerca e soccorso di Msf – è l’ultimo esempio dell’ipocrisia dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri, che stanno facendo di tutto per punire coloro che sono coinvolti nelle attività di ricerca e soccorso, mentre sono essi stessi complici dei violenti respingimenti di migliaia di persone in Libia ogni anno. Più volte le autorità italiane ci hanno chiesto di coordinare i soccorsi con la guardia costiera libica, pur sapendo bene che la Libia non è un luogo sicuro e che riportare in Libia le persone in difficoltà in mare è un reato».

«Negli ultimi anni – prosegue – le organizzazioni non governative sono state attaccate e criminalizzate dai governi europei, compresa l’Italia. Questo comportamento è una cinica tattica politica per impedire a tutti i costi l’arrivo di persone sulle coste europee. Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Msf, ha sempre operato nel rispetto del diritto marittimo internazionale. Abbiamo fatto ricorso al Tribunale di Massa contro questo fermo ingiusto e che non fa altro che mettere a rischio ulteriori vite in mare. Ancora una volta, sono le persone che tentano di fuggire dalla Libia a pagare il prezzo più alto mentre all’ennesima nave di ricerca e soccorso viene impedito di salvare vite in mare».