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«La gente ha paura, chiuderanno tanti locali». Un giro per le strade di Massa tra la movida ai tempi del Covid foto

Qualche giovane resiste ancora e riempie i pochi tavoli che bar e ristoranti possono mettere a disposizione. Nelle piazze deserte risuona l'eco della rabbia e della paura dei gestori: «Noi abbiamo rispettato il protocollo, preoccupati per chi lavora nel nostro settore»

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MASSA – Un tempo le chiamavano vasche. Oggi sono l’unico passatempo per i pochi temerari che nel week-end hanno deciso di popolare le strade di Massa. Già, perchè dopo le ultime strette alla movida, non è più possibile sostare all’esterno di bar o locali. Soltanto i più fortunati, quelli che sono riusciti a trovare un posto tra i tavolini delle attività del centro, possono dare tregua alle scarpe sedendosi per godersi con calma il concludersi del classico anticipo serale della Serie A. I monumenti delle piazze sono diventati spettatori di un lento errare di piccoli gruppi di persone in cerca di cose che non conoscono neanche loro.

Il punto di partenza e di ritrovo per molti è sempre il Duomo. Sotto la Cattedrale cittadina, in via Dante, inizia un percorso che per molti è destinato ad essere senza meta. Sedendosi sulle panchine della spettrale piazza Aranci si possono osservare i due flussi: chi speranzoso si muove verso piazza Garibaldi convinto di poter trovare svago e chi, desolato, tenta di nuovo fortuna in Massa vecchia. I leoni, un tempo abituati ad essere parte fondamentale nelle partitelle di pallone dei piccini, si ritrovano tristemente soli a fare da guardia all’obelisco che sembra alzarsi più del solito.

E se piazza Mazzini rimane più vivace con i tanti tavolini messi a disposizione sotto la gloriosa statua del Mercurio, stessa sorte non tocca al luogo della città dedicato a Giuseppe Garibaldi, abituato alle risate e alla spensieratezza dei ragazzi in festa di cui oggi non rimane che l’ombra. I marciapiedi ancora bagnati dalla pioggia alimentano il senso di malinconia e sospensione emotiva dei passanti, di età media ancora più bassa del solito, mentre allo scoccare della mezzanotte il traffico si intensifica dei genitori e delle macchine che sono arrivate per riportare tutti a casa. Non rimane più nulla, solo le luci dietro le serrande chiuse di chi sfrutta la chiusura anticipata per portare avanti i lavori di pulizia che, altrimenti, sarebbero arrivati a rovinare il riposo della domenica mattina.

Ma i monumenti e le piazze vuote non sono le uniche “vittime” della nuova movida ai tempi del Covid. Dietro quelle serrande, infatti, ci sono decine di persone che ogni giorno tornano a casa piene di dubbi sul futuro che si presenta ai loro occhi. La situazione economica dall’inizio della pandemia non ha fatto che peggiorare. E se già prima che tutto il mondo si ritrovasse all’interno di un film apocalittico le strade della città si svuotavano di anno in anno, adesso la vita notturna del centro storico e dei suoi instancabili lavoratori sembra essersi ridotta all’osso.

«Venerdì sera ho chiuso il negozio alle 22. Dalle 20 saranno entrate due persone. Non ho mai visto una cosa così. – commenta alla Voce Apuana Gianluca Vitolli della Gelateria Eugenio, in viale Chiesa – Prima di andare a casa ho deciso di fare un giro per la città vecchia. I locali stavano tutti chiudendo». Ma i cittadini non hanno deciso di rinunciare solo allo storico gelato di Eugenio. A pochi passi dalla gelateria, infatti, per uno dei bar più frequentati dal mondo dei liceali, il bar Bollicine di piazza Garibaldi, la situazione non è molto diversa: «Non è solo la sera, anche il pomeriggio c’è poca gente in giro. – ha dichiarato Davide Giuntoni, titolare del bar – La gente ha tanta paura».

Proprio la paura, infatti, la fa da padrona per le vie della città. Quella legata ad un possibile contagio e quella di chi, oltre alla propria salute, vede a rischio anche il proprio lavoro. «Chiuderanno in molti. – continua Davide Giuntoni – Tutte le attività che vivono dall’aperitivo in poi. Riuscirà ad andare avanti chi è stato bravo a suo tempo ad investire nei fondi, chi ha poche spese, magari aiutato da proprietari intelligenti che decidono di far pagare meno affitto. Chi invece ha spese alte, subirà un danno. Sarà un linciaggio a livello economico».

Il mix di ansie e paure di vario genere, per molti, scaturisce in rabbia e frustrazione di fronte a un qualcosa che rischia di mettere in ginocchio un’intera categoria e tutte le persone che vi lavorano all’interno. «C’è molta meno gente in giro. Può darsi che la paura e i tanti problemi economici che la gente sta affrontando in questo momento influiscano. – dice Giulio Cucurnia, titolare del Jack Rabbit di via Bastione, uno dei pub più in voga di tutta la città – Noi lavoriamo con una fascia d’età che va dai 25 ai 50 anni. Diciamo che i più giovani stanno resistendo un po’ di più, ma si vede comunque meno gente. Personalmente penso ci saranno nuove strette che porteranno al nostro settore un nuovo taglio del guadagno e del lavoro. Comunque la grande preoccupazione rimane soprattutto per quelli che ci lavorano dentro. Soprattutto perché c’è rammarico. Rammarico perché sia in centro che a Marina le attività di questo genere hanno rispettato rigidamente i protocolli».

«Fa ancora più rabbia – sostiene Davide Giannotti di Bollicine – vedere come le persone gettino la loro frustrazione sui social nei confronti dei giovani e dei locali, ritenuti unici responsabili. Ma non è così. Nessuno è perfetto e tutti abbiamo commesso degli errori durante questo periodo. Ma noi qua abbiamo sempre rispettato le regole, indossato le mascherine. A differenza magari delle persone in spiaggia durante l’estate».

Al centro del dibattito rimangono i protocolli che sia i titolari che i clienti rispettano dal giorno della riapertura dopo il lockdown. E così, mentre qualche temerario ragazzo scherza con il sempre più ridotto gruppo di amici alla distanza di sicurezza, gli obelischi e i monumenti delle piazze di Massa soffrono silenziosamente sperando che la solitudine delle serate del week-end non diventi la routine di tutti i giorni.

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