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Eccidio di Mommio di Fivizzano: morto a 100 anni Wilhelm Stark, l’ultimo ergastolano nazista

La sua divisione colpì anche la provincia di Massa-Carrara. In quell'episodio del 4 maggio 1944 furono uccise 22 persone di età compresa tra i 20 e i 48 anni

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FIVIZZANO – L’ex sergente nazista Karl Wilhelm Stark, ribattezzato è morto il 14 dicembre scorso all’età di 100 anni, ma la notizia è stata resa nota solo nelle ultime ore dal procuratore generale militare Marco De Paolis. La sua azione criminale colpì anche la provincia di Massa-Carrara e in particolare la frazione di Mommio di Fivizzano dove il 4 maggio 1944 furono trucidate 22 persone di età compresa tra i 20 e i 48 anni.

Nel corso del rastrellamento le vittime furono uccise attraverso incendi di abitazioni e fucilazioni. La divisione di Stark, la Herman Göring, compì anche saccheggi e razzie di bestiame. Con sentenza n. 43/11 del 6 luglio 2011, nel corso di un procedimento riguardante diverse stragi avvenute nell’area dell’Appennino tosco-emiliano, il tribunale militare di Verona condannò all’ergastolo i sottotenenti Hans Georg Karl Winkler, Fritz Olberg e Ferdinand Osterhaus e, appunto, il sergente Stark, tutti appartenenti al reparto esplorante della Göring, per l’eccidio di Mommio.

Il 26 ottobre 2012 Il tribunale militare di Roma assolse tutti gli imputati ancora viventi Winkler, Osterhaus e Stark. Il 19 marzo 2014, la Cassazione annullò quell’assoluzione deliberando un nuovo processo per Winkler e Stark, unici imputati ancora in vita. Stark fu poi condannato in via definitiva dalla giustizia militare italiana ma non è mai stato consegnato dalla Germania. Nel 2018 una troupe del Tg1 lo trovò nella sua abitazione nei pressi di Monaco di Baviera. Non era per niente pentito, disse che non aveva partecipato a nessuna strage e che il processo italiano era stato “una farsa”.

L’episodio
Riportiamo di seguito la descrizione dell’episodio tratto dal sito straginazifasciste.it.

Nella primavera del 1944 nell’area di Fivizzano e Casola si erano formati alcuni nuclei partigiani che gravitavano intorno al campo di lancio di Massicciana, a nord di Mommio, presso il quale erano giunti aviolanci alleati di armi ed equipaggiamenti. La presenza dei partigiani e l’arrivo dei lanci non era sfuggita alle autorità della RSI e provocò una forte reazione repressiva. Il 4 maggio 1944 ebbe infatti inizio un rastrellamento dell’area nel quale furono impiegati, tra tedeschi e italiani, poco più di 2000 uomini. I rastrellatori, muovendosi su più colonne da sud (Fivizzano) e da oltre il passo del Cerreto circondarono la zona, occuparono Mommio e, dopo un breve scontro con i partigiani, poi ritiratisi, s’impadronirono di un notevole quantitativo di materiale aviolanciato presso il campo di Massicciana. Pure nell’abitato di Mommio fu trovato materiale di provenienza alleata (secondo alcune fonti la stoffa dei paracaduti, altri fanno riferimento anche a materiale bellico), evento che è da molti ritenuto all’origine del successivo incendio del paese e delle uccisioni. Le donne e i bambini non furono oggetto di violenze, mentre una ventina di uomini adulti, in gran parte fuggiti dalle proprie case all’inizio del rastrellamento e riparati in nascondigli di fortuna, furono rintracciati e uccisi. Alcune delle vittime furono fucilate, probabilmente dopo interrogatori e sevizie, presso la casa cantoniera del passo del Cerreto. Altri uomini, tra cui il parroco, furono presi prigionieri dai rastrellatori. Quasi tutte le case di Mommio furono incendiate, mentre gli animali domestici e il bestiame furono abbattuti o razziati.

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