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Costruivano divani per trafficare droga tra Massa-Carrara e la Brianza: 9 arresti e 51 indagati foto

I carabinieri apuani e la Direzione antimafia di Genova hanno sgominato un'associazione a delinquere. Sequestrati più di 800 chili di stupefacenti

MASSA-CARRARA – Nella giornata di ieri è stata data esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 5 soggetti, emessa a conclusione dell’indagine denominata “Divani & Sofà”, condotta dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Massa-Carrara, coordinati e diretti dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova. L’operazione è scattata al termine di un anno e mezzo di indagini tecniche particolarmente approfondite, che hanno permesso di smantellare un’associazione per delinquere impegnata nel traffico illecito di sostanze stupefacenti, operante nelle province di Massa-Carrara e di Monza-Brianza.

Le misure cautelari emesse dal Tribunale di Genova hanno di fatto confermato l’impianto accusatorio ricostruito dagli inquirenti nei confronti di cinque soggetti italiani, a carico dei quali sussistono gravi indizi in ordine alla costituzione di una vera a propria organizzazione criminale composta da massesi e brianzoli ed impegnata nell’approvvigionamento, anche dall’estero, di ingenti quantitativi di hashish, marijuana e cocaina, che venivano successivamente smerciati in diverse province d’Italia, con particolare riferimento a quelle di Massa, Lucca, Milano, Monza, Como, Varese e Ravenna. L’organizzazione operava mediante un sistema di importazione, stoccaggio e smercio dello stupefacente profondamente rodato, grazie a una minuziosa suddivisione dei ruoli e dei rispettivi compiti tra i diversi sodali (per quanto accertato in questa fase cautelare del procedimento e fermo il principio della presunzione di innocenza in attesa di sentenza definitiva).

·      Un 36enne massese e il fratello 45enne di Lissone (Mb), entrambi con precedenti penali specifici e colpiti da misura cautelare della custodia in carcere, rappresentavano i promotori dell’organizzazione, intrattenevano contatti diretti con i più importanti fornitori di stupefacente, reperivano ed organizzavano i mezzi per trasportare i più ingenti quantitativi di stupefacenti (spesso mediante l’impiego di doppi fondi appositamente ricavati nei veicoli), individuavano i luoghi di stoccaggio della droga in attesa della definitiva commercializzazione sul territorio nazionale;
·      Un 73enne di Lissone, padre dei primi due e sottoposto agli arresti domiciliari, individuato quale parte dell’organizzazione con compiti di trasporto dello stupefacente;
·      Un 63enne di Lissone, sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, partecipe al sodalizio anch’egli con compiti di trasporto della droga e predisposizione dei veicoli utilizzati per occultarla durante i viaggi;
·      Un 58enne di Montignoso, con pregiudizi penali specifici e sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere, a cui era devoluto il compito di stoccare lo stupefacente destinato alla piazza massese, di cui poi avrebbe curato anche lo smercio all’ingrosso.

L’impostazione accusatoria ricostruita dal sostituto procuratore della Dda di Genova, Federico Manotti, che, unitamente al pubblico ministero Alessia Iacopini della Procura di Massa, ha diretto l’inchiesta, ha trovato riscontro nel provvedimento cautelare del Tribunale di Genova, confermato anche dalla Corte di Cassazione ed eseguito nella giornata di ieri, con particolare riferimento al reato associativo contestato ai cinque indagati e basato sulla nitida suddivisione dei ruoli tra i diversi sodali, sulla non comune disponibilità da parte dell’organizzazione di luoghi nei quali occultare e confezionare lo stupefacente, sulla capacità di disporre di un parco auto strumentale al traffico di droga e di un’attività imprenditoriale di copertura e infine sulla possibilità di movimentare ingenti quantitativi di droghe.

Le condotte contestate ai cinque principali indagati sono infatti quelle previste dall’articolo 74 del Dpr n. 309 del 1990 “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti”, nonché diversi episodi di traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti così come previsti dall’art. 73 del medesimo decreto, commessi nel periodo tra il 2018 ed il 2019, con particolare riferimento ai territori di Massa e della Brianza, sulla cui direttrice era stata di fatto istituita una vera e propria “rotta della droga”, in grado di foraggiare facilmente l’intera provincia massese nonché le aree limitrofe di ogni tipo di sostanza stupefacente. Come detto l’organizzazione poteva inoltre avvalersi, come base logistica, dell’azienda di famiglia, impegnata nel settore della produzione di divani (da qui prende il nome l’intera operazione), che permetteva quindi di sfruttare le potenzialità logistiche e di trasporto offerte dell’impresa per muovere o stoccare ingentissimi quantitativi di droga.

Basti pensare che nel corso dell’intera indagine i militari del Nucleo Investigativo hanno tratto in arresto in flagranza di reato ben 9 soggetti e sequestrato complessivamente 134 chili di hashish, 673 chili di marijuana e numerose dosi di cocaina. Tra gli interventi di maggior rilievo eseguiti dai Carabinieri figurano quelli operati a Massa, Forte dei Marmi (Lucca), Ravenna e Como, a conferma di come il sodalizio operasse in maniera ben strutturata su buona parte del territorio nazionale. Si è conclusa quindi oggi la fase investigativa e cautelare di una delle più importanti operazioni antidroga dirette dalla Dda di Genova e dai militari dell’Arma in territorio Apuano negli ultimi anni e che ha portato a indagare complessivamente ben 51 persone, tra cui 7 stranieri, tutti responsabili a vario titolo di reati concernenti gli stupefacenti.