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Covid, muore noto medico a 57 anni. E al Noa un cippo per commemorare gli operatori sanitari foto

Si tratta del dottor Marco Morale, pneumologo all'ospedale delle Apuane. Biselli: «Una persona speciale con dote umane e professionali fuori dal comune»

MASSA-CARRARA – Una stele in memoria degli operatori sanitari apuani che hanno perso la vita per la lotta al coronavirus. È quella che è stata inaugurata ieri all’esterno dell’ospedale delle Apuane di Massa, dove il cippo è stato installato su iniziativa dell’Ordine dei Medici di Mssa-Carrara e alla presenza delle istituzioni locali e le autorità sanitarie.

Cesare Landucci, Nazareno Catalano, Raffaele “Lele” Brancadoro. Sono loro i tre medici che hanno perso la vita nei mesi scorsi e alla cui memoria è stata dedicata la stele: «I medici in sinergia con le altre figure sanitarie affrontano le fragilità umane applicando conoscenza scientifica, abilità cliniche e altruismo anche a costo della vita» è scritto sulla lastra di marmo posizionata sul prato di fronte al Noa.

Tra i presenti, oltre al presidente della Provincia, Gianni Lorenzetti, al direttore dell’ospedale, Giuliano Biselli, e al presidente dell’Ordine provinciale, Carlo Manfredi era presente anche il sindaco di Massa, Francesco Persiani. «A un anno dalla prima diagnosi di covid-19 in Italia – ha affermato – abbiamo onorato il personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato a cui sarà dedicata la giornata del 20 febbraio. Persone che sono sempre state in prima linea per combattere la malattia affrontando momenti difficili. A loro, soprattutto a chi si è esposto al virus perdendo la vita, va la mia personale gratitudine, di tutta l’amministrazione e della cittadinanza. Eppure a distanza di un anno ancora combattiamo la diffusione del covid-19».

E questa iniziativa arriva nelle stesse ore in cui la provincia apuana piange un altro medico a causa del covid: venerdì notte è morto il dottor Marco Morale, 57 anni, da oltre venti pneumologo nel reparto di Medicina di Massa. Originario di Sarzana, abitava a Pisa dov’era ricoverato da un mese. «Una persona speciale, un medico di grande valore con doti umane e professionali fuori dal comune» lo ha ricordato Biselli.