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Non versa oltre 3,6 milioni di ritenute fiscali, denunciato imprenditore della nautica apuana

La Guardia di Finanza ha sequestrato la somma. Soldi che erano a disposizione della società per poter essere utilizzati a piacimento, costituendo, di fatto, un fondo per autofinanziamento

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MASSA-CARRARA – Una nota società della provincia, operante nel settore della nautica, è stata oggetto di un controllo, da parte Guardia di Finanza di Massa-Carrara, in seguito a una segnalazione inviata alla Procura della Repubblica di Massa dall’Agenzia delle Entrate che aveva ipotizzato il reato di omesso versamento di ritenute dovute o certificate (previsto e punito dall’art. 10 bis del Decreto Legislativo 10 marzo 2000, n. 74 che ipotizza una sanzione penale al superamento di una soglia quantitativa pari a 150.000 euro).

Le indagini hanno permesso di rilevare che l’amministratore della società aveva contabilmente operato le previste ritenute fiscali, sia nei confronti dei professionisti che dei propri dipendenti, annotandole poi nelle dichiarazioni fiscali presentate per gli anni d’imposta 2016 e 2017, ma in realtà non le aveva versate nelle casse dell’erario.

Questa condotta fraudolenta aveva consentito all’imprenditore di “accantonare” oltre 3.600.000 euro che erano a disposizione della società per poter essere utilizzati a piacimento, costituendo, di fatto, un fondo per autofinanziamento.

In virtù di ciò, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Massa, hanno dapprima individuato i conti correnti bancari contenenti il denaro e, poi, sequestrato la somma prevista, fino alla concorrenza dell’ammontare delle ritenute non versate. La società ha ottenuto il dissequestro delle somme “congelate” per sanare la sua posizione nei confronti dell’Erario e della giustizia.

«L’attività eseguita – affermano le Fiamme Gialle – conferma l’importanza, nel nostro ordinamento, della possibilità di sequestrare i patrimoni degli amministratori di enti e società, in caso di violazioni tributarie penalmente rilevanti, non con intento vessatorio, bensì come “leva” per permettere il recupero di somme dovute alle casse dello Stato».

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